11• lunedì

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Al suono della campanella, i miei compagni si affrettano ad uscire dall'aula, lasciando così in classe me, Yuni e pochi altri.

«Forza Felix» la ragazza scattò in piedi «se non ci diamo una mossa finiranno tutti i panini» disse afferrandomi per un braccio e cercando di farmi alzare.

«Ecco...» iniziai. Durante la ricreazione uscivano tutti in cortile, era raro trovare qualcuno per i corridoi, era la mia occasione per restituire il berretto a quell'idiota «Veramente io d-dovrei andare in bagno» mi incespicai a metà frase.
Oh, sì Felix, davvero credibile, bravo.

«E non puoi aspettare che prenda il panino? Appena finiamo ti accompagno» propose.
«È urgente» mi affrettai a dire, cercando di convincerla «vai senza di me, ci rincontriamo qui in classe»
«Uhm, sicuro?» esitò.
«Sì, davvero, anzi sbrighiamoci che sto scoppiando» mi alzai dal posto ed insieme ci dirigemmo verso la porta.

Una volta fuori dall'aula, Yuni sfrecciò verso le scale che portano al piano inferiore mentre io camminai per il verso opposto. Fatto qualche metro, ormai sicuro di non poter più essere visto dalla ragazza, tornai di corsa in classe per poi mettermi lo zaino in spalla e precipitarmi nuovamente fuori, questa volta in direzione dell'armadietto di Changbin.

Il suo armadietto si trovava nell'ala sud-ovest dell'edificio, lì vicino non c’erano classi ma solo sgabuzzini e laboratori, nei quali si svolgevano raramente lezioni, per cui si trattava di una zona poco frequentata. Meglio così, dovevo solo andare lì, poggiare il berretto e tornare in classe prima di Yuni, nulla di impossibile se mi sbrigavo.

Essendo quasi arrivato al mio obiettivo, aprii la borsa per prendere lo stupidissimo cappello di quello stupidissimo ragazzo ma, non appena svoltai l'angolo, mi trovai davanti una scena inaspettata: Changbin abbracciato ad una ragazza.

Più che abbracciato sarebbe meglio dire avvinghiato.

La tipa, che doveva essere la sua nuova ragazza, una novità, aveva la schiena attaccata contro gli armadietti e stava accarezzando lentamente le braccia del ragazzo, premendo le dita sulla sua pelle ambrata. Tutto ciò, mentre continuava a passargli la lingua tra la faccia ed il collo.

D'altra parte, neanche Changbin sembrava starsi trattenendo: aveva le mani salde sul sedere della ragazza e le sue labbra rispondevano senza esitazione al bacio. Anche a quella distanza potevo sentire i respiri eccitati di lei. Mi vennero i brividi.

Rimasi immobile, non sapevo cosa fare, o meglio, sapevo di dovermene andarmene, ma non riuscivo a spostarmi di un solo passo. Rimasi lì, ad osservare come la biondina fece scorrere le sue mani dall'avambraccio fino a sotto la maglietta del mio bullo.

D'un tratto, quando la ragazza si scansò per concentrarsi sul collo del suo partner, Changbin schiuse gli occhi, per trovare me, proprio di fronte a sé. Quando i nostri occhi si incontrano il mio cuore si fermò ed il cervello ricominciò finalmente a funzionare, decidendo così di mettere in moto i miei arti e correre in classe, prima che potesse succedere qualcosa di brutto.

Mentre correvo, nella testa vorticavano un turbinio di pensieri, nella mia mente continuavano a ripetersi le immagini a cui avevo appena assistito. Sentii di avere il viso in fiamme ed iniziai a percepire le prime lacrime rigarmi il volto.

Talvolta sai essere davvero patetico Felix.

Ero talmente preso dai miei pensieri che, proprio quando stavo per arrivare in classe, travolsi qualcuno, facendoci cadere entrambi a terra.

«Ehy, vuoi stare un po' attent- Ancora tu?» alzai lo sguardo per trovare un Jisung confuso che si massaggiava il capo.
«Scusa» dissi senza neanche pensarci, e mi alzai affrettandomi ad andarmene, prima che Jisung potesse dire altro.

Raggiunta l'aula, mi tolsi di spalla lo zaino, aprii la cerniera e ci cacciai dentro quel dannatissimo berretto, poi misi la testa tra le braccia e mi appoggiai al banco, cercando di trattenere i singhiozzi.

Perché stavo piangendo? Di tutte le domande che mi martellavano il cranio, quella era la più assillante. Perché diamine stavo piangendo?! Changbin si stava baciando con una tipa, e allora? Lui non era niente per me se non un bullo ed io non ero niente per lui se non una vittima. Perché ci ero rimasto così male?

«Felix...» esitò Yuni. Non mi ero neanche accorto fosse tornata in classe.

Il suo tono di voce era particolarmente dolce e lasciava trasparire tutta la sua preoccupazione «Tutto bene?» domandò.

«Felix» ripeté, poggiandomi una mano sulla spalla «questi giorni sei davvero strano, penso che dovremmo parlarne» iniziò ad accarezzarmi i capelli con la stessa delicatezza che si usa quando si ha a che fare con qualcosa di prezioso.

«Felix» chiamò ancora.
«Per favore» dissi soltanto.

Rimanemmo in silenzio fino al suono della campanella che segnava la fine della ricreazione. Yuni aveva continuato a passarmi la mano tra i capelli, riuscendo a farmi calmare un poco.

«Ti accompagno in bagno?» chiese al rientro della professoressa nell'aula.
Scossi la testa «Ne parliamo un'altra volta, va bene?» domandai con voce lieve.
«Va bene» rispose poco convinta, prima di stringermi in un abbraccio.

🌈🌈🌈
Eilà.
Changbin sembra un playboy opportunista e stereotipato.
Felix sembra un emotivo, lunatico e remissivo, incapace di fare altro se non piangere.
Dategli tempo, hanno bisogno di tempo.
Buon Natale cari, vi auguro tanta felicità e tanto buon cibo da mangiare.
Buon proseguimento.

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