12· lunedì

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Dopo quella che era sembrata un'eternità, le lezioni erano giunte al termine.

A quanto pareva, Changbin non aveva raccontato a nessuno di quello che era successo il giorno prima.

Cosa ti aspettavi, è stato lui a baciarti, no?

Nonostante una parte di me si sentisse rassicurata a quel pensiero, un'altra non riusciva a smettere di temere che il ragazzo avesse solo rimandato la mia condanna, mentre un'altra ancora, senza dubbio quella più tragica e fatalista, aveva il terrore che questa volta Changbin non volesse semplicemente ridicolizzarmi pubblicamente, ma che fosse passato ad un livello successivo e che mi avesse baciato solo per farmi entrare in crisi psicologica, così da potermi colpire dall'interno.

«Felix» Yuni mi richiamò dai miei pensieri «mamma è venuta a prendermi, ti portiamo a casa noi» disse mentre ci dirigevamo verso l'uscita.

«Se vuoi puoi passare il pomeriggio a casa mia...» propose con tono leggero, si capiva che stesse pesando ogni singola parola per essere sicura di non urtare il mio stato d'animo instabile «Mamma ha fatto la torta paradiso» aggiunse poggiandomi una mano sulla spalla.

La torta paradiso della mamma di Yuni è spettacolare, l'impasto sembra sciogliertisi in bocca, è come se gli dèi avessero benedetto la teglia con dell'acqua sacra e bagnato il Pan di Spagna con l'ambrosia. Quella torta è letteralmente un paradiso. Tuttavia quel giorno non avevo proprio voglia di stare in compagnia.

«Uhm, ho da fare a casa oggi, grazie comunque» declinai la sua offerta.

Arrivati al cancello d'ingresso stavo quasi per tirare un sospiro di sollievo, quando sentii la voce di quel pallone gonfiato di Han Jisung «Ehy, Casper!» mi chiamò il ragazzo avvicinandosi a me e Yuni, quest'ultima già pronta ad alzare le mani contro di lui.

«Andiamo» la voce di Changbin lo richiamò.
«Chang-»
«Non oggi, Ji» lo interruppe il corvino, superandolo e dirigendosi verso l'uscita con le mani in tasca «torniamocene a casa» disse uscendo dai cancelli della scuola, seguito poco dopo da un Jisung tutto accigliato.

Yuni stava per ribattere quando la presi per mano facendole capire che l'unica cosa che volevo in quel momento era un po' di tranquillità. Lei annuì ed insieme ci dirigemmo verso la macchina di sua madre.

Il viaggio fu breve e silenzioso, prima di scendere dalla macchina restituii a Yuni la felpa che mi aveva prestato per la mattinata e salutai, lei con un abbraccio, e sua madre con un sorriso e dei ringraziamenti.

Giunto a casa mi precipitai in camera dicendo a mia madre che mi sentivo male e non avevo fame, non che le avessi mentito, in fin dei conti.

Appena aperta la porta della stanza misi via i vestiti ormai da lavare ed infilai il pigiama, poi mi distesi sul letto senza neanche scomodarmi a mettermi sotto le coperte.

Ero rimasto tutto il pomeriggio a fissare il soffitto. Non mi ero alzato neanche per chiudere la porta che mamma aveva, ovviamente, lasciato spalancata dopo essere entrata per controllare come stavo.

Aveva ricominciato a piovere addirittura più forte rispetto a prima, il vento scuoteva la piante in giardino andando a creare un rumore che sembra il vociare disperato di un milione di anime, al quale la mia avrebbe potuto unirsi passando totalmente inosservata.

Per quanto mi fossi sforzato, non ero riuscito a togliermi Changbin dalla mente, le sue mani strette ai fianchi di quella ragazza.

Continuai a pensare al modo in cui la toccava, al modo in cui le sue labbra la saggiavano con sicurezza.

Per quanto per tutto il pomeriggio avessi cercato di negarlo a me stesso, per quanto avessi cercato delle risposte razionali ai miei sentimenti, per quanto avrei preferito vivere nella menzogna di una bugia autoimposta, piuttosto che accettare la scoperta a cui un intero pomeriggio di riflessioni mi aveva condotto, la realtà era semplicemente una: ero invidioso.

Dopo ore ed ore passate sul mio letto, steso a riflettere tra lacrime e lamenti, ero giunto alla conclusione di essere semplicemente invidioso. Non di Changbin di per sé, anzi, non avevo nulla da invidiare e mai ne avrò, dal punto di vista personale, ad un bullo come lui, ero solo invidioso della sua esperienza.

D'accordo, non sarà stato bravo con i preliminari, ad essere sinceri faceva veramente pena in quelli, ma almeno aveva la possibilità di farli! Changbin si sarà fatto più di mezza scuola ed avrà pomiciato con più del doppio delle ragazze con cui ha scopato; aveva avuto la possibilità di baciare, di toccare, di conoscere il suo corpo e quello degli altri.

Io, invece, ero lì, a 16 anni, chiuso in camera mia a piangere, senza aver mai provato nulla del genere, senza aver mai fatto esperienze.

Non che volessi scoparmi una persona diversa ogni giorno come faceva lui, per carità, ma almeno una. Volevo solo trovare un bravo ragazzo con il quale poter essere me stesso, un ragazzo che mi amasse per quello che sono e non mi giudicasse.

Voglio qualcuno.

A quel pensiero, sentii di nuovo l'impulso di piangere, ma ero talmente stanco e annoiato che il mio corpo si rifiutò di versare ulteriori lacrime.

Continuai a rimuginare sulla mia esistenza, quando sentii il campanello di casa suonare. Sperai fosse Yuni. Non sarebbe stata la prima volta che si presentava a casa nonostante le avessi detto che ero impegnato. Tuttavia era pomeriggio inoltrato, quindi immaginai fosse il papà di Jennie che, come ogni lunedì, portava la figlia a giocare con Olivia.

Tesi le orecchie in ascolto, cercando di distinguere i suoni al piano di sotto. Riuscii a sentire mia madre entusiasta di accogliere qualcuno dal tono di voce troppo basso per essere Yuni. Le mie supposizioni vennero confermate quando sentii dei passi leggeri e veloci salire le scale per poi bussare alla porta accanto alla mia.

Rassegnato al fatto che la mia migliore amica non fosse venuta a consolarmi, decisi di girarmi sul fianco, dal momento che avevo passato tutta la giornata disteso sulla schiena ed iniziava a fare male.

Guardai la pioggia, che negli ultimi minuti sembrava essersi calmata, battere contro il vetro.

Il suo suono picchiettato e discontinuo riuscì quasi a calmarmi e farmi dimenticare il temporale di pensieri che aveva infuriato nella mia testa per tutto il giorno.

Chiusi gli occhi cercando di concentrarmi su quel suono così rassicurante, finché non sentii la porta della mia stanza chiudersi ed una voce alle mie spalle «Ho fatto tardi, problemi a casa».

🌈🌈🌈
Eilà.
Questa voglia di Felix di fare esperienza causerà non pochi problemi, del resto "It's just about experience" quindi immagino questo lo abbiate intuito da soli.
Avete mangiato qualcosa di buono? Spero di sì, io ho mangiato la pasta al ragù. Mangiate tanto e mangiate bene.
Buon proseguimento.

It's Just About ExperienceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora