Appena tornato a casa, Senguuji si lanciò per terra giusto in tempo per mancare la sedia che stava per prenderlo in pieno, e poi guardo Gomaki quasi scioccato.
-Come cazzo sei entrato?! E quella era la sedia di papà!- Urlò lui tirandosi in piedi, per poi provare a scappare dalle grinfie del suo migliore amico, il quale aveva un diavolo per capello. Quando il ragazzo riuscì ad afferrarlo, il rosato si ritrovò a venir trascinato in camera sua per i capelli e lanciato brutalmente sul letto. Per qualche secondo pensò di cadere per terra, ma Gomaki gli fu sopra quasi subito.
-Kurosaki ha letteralmente detto che si è fatto bello per te! E poi vai a dire in giro che vi state solo frequentando innocentemente?! Eh no, vedi cosa succede quando ti sto troppo lontano?! Il tuo cervello va in pappa, ed è sempre con lui! Vuoi capirlo o no che Kurosaki Makoto ti ama?! Se vuoi andiamo persino sotto casa sua!- Urlò fuori di sé Gomaki, scuotendolo avanti e indietro, fino a quando Senguuji sentì tutto il pranzo salirgli di nuovo in gola.
Inutile dire che, anche se un po' barbarico, quell'assalto aveva risvegliato qualche suo neurone dormiente, il quale iniziò a lavorare freneticamente per collegare tutti i puntini.
-Oh cazzo! Kurosaki mi ama!- Esclamò Senguuji lanciando via il suo migliore amico, il quale gridò al miracolo da per terra.
-Cazzo aspetti?! L'invito scritto?!-
Senguuji neanche sentì quello che lui disse, dato che era già fuori di casa dopo essersi messo le scarpe alla svelta. Aveva accompagnato il ragazzo a casa, poco prima, perciò la strada gli sembrava ancora ben chiara in testa. Seguì il marciapiede andando a sbattere con più persone del dovuto, ma non chiese nemmeno scusa, da quanto era concentrato sul suo percorso, fino a quando la piccola ma accogliente villetta del ragazzo dei suoi sogni si presentò davanti. Si fermò solo per prendere fiato un paio di secondi, per poi suonare al campanello con una certa fretta, non riuscendo a stare fermo.
La donna che gli aprì gli regalò un caldo sorriso, e dovette davvero ammettere che la somiglianza tra lei e Kurosaki era visibile, come se fosse una copia cartacea.
-Buonasera, signora Kurosaki e mi dispiace infinitamente per il disturbo. Vorrei...vorrei sapere se Kurosaki è in casa, sono un suo compagno di squadra.- Disse dopo essersi inchinato, ancora un po' senza fiato, e quando i suoi occhi si posarono nuovamente sulla donna, il sorriso scomparve completamente, lasciando spazio a un'espressione di neutralità.
Senguuji, improvvisamente, ebbe paura.
-Oh, parli di Makoto. E' al parco qua dietro, non è nemmeno entrato a salutare, quella disgrazia.- Gli disse, per poi spiegargli dove si trovasse il parco e augurargli una buonanotte, chiudendogli la porta in faccia.
Il ragazzo aveva ancora il fiato corto, però era sicuro di aver visto Kurosaki entrare in casa prima di dirigersi verso la sua. Forse aveva fatto finta di entrare? Era passata più di un'ora però, e lui gli aveva ridato la giacca! Probabilmente stava anche ghiacciando, e non che Senguuji fosse messo meglio, dalla fretta era uscito solo in felpa.
"Spero sinceramente di non vedere mai più sua madre, mi fa schifo" Pensò, per poi uscire dal giardinetto e fare una piccola corsetta in direzione del parchetto, fino a quando non vide la figura di Kurosaki accucciata per terra, proprio accanto al lampione. Si avvicinò a lui con una certa lentezza, però aveva benissimo capito che lo aveva notato, il ragazzo dai capelli rosa non aveva mai avuto un passo leggero.
Rifletté su cosa dire per qualche secondo, e fu sul punto di chiamarlo, ma si corresse.
