La cena sembrò durare un'eternità.
Probabilmente sarà stata dura anche per Changbin, considerando che mia madre lo aveva bombardato di domande, mentre Olivia non aveva smesso di lanciargli continue occhiatine. Non che mi dispiacesse saperlo a disagio.Mia madre, invadente come al solito, aveva deciso di riempirlo di domande sulla scuola, i suoi interessi e la sua famