26· mercoledì

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Salimmo al piano superiore in silenzio e ci sedemmo entrambi a gambe incrociate, con i cartoni di pizza di fronte. Più tardi avrei cambiato le coperte o la mattina successiva mi sarei ritrovato con le briciole conficcate fin sotto pelle.

«Non preoccuparti per Jisung, è uno a posto» disse Changbin, aprendo la scatola della sua pizza e prendendone una fetta con entrambe le mani. La stava osservando in ammirazione, come se stesse assistendo ad un'apparizione divina. Tenne gli occhi sulla fetta per un bel pezzo, prima di abbassare le braccia e riempirsi le guance.

Riflettei un attimo su ciò che aveva detto il ragazzo di fronte a me, non c'era da preoccuparsi, Jisung era il suo migliore amico, non avrebbe detto nulla se Changbin glielo avesse chiesto, no?

Scossi il capo e decisi di lasciar stare, iniziando anche io a mangiare.

Era la prima volta che Changbin ed io passavamo così tanto tempo insieme senza litigare o toccarci. Avevamo mangiato e scherzato come se fossimo amici di vecchia data, per un attimo avrei potuto giurare d'essermi dimenticato che il ragazzo che avevo davanti, era lo stesso che mi aveva causato infinite noie.

Per un attimo.

«La signora Yeon ha rincorso Jisung per tutto il quartiere con una scopa in mano» rise coprendosi la bocca per non farne uscire fuori qualche sputo, mentre finiva di raccontare una delle sue tante avventure d'infanzia, tra una risata e l'altra.

«Prendi, non strozzarti. Se muori in casa mia poi come lo spiego perché eri qui?» Risi passandogli la bottiglia di Coca Cola già stappata.

Lui poggiò la crosta di pizza sul cartone, prese la bottiglia e ne fece dei lunghi sorsi. Osservai il suo pomo d'Adamo che si alzava ed abbassava al ritmo dei suoi sorsi. Salii percorrendo la linea del collo fino a giungere alla mandibola per poi riscivolare verso il mento e soffermarmi poco sopra, sulle sue labbra morbide, ben salde alla bottiglia.

Sentii lo stomaco in subbuglio al ricordo di quanto quelle labbra fossero soffici contro le mie, e mi si strinse ancora di più lo stomaco quando cominciai a pensare a quanto avrebbero potuto essere delicate contro il mio collo, il mio petto, il mio ventre, il mio ca-

«Tutto bene?» Changbin mi risvegliò dai miei pensieri, facendomi andare di traverso ciò che non avevo finito di masticare.

Iniziai a tossire e quando ripresi a respirare più o meno bene, Changbin mi allungò la bottiglia «Tieni. Se muori mentre sono in casa tua poi come lo spiego perché ero qui?» scherzò.

Accettai la Coca Cola con un leggero «grazie» e mi attaccai per bere, cercando di ignorare il fatto che le mie labbra fossero posate esattamente dove poco prima erano state le sue.

Come se non avessi già avuto la sua lingua in gola.

«Tu e Jisung ne avete passate tante» ripresi il discorso di poco prima che mi strozzassi.
«Neanche tu e Yuni scherzate, avrò la storia del takeaway in mente per settimane» rise al ricordo dell'aneddoto che gli avevo raccontato.

Lo osservai mentre si alzava per poggiare il cartone di pizza sulla scrivania. Si fermò un attimo a guardare la libreria prima di tornare sul letto.

«Jisung non è così idiota come sembra, almeno per come la racconti» ripresi a parlare.
«Stai pensando che non puoi dire lo stesso di me, non è così?» rise, anche se il suo sguardo non era per niente allegro.
«N-non intendevo questo» mi affrettai a correggermi.
«No, tranquillo, avresti ragione. Lo so che mi comporto da idiota, è che...» afferrò il mio cartone, ormai vuoto, e poggiò anche quello sulla scrivania.

«Forse dovrei andare, devo restituire il film». Non so cosa mi passasse per la testa in quel momento, o meglio, a quei tempi non lo sapevo. L'unica cosa di cui ero certo era che non volevo che se ne andasse. Il perché lo capii solo col tempo.

«N-no!» mi alzai frapponendomi tra lui e la porta «dico davvero, non sei poi così male, i-insomma, quando non fai il bullo, dico» cercai di recuperare la situazione e gli afferrai le mani. Dio, ma perché lo stavo facendo? Io e lui non eravamo amici e di certo non lo saremmo diventati una volta risolta la questione dei preliminari. L'unica cosa che avrei dovuto fare era liberarmi di lui, invece stavo facendo tutto il possibile perché ciò non accadesse.

Changbin portò lo sguardo sulle nostre mani unite e le osservò per un po'. Si avvicinò lentamente e puntò i suoi occhi nocciola nei miei, prima di poggiare le labbra sulle mie, giusto per un paio di secondi.

«Ora devo proprio andare» sussurrò «ci vediamo» afferrò giacca, zaino ed uscì dalla porta.

Il corvino aveva già sceso tutte le scale, stava per tornarsene a casa ed io non volevo che se ne andasse. Le parole uscirono dalla mia bocca senza che ci pensassi «Puoi restare a dormire se vuoi!»

Changbin si fermò a pochi passi dalla porta. Le spalle tese. Si voltò verso di me e con poche falcate ci ritrovammo a pochi centimetri di distanza.

I suoi occhi erano ancora una volta nei miei, iniziai ad arrossire ed abbassai lo sguardo per cercare di controllare le emozioni che mi confondevano la testa e mi martellavano nel cuore.

Changbin mi alzò il mento con due dita costringendomi a guardarlo.
In un attimo le sue labbra erano contro le mie in un bacio profondo ma non affrettato, fatto di lingua e saliva.

Qualche secondo dopo, il ragazzo si allontanò da me, anche se io gli andai in contro cercando di non far finire il bacio.

«Ci vediamo a scuola» si voltò e mi lasciò solo in casa.

🌈🌈🌈
Ehilà.
Spero stiate bene.
Un capitolo molto tranqui ma spero vi sia piaciuto comunque.
Buon proseguimento.

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