-Makoto...- Sussurrò, ormai a solo un passo di distanza, e la testa del ragazzo si alzò lentamente, guardando nella sua direzione. Aveva le gote e gli occhi rossi, ancora leggermente lucidi, mentre le sue labbra sembravano screpolate. Gli fu subito accanto, seduto per terra, e non esitò a stringerlo a sé, in un vano tentativo di riscaldarlo, ma nemmeno lui era messo tanto meglio.
-Hai visto mia mamma, vero? Non so cosa ti abbia detto, in realtà.- Sussurrò mentre le mani di Senguuji guidavano le sue, ormai un pezzo di ghiaccio, nelle tasche della propria felpa.
-Non importa quel che abbia detto, è falso perché non conosce il Makoto che conosco io.- E lo strinse con persino più forza di prima. –Non so cosa succeda con la tua famiglia, ma...loro non ti conoscono, e non vorrei mai vederti in queste condizioni per colpa di persone che dovrebbero amarti con tutto il loro cuore.-
Sentì il ragazzo singhiozzare piano contro la sua spalla e il cuore di Senguuji si incrinò leggermente, triste di non poter fare altro che stringerlo forte a sé e dargli tutto il calore corporeo che poteva. Sarebbe morto di freddo, se quello significava tenere Kurosaki al caldo per qualche minuto in più.
-Sono omofobi, i miei genitori. E' da quando hanno scoperto che sono gay che hanno iniziato a trattarmi con freddezza. Ho paura possano buttarmi fuori di casa, prima o poi.- Disse il moro, soffocando i singhiozzi con una mano, per poi gettargli le braccia al collo e abbracciarlo con forza. –Non sono solo i miei ad essere omofobi, molti della mia famiglia sono contro a tutto questo, essendo una famiglia molto tradizionalista.-
Solo in quel momento Senguuji si rese conto di quanto fosse fortunato ad avere un padre aperto come il suo, lo aveva sempre accettato e si era persino offerto a dargli una mano a trovare un fidanzato, per quanto imbarazzante fosse stato.
Kurosaki non si meritava quella famiglia, specialmente se non capivano che gioiello avevano tra le mani. Lui era altruista, gentile e pacato, ma sapeva essere anche testardo e tanto competitivo, quando voleva, oltre ad essere un giocatore di classe. Non era solo un compagno o un amico fantastico, ma anche il ragazzo di cui si era innamorato profondamente, gli avrebbe dato tutto per renderlo felice.
Gli prese il volto tra le mani e lo guardò profondamente negli occhi, asciugandogli le gote quando qualche lacrima scappava dai suoi occhi. Detestava così tanto vederlo in quel modo.
-Vieni con me, Makoto.- Sussurrò, avvicinandosi lentamente a lui, e qualcosa in lui gioì quando notò il ragazzo socchiudere gli occhi. –Non ti farò ritornare là dentro.-
-Yamato...- Disse solamente con la voce spezzata, prima di far combaciare delicatamente le loro labbra. Doveva essere un solo tocco di labbra e niente di più, però nessuno dei due sembrava voler trattenersi dopo tutto quello che era successo. Si strinsero forte l'uno all'altro, fino a quando non ci fu alcun spazio tra i loro corpi. Una manciata di secondi dopo e si staccarono, completamente rossi in viso e con il fiatone.
-Non stavi mentendo?- Chiese Kurosaki, un po' in imbarazzo per la posizione in cui si trovava, sulle gambe del ragazzo più grande. Senguuji negò con la testa e lo strinse più forte a sé.
-Non stavo mentendo, ovvio. Casa mia è molto grande e papà ha contatti importanti, ti darò una mano a risolvere questa faccenda.- Gli disse, sorridendo leggermente quando vide il ragazzo annuire e abbracciarlo a sua volta. Si alzarono pochi secondi dopo, ancora stretti, e iniziarono ad incamminarsi verso la casa di Senguuji, il quale fissò la casa del suo neo-fidanzato con quasi astio.
Non l'avrebbero passata liscia.
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Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?
HumorIn preparazione al loro futuro scontro con la Inazuma Japan nel Galaxy, come hanno vissuto questi undici ragazzi a stretto contatto l'uno con l'altro? La loro quiete sarà distrutta dall'arrivo di quattro allenatori, teste calde esattamente come loro...