Domenica pomeriggio Changbin arrivò con solo un'ora di ritardo, facevamo dei grandi progressi.
Quel giorno, per evitare che qualcuno potesse aprirgli al posto mio, avevo deciso di aspettarlo per tutto il tempo in soggiorno e, non appena il campanello trillò, mi precipitai alla porta e lo trascinai su per le scale, prima ancora che potesse proferire parola.
«Lixie, chi è, caro?» mia madre mi richiamò dalla cucina.
«Quello di ieri!» le gridai di rimando, troppo preso dal portare Changbin il più lontano possibile dai miei famigliari.
«Studiare! Compito importante! No interruzioni! Ti voglio bene, grazie!» continuai a gridare cercando di trascinarmi il ragazzo dietro.
«Oi, ti vuoi dare una calmata?» Changbin impuntò i piedi facendoci fermare a metà scalinata.
«Salve signora Lee!»
Mamma si affacciò dalla porta del piano di sotto e sorrise dolcemente a Changbin, mentre si asciugava le mani con uno strofinaccio «Ciao, Changbin, tesoro» riuscì a rispondergli, prima che spingessi il corvino fino al pianerottolo e poi nella stanza, chiudendoci la porta alle spalle.«Quello di ieri ha anche un nome, sai?» mi appuntò Changbin, lasciando cadere il suo berretto sul mio comodino. Come se mi avesse chiamato anche una singola volta per nome da quando ci conoscevamo.
Ignorai il suo commento lanciandogli uno sguardo cupo «Potresti smetterla di fare sempre così tardi?» cambiai argomento.
«Ho avuto un imprevisto a casa» fece spallucce.
Suonava tanto di balla ma decisi che l'avrei ignorato, se mi fossi messo ad investigare su tutte le cose che non quadravano quando si parlava di lui, non ne sarei più uscito.«Cominciamo?» tagliai corto e lui annuì.
«Allora, fammi vedere come fai» mi avvicinai a lui, tranquillamente seduto sul mio letto. A quanto pare l'imbarazzo del giorno prima se ne era andato con un nonnulla.«Prima ti lascerò fare tutto senza interruzioni, quando avrai finito ti dirò dov'è che sbagli, va bene?»
«D'accordo, ma non farti le tue strane idee da finocchio» mi prese in giro con il suo solito ghigno.«Dì un'altra volta una cosa del genere e sei fuori da casa mia» lo ripresi guardandolo freddamente.
Dovevo resistere solo un altro po', potevo farcela.
«Come ti pare» disse noncurante «Uhm, dobbiamo partire da fuori, però» fece un cenno verso la porta.
«D'accordo, ma sbrighiamoci ad entrare, non vorrei imbattermi in mia madre» dissi aprendo la porta e facendolo passare fuori.Changbin si avvicinò a me e restò fermo a fissarmi la t-shirt per un po'. Dopo pochi istanti di esitazione, prese un profondo respiro e puntò gli occhi nei miei. Quell'improvviso contatto visivo mi fece fremere un poco. Subito dopo, il ragazzo poggiò le mani sulle mie spalle, spingendomi, con la delicatezza di un elefante che era appena stato dal dentista, contro la porta.
«Ehy, sei matto? Non dobbiamo fare rumore! Vuoi per caso che mia madre salga a controllare?» lo rimproverai in un sussurro, dando un'occhiata alle sue spalle per accertarmi che la scalinata fosse vuota.In risposta, lui scrollò le spalle e si avvicinò a me. Non appena premette il suo corpo contro il mio, iniziai a pentirmi di avergli chiesto di utilizzare un approccio così diretto.
«Adesso la bacerei sulle labbra» sussurrò portandomi indice e medio a sfiorare le labbra. Fu un contatto lieve, ma che risvegliò pienamente i miei sensi.
«Mi soffermerei qui» premette sul mio labbro inferiore «e poi scivolerei qui» soffiò facendo scorrere le due dita lungo tutta la mia mandibola fino ad arrivare al collo.
«A questo punto aprirei la porta» senza preavviso abbassò la maniglia e mi fece rotolare da un lato all'altro della porta, senza mai staccare il corpo dal mio. Iniziava già a girarmi la testa.
D'un tratto lo vidi mutare totalmente espressione. Fece un passo indietro, inclinò il capo e mi guardò con occhi interrogativi «Non hai una chiave?» chiese rivolgendo lo sguardo verso il buco vuoto della serratura.
«Oh, l'ho persa quando ero piccolo, lunga storia. Ma puoi stare tranquillo, non entra mai nessuno qui dentro» lo rassicurai.
Lui sembrò rifletterci un attimo, poi fece spallucce e tornò a premere il suo corpo contro al mio.
«Dicevo» si schiarì la voce «passerei da qui, a qui, e poi qui» ricapitolò velocemente, facendo ripercorrere alle sue dita gli stessi movimenti di poco prima «qui ci lascerei qualche segno» disse mentre faceva scorrere il suo indice in alto e in basso lungo il mio collo, una scia di brividi mi percorse a questo suo ultimo tocco. Dannazione. Pregai non se ne fosse accorto.
«Adesso ti solleverei da qui e ti porterei a letto» disse poggiando pochi secondi le mani sopra i miei fianchi, per poi afferrarmi rudemente per un braccio e buttarmi sopra al letto di prepotenza.
Oh Signore, ma vuole scoparmi o uccidermi questo?
Rabbrividii a quel pensiero, sia che volesse uccidermi, sia che volesse fare altro.
Certo, vista da questa prospettiva, la morte non sembrava poi così male, sempre meglio che farlo con Changbin.Lee Felix.
Subito dopo si mise a cavalcioni sopra di me. Osservai attentamente i suoi occhi scuri e concentrati, mentre mi spiegava dettagliatamente ogni sua azione. Le sue labbra piene si incurvavano lentamente a ritmo delle sue parole lasciandomi talvolta intravedere la pallina argentata adagiata al centro della sua lingua.
«Adesso le toglierei la maglietta, poi la toglierei a me e- Oi, mi stai seguendo?» si allontanò per guardarmi meglio.
Spostai velocemente lo sguardo dalle sue labbra, sperando non avesse notato cos'è che stavo fissando.
Decisi di concentrarmi sul taglio sullo zigomo, così da non doverlo guardare direttamente negli occhi, ma, essendomi la fortuna contro, lui lo notò subito «Oi, guardami, ci sei o no?» mi chiese poi.
«O-Oh, sì stavo solo pensando a come poterti aiutare» dissi.
«Uhm, non sembri molto attento» mi fece notare «Sicuro di sapere quello che fai?»«Lo sono eccome!» risposi forse un po' troppo velocemente «Sicuro al cento per cento. So assolutamente quello che faccio» ripetei, stavolta con meno fretta ed accompagnato da un tono più calmo.
«Per ora fermiamoci qui, vediamo come possiamo migliorare quanto visto fino a questo punto» dissi poggiandogli le mani sul petto per farlo spostare da sopra di me.
«Di già?» mi guardò a bocca aperta «Ho sbagliato tante cose?» chiese incredulo, lasciando trasparire tutto il suo disappunto.
«Tu non sai quante» mi sedetti affianco a lui e mi presi la libertà di lasciargli qualche pacca sulla spalla «tu non sai quante» ripetei.Avremmo avuto un gran bel lavoro da fare.
🌈🌈🌈
Eilà.
Mio fratello mi è passato dietro ed ha letto qualche riga di Felix che fissa le labbra di Changbin mentre lui gli si struscia sopra...
Buon proseguimento.
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It's Just About Experience
Fanfiction«Vedi, tu puoi avere tutta l'esperienza che vuoi con le ragazze, ma non sai come comportarti perché pensi solamente al tuo piacere». «Magari io non l'ho mai messo in pratica, ma so quali parole usare per farle bagnare, dove e quanto a lungo devo toc...