«C-cosa ci fai ancora qui?» lo osservai sconvolto ma soprattutto arrabbiato, a causa sua si erano andate a creare troppe situazioni spiacevoli.
«Avevo deciso di andarmene, ma poi mi sono ricordato di aver lasciato la giacca. Sai, con questo tempo non mi pareva il caso di uscire scoperto» spiegò accennando alla pioggia oltre la finestra ed incamminandosi verso la sedia per afferrare il cappotto.
Lo osservai ad occhi sbarrati e lui sembrò quasi leggermi nella mente «Nemo non mi ha visto, si è precipitata fuori come un lampo» spiegò.
«Ti ho detto di non chiamarla così!» sbottai. Lui non reagì, rimase immobile, a far vagare i suoi occhi sulla mia libreria.
«Dici che l'ha vista?» chiesi poi, riferendomi alla giacca che il ragazzo stringeva tra le mani. Ormai di arrabbiarmi con lui non ne valeva più la pena.
«Non penso» riportò la sua attenzione su di me e fece qualche passo nella mia direzione «anche fosse le sarà passato di mente, sai...» giunto ai piedi del letto si fermò di fronte a me e si chinò per arrivare alla mia altezza «ha avuto qualcosa di più grande a cui pensare».
In faccia gli si formò il suo solito sorrisetto, mentre abbassava gli occhi verso il mio coso.
Arrossii vistosamente e gli afferrai il viso con entrambe le mani per portarlo a guardarmi in faccia. Probabilmente non fu una mossa intelligente, considerando che in quel momento ero più rosso di un semaforo, ma sempre meglio guardarmi in faccia che lì.
Lui portò lentamente una mano in alto e ne poggiò il dorso sulla mia fronte «Oh, cazzo Felix, sei bollente» ripeté le esatte parole dette qualche minuto prima da Yuni, senza però mostrare alcuna traccia del tono preoccupato della ragazza, anzi, il suo sorrisetto si allargò maggiormente fino a divenire un vero e proprio ghigno.
«Ti faccio questo effetto?» chiese strafottente.
Staccai immediatamente le mani dalle sue guance e mi tirai indietro nel letto, per stare il più lontano possibile da lui.«Tranquillo, per oggi ti lascio in pace, abbiamo fatto abbastanza» disse sollevandosi ed infilandosi le maniche della giacca.
«Da domani inizierai ad insegnarmi sul serio» sentenziò «in fondo non è troppo strano, sembri impazzire ad ogni minimo contatto con me, proprio come tutte le ragazze con cui sono stato, inoltre sei esile, è come se lo stessi facendo con una ragazza».
Lo osservai con la bocca spalancata, sconcertato dalle sue parole. Cosa aveva appena detto? È mai possibile che una persona normodotata possa far uscire una frase del genere dalla propria bocca?
La risposta te la sei data da solo, Felix, normodotata.
Si sporse pericolosamente verso di me poggiandosi con una mano sul materasso, così da restare in equilibrio mentre mi osservava in silenzio.
Fece passare il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, prima di decidersi a coinvolgermi in un bacio profondo ma non affrettato, nel quale, però, si mosse solo lui. Io ero ancora troppo scosso per reagire.
«Questa è un'anticipazione di ciò che ci aspetta domani» disse non appena si staccò, per poi alzarsi ed uscire dalla stanza.
«A domani, Felix» salutò chiudendosi la porta alle spalle.
Rimasi in silenzio, seduto sul letto per un po', totalmente sbigottito dalla situazione. Cosa aveva appena detto quello?
«Ti odio Seo Changbin!» urlai, sperando potesse ancora sentirmi, anche se probabilmente era già uscito dall'abitazione.
Troppo scombussolato per pensare ad altro, scesi al piano di sotto ed andai in cucina per prendermi un bicchier d'acqua. Colsi l'occasione per avvisare mia madre di sentirmi ancora male e di non aver fame. L'ultima cosa che volevo quel giorno erano altre interazioni sociali.
«È stato carino il tuo amico a venirti a trovare, non credi, Lixie?» disse mamma, mentre stavo per salire il primo gradino della scalinata.
Non mi voltai verso di lei, continuai a darle le spalle, prima di sospirare «Sì, è stato gentile da parte sua» mentii, fingendo che il ragazzo fosse veramente venuto a controllare come stavo.
«Ultimamente viene spesso, mi fa piacere tu abbia trovato un amico come lui, sembra davvero un bravo ragazzo» disse.
Immaginare il suo sorriso sulle labbra mentre diceva quelle parole mi fece crescere una rabbia nel cuore.«Adesso vado a letto mamma, sono stanco, buonanotte» mi congedai, decidendo di percorrere le scale a due a due per evadere da quella situazione il prima possibile.
Appena entrato in camera, mi infilai sotto le coperte cercando di prendere sonno.
Inutile dire che ero rimasto tutto il tempo a fissare il soffitto e rimuginare su quanto accaduto durante la giornata.
Decisi di prendere il cellulare per scrivere un messaggio a Yuni, scusandomi per ciò che le era toccato vedere, o meglio sentire.
Poi, i miei pensieri andarono inevitabilmente a spostarsi sul corvino.
La dualità di Changbin mi lasciava senza parole. Era incredibile pensare che un minuto prima stessi piangendo a causa di quel cretino, mentre il minuto dopo stavo assaporando le sue labbra.
Ma quale dualità e dualità, Felix, si sta solo prendendo gioco di te.
Scossi la testa per cercare di scacciare tutti quei brutti pensieri dalla mente.
Ripensai al bacio ed alla gentilezza di Changbin, ripensai a come avesse deciso di assecondare la mia inesperienza.
Ripensai al suo dannatissimo piercing, ed a come il solo contatto con esso mi avesse fatto venire un'erezione che non avevo poi avuto modo di soddisfare.
A quel pensiero, decisi di infilare una mano dentro i pantaloni e di iniziare a fare ciò che per tutto il giorno mi era stato negato.
Mi sfiorai per tutta la notte ripensando ai contatti col ragazzo, a come le sue labbra si muovevano contro le mie, alle risatine che si lasciava sfuggire ogni volta che riusciva a rubarmi un gemito, a come aveva cinto i miei fianchi con le sue mani.
A metà opera, mi tornò in mente il berretto che avrei dovuto restituire a Changbin, ancora chiuso nel mio zaino. Quindi decisi di alzarmi per prenderlo e poi tornare a letto.
Ripresi così a sfiorarmi, questa volta, però, con il berretto del ragazzo poggiato sul volto.
La mia mano strinse la mia intimità con più forza, in reazione all'odore del ragazzo di cui il cappello era impregnato. Velocizzai i movimenti pensando a come avrei voluto toccarlo, e, soprattutto, a come avrei voluto farmi toccare da lui.
Continuai a pompare la mia lunghezza fino a quando non venni, lasciandomi sfuggire in un gemito il suo nome.
Rimasi fermo per un po', aspettando che il mio respiro si regolarizzasse.
Sfilai la mano dai miei pantaloni, abbracciai il cuscino e scoppiai in un grande pianto.Non è sbagliato masturbarsi, è più che naturale, ma farlo pensando al ragazzo che mi aveva bullizzato per così tanto tempo, farlo pensando al ragazzo che mi aveva fatto piangere così tante volte, era la cosa più sbagliata del mondo.
E non pentirmene era ciò che mi faceva sentire anche peggio.
Non ricordo quanto tempo passò perché mi calmassi ma, prima di addormentarmi, ricordo ch'ebbi due grandi illuminazioni.
La prima era che, qualsiasi cosa sarebbe accaduta, la storia con Changbin non avrebbe che potuto causarmi dolore e tristezza.
La seconda, e sicuramente più importante, realizzazione della giornata fu che, per tutto il tempo in cui Changbin era stato lì, io avevo avuto indosso il mio pigiama azzurro con le paperelle, e ciò non mi faceva sentire sicuramente meglio.
🌈🌈🌈
Ehilà.
Non ci si sente da un po', eh? Ho avuto un bel da fare con lo studio.
Ricordate, anche se adesso potreste sentirvi tristi non vi preoccupate, è naturale essere in ansia o sentirsi particolarmente giù di morale una volta ogni tanto.
Non abbattetevi.
Spero voi stiate bene, vi auguro tutta la felicità del mondo.
Buon proseguimento.
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It's Just About Experience
Fanfiction«Vedi, tu puoi avere tutta l'esperienza che vuoi con le ragazze, ma non sai come comportarti perché pensi solamente al tuo piacere». «Magari io non l'ho mai messo in pratica, ma so quali parole usare per farle bagnare, dove e quanto a lungo devo toc...