-Hai SERIAMENTE troncato con Makoto davanti ai miei occhi?! Ma hai deciso di avere la bella idea di gettare quel poco cervello che ti rimane nel cesso?!-
-Bro, non so te, ma dubito ti risponda molto presto. Sono tre ore che siamo qua sotto e ci conviene muoversi, sta per iniziare a piovere e l'umidità fa a cazzotti con i miei fantastici capelli.-
Gomaki osservò il cielo scuro e sbuffò, per poi afferrare per il braccio la sanguisuga che si era portato appresso e andare a bussare alla porta principale. Ormai sarebbe entrato anche senza bussare, ma il padre del suo migliore amico gli aveva una volta lanciato qualche mocassino firmato, e doveva ammettere che Senguuji Daigo poteva essere terrificante, specialmente nel cuore della notte.
Salutò la cameriera che andò ad aprire e si diresse a passo di marcia verso lo studio del Senguuji maggiore, andare ad aprire la porta di Yamato sarebbe stato un suicidio, e non aveva voglia di sentire Minamisawa lamentarsi perché si era sporcato i capelli di sangue.
-Ziettoooo, sono il tuo parassita preferito, ti andrebbe di scambiare due parole? Giuro che stavolta ho bussato!- Chiese zuccheroso come il miele, bussando persino alla porta, e lo sguardo di Minamisawa rimase incollato sulle sue braccia scoperte. Chi cazzo era così fuori di testa per uscire a quasi Dicembre solo in canottiera e jeans?
-Cazzo vuoi? Avevo dei programmi con Ginjirou, ma mi ha dato buca all'ultimo.-
-Ah, perciò sarei la seconda scelta, Gomaki?- Chiese con fare da primadonna, spostandosi i capelli dal viso e incrociando in seguito le braccia al posto. –Pensavo che quello che ci fosse tra noi fosse serio.-
Gomaki sbatté piano le palpebre, guardandolo confuso, per poi tirargli un pugno in testa e girarsi verso l'uomo che aveva appena aperto la porta, il quale fece semplicemente finta di non aver visto nulla.
-Tetsurou, a questo punto sembra di averti adottato. Che ti serve? I soldi li prendi la settimana prossima.- Disse con una calma incredibile, facendo perfino segno ai due ragazzi di entrare ed accomodarsi sul divanetto che si trovava nell'angolo della stanza. Ancora un po' dolorante, Minamisawa fece un mezzo inchino e seguì il ragazzo con la treccia, il quale ormai si era lanciato sulla poltrona e non sembrava prone a sedersi come si doveva, soprattutto contando il fatto che quella poltrona sarebbe costata quanto la sua stanza.
"Devo trovarmi per caso uno sugar daddy? In questo modo potrò portare fuori Norihito tutte le volte che vogliamo!" Pensò Minamisawa completamente convinto della sua idea.
-Beh, zietto, la questione è seria! Tuo figlio, oltre ad essere un decelebrato senza se ne ma, ha troncato con il suo fidanzato! Ma ci credi?! Ho saltato chissà quanti appuntamenti con Ginjirouccio per farli mettere insieme, ed è tempo che non avrò mai più indietro!- Urlò fuori di sé il ragazzo dai capelli grigi, muovendo le gambe così velocemente da quasi non vederle più, esattamente come un bambino faceva in preda a un attacco di capricci.
L'uomo dai capelli rosa scosse solamente la testa, dicendo che ci era arrivato vedendo Yamato preparare quelle quattro cose che Kurosaki si era portato e lasciarle fuori dalla stanza, per poi scomparire nel nulla. Non era più in casa e aveva spento il cellulare, oltre ad averlo lasciato in camera.
-Ecco perché non ci rispondeva...-
-Al telefono?- Chiese Daigo forse un po' troppo speranzoso, ed entrambi i ragazzi scossero la testa.
-Eravamo sotto la sua finestra e ci siamo stati per tre ore, siamo entrati perché stava iniziando a piovere.- Finì di dire Minamisawa, osservandosi le unghie con una calma pazzesca, per poi mettersi del burrocacao sulle labbra e accavallare le gambe. –E, francamente, l'umidità non fa per i miei capelli.-
-E' l'undicesima volta che lo dici!-
-Solo undicesima e sono le tre di pomeriggio? Wow, oggi devo proprio sentirmi un bidone della spazzatura se non riesco a complimentarmi.- E tirò fuori persino un mini flacone di lacca dalla tasca, chiudendo gli occhi prima di spruzzarne un po' sui capelli.
-Non voglio essere scortese, Tetsurou, ma dove lo hai trovato?-
-Oh, sto coglione è nella squadra!- E, detto quello, scattò in piedi con un salto, stiracchiandosi e poi tirando in piedi il suo amico. –Dobbiamo cercare quella mezza calzetta di Yamato, e picchiarlo fino a quando i suoi due neuroni torneranno a funzionare!-
L'unica risposta che ricevette fu il sospiro di Minamisawa mentre chiudeva il flacone di lacca e, vuoto, lo lanciava in chissà quale angolo dell'ufficio, per poi seguirlo con così tanta motivazione da sembrare un bradipo.
Daigo se ne rimase completamente da solo e con la stanza che odorava di lacca.
La pioggia lo stava calmando, sentire ogni minima goccia scivolare sulla sua pelle gli faceva venire la pelle d'oca, ma in quel momento non era qualcosa di cui doveva preoccuparsi. Yamato aveva il cuore a pezzi, si pentiva di tante cose che aveva detto, ma anche se si fosse auto convinto a rimangiarsi ogni singola parola, non avrebbe cambiato nulla, perché Makoto gli aveva detto come stavano le cose: i sentimenti che provava per lui non era così potenti come pensava, non si sarebbe mai sentito a suo agio, e probabilmente molte delle cose che avevano fatto insieme lo avevano messo a disagio.
Si passò una mano sul viso e trattenne a stento un singhiozzo che lo fece tremare.
-Ma che pezzo di merda sono? Perché non penso prima di parlare?- Borbottò tra i singhiozzi, stringendo tra le mani delle ciocche di capelli. Alzò di poco lo sguardo e riuscì a specchiarsi nel fiume a qualche centimetro da lui. Si recava sempre sugli argini del fiume, quando stava particolarmente male, e quello spiazzo di pietre, ghiaia e sabbia lo avevano praticamente visto crescere.
Erano però mesi che non ci ritornava, e di solito non si trattava mai di qualche bel evento.
Sentì delle persone camminare accanto a lui, ma non gettarono neanche uno sguardo al ragazzo incappucciato sotto la pioggia, quasi rannicchiato su se stesso. Perché a qualcuno dovrebbe importargli di lui?
Una mano si posò sulla sua spalla e riconobbe subito il ragazzo, come se foste un sesto senso.
-Sapevo che ti avrei trovato qua, Yamato.-
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Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?
HumorIn preparazione al loro futuro scontro con la Inazuma Japan nel Galaxy, come hanno vissuto questi undici ragazzi a stretto contatto l'uno con l'altro? La loro quiete sarà distrutta dall'arrivo di quattro allenatori, teste calde esattamente come loro...