Capitolo 17: (+18) Sotto le coperte di casa Kita

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-P-posso spiegare, davvero.- Provò a dire Kita, sentendo il cuore battere fino alle proprie orecchie, ma i suoi muscoli si rifiutavano di muoversi. Il ragazzo sotto di sé, dopo un paio di secondi di puro imbarazzo, sembrò nascondere le labbra dietro a un palmo e guardare da un'altra parte, e Kita stava facendo i salti mortali per capire cosa diamine stesse facendo.

Era imbarazzato? Non riusciva a guardarlo in faccia? Aveva per caso esagerato e non avrebbe dovuto bloccarlo letteralmente contro il letto?

"Beh, queste non sono cose che si fanno tra amici, cretino di una carota! Staccati, forza!" Si disse, provando a staccarsi, però fu in quel esatto momento in cui i loro occhi si incontrarono e Namikawa spostò la mano, mostrando un ghigno così largo da far rabbrividire Kita sul posto.

"Ma guarda un po sta puttana, stava bluffando!" Quello fu l'ultimo pensiero coerente che Kita riuscì a formare, prima di sentire il ragazzo tirarsi alla svelta a sedere e invertire le posizioni, bloccandogli persino le braccia sopra alla testa.

-A questo gioco si può giocare in due, mio caro Kita, non trovi?- Sussurrò tenendogli il mento proprio per guardarlo negli occhi e impedirgli di girarsi. Inutile dire che il più piccolo aveva le mani più sudate di un lago, però i suoi occhi non riuscivano proprio a staccarsi da quelli del pirata. Non provò nemmeno a dimenarsi, non aveva il minimo senso, soprattutto se quella posizione iniziava a piacergli, e riuscì persino a sentire la sua testa spegnersi completamente e fargli ciao-ciao con la manina immaginaria.

Si riprese leggermente quando una sua coscia fu issata e sistemata proprio contro il fianco di Namikawa, e fu in quel momento in cui i loro bacini si scontrarono per la prima volta, anche se sembrava quasi per caso.

-N-namikawa, cosa stai facendo?- Chiese Kita subito, provando a tirarsi a sedere, ma niente da fare, si sentiva incollato al letto sotto lo sguardo di Namikawa, anche lui vagamente rosso sulle gote.

-Chiamami Rensuke.- Kita nemmeno si chiese cosa stesse succedendo, dato che tutto sembrò non avere alcun significato il momento in cui sentì le labbra di Namikawa, leggermente screpolate, posarsi sulle sue con una certa insistenza, come se non stesse aspettando altro. Le sue braccia, di nuovo libere, si strinsero automaticamente attorno alle sue spalle, tirandolo più a sé e provando a seguire il suo stesso ritmo, pur essendo inesperto.

Kita si rese conto proprio in quel momento di quanto fossero forti i sentimenti che provava per lui, che lui aveva sempre avuto una cotta per lui e che se ne era reso conto solo tardi. Nemmeno lui ne aveva la minima idea, ma sicuramente non si sarebbe staccato per fare domande a cui sapeva già la risposta.

Gli amici non si baciano con così tanta passione solo per provare.

La mente di Kita, completamente confusa, nemmeno si rese conto quando Namikawa si staccò senza fiato, e lo registrò aprendo gli occhi. Era davvero uno spettacolo con i capelli spettinati e le guance tinte di rosso, dovette ammettere Kita, mentre cercava un altro metodo per tirarlo di nuovo a sé e non staccarlo.

-Non hai la minima idea da quanto ho voluto baciarti in questo modo.- Gli sussurrò il ragazzo dai capelli grigi, spostandogli quelle poche ciocche cadute sul viso con una mano, mentre gli dava il tempo necessario per riprendere la lucidità.

-Non...non perderti in chiacchiere inutili e torna qua, scemo di un pirata.- Si ritrovò a dire senza poter frenare la lingua, e vide le pupille di Namikawa ingrandirsi, fino a quando il marrone divenne quasi impossibile da distinguere dal nero. Si baciarono nuovamente, con Kita persino più schiacciato di prima contro il materasso, e fu in quell'esatto momento in cui si rese conto dei piccoli movimenti circolari del bacino di Namikawa, ancora attaccato al suo. All'inizio sembravano movimenti involontari, anche lui non se ne stava molto fermo in quel momento, ma una spinta leggermente più forte delle altre gli fece mordere il labbro inferiore, come se volesse impedire a qualsiasi suono di uscire dalle proprie labbra.

-C-che stai cercando di fare???- Disse il ragazzo dai capelli arancioni sempre più rosso, con una mano sulle labbra per non far uscire nessun altro suono osceno. Il pirata si bloccò e lo guardò in completo silenzio, come se si stesse chiedendo a sua volta cosa stesse succedendo, ed entrambi arrossirono il momento in cui si resero conto di quello che stava succedendo nelle parti sud dei loro rispettivi corpi.

-Possiamo fermarci, scusami se mi sono lasciato andare.- Iniziò a dire visibilmente in imbarazzo Namikawa, sul punto di tirarsi a sedere e allontanarsi, ma Kita lo tirò a se e, pur ancora rosso, negò con la testa, non avendo nemmeno la forza di rispondergli a voce.

Dopo essersi sistemati per bene sotto alle coperte per evitare di venir scoperti da chiunque volesse entrare (Kita aveva comunque chiuso la porta a chiave, mentre Namikawa lanciava la divisa chissà dove), le gambe di Kita tornarono attorno ai fianchi di Namikawa, e le sue mani se ne stavano ben incollate alla sua vita, leggermente sopra all'ombelico.

-Speriamo di non farci beccare.- Gli sussurrò il pirata lasciando andare una mezza risata, provando ad alleggerire la situazione, e l'ex capitano della Tengawara sorrise, per poi baciarlo di nuovo, come per ricordargli di non distrarsi troppo. Nessuno dei due davvero si rese conto chi iniziò a muoversi per primo, solo di quanto piacere provavano e del fatto che non volevano fermarsi per niente al mondo.

Nella stanza si potevano solo udire dei sospiri e respiri pesanti, ed entrambi sembravano fare del meglio per non fare troppo rumore, pur sapendo che nessuno sarebbe entrato. Dopo minuti che sembravano infiniti, Namikawa si ritrovò a crollare quasi addosso al suo amato, se non fosse stato per il fatto che era riuscito ad appoggiarsi alla testiera del letto, e lasciò andare un mezzo gemito tenendo gli occhi chiusi. Era vicino, gli mancava così poco, e Kita non sembrava molto lontano, specialmente da come si muoveva sotto di lui, provando in ogni modo di tirarlo più a sé.

Alla fine nessuno dei due resistette per molto, e il più grande dovette lasciare un bel morso sulla spalla candida del suo compagno per non gemere più forte del dovuto, però le unghie che lasciavano lunghi graffi sulle sue spalle le sentì eccome, insieme al ventre bagnato. Namikawa imparò qualcosa, in quel pomeriggio, ed era che Kita ci metteva sempre secoli a riprendersi, non importava se da un bacio o un orgasmo, se ne restava a fissare il nulla perso nel proprio mondo, e questo significava che poteva osservarlo tutto il tempo che voleva senza venir ripreso.

-Ichiban? Sei ancora nel nostro mondo?- Chiese Namikawa sottovoce, ridendo quando il compagno sbatté le palpebre un paio di volte e gli rispose con un solo "Eh?". Lo strinse persino più forte a sé e si sdraiò accanto a lui, accarezzandogli i capelli con lentezza e godendosi lo sguardo di completa pace che regnava sul suo viso.

Non che Namikawa fosse messo molto meglio, sentiva i capelli attaccati al collo e in giro, scompigliati dalle mani furbette di Kita, oltre al viso ancora inspiegabilmente caldo.

-Rensuke.- Disse Kita qualche minuto dopo, appoggiato contro il suo petto mentre teneva gli occhi chiusi. –Se dopo mi dici che volevi solo provare a vedere cosa si provava, ti lancio fuori dalla finestra. Mi piaci.- Terminò in seguito a bassa voce, quasi imbarazzato, ma si rilassò sentendo le labbra dell'altro ragazzo posarsi sulla propria fronte.

-Lo so, non sono uno scemo come Senguuji e capisco perfettamente quando piaccio a qualcuno. Mi piaci pure tu, mio amatissimo nanetto color carotina dal cuore di cioccolata.-

Namikawa dovette bloccare il suo fidanzato da aprire la finestra e buttarlo giù, perché Kita già vedeva la sua sagoma nella neve del giardino.

Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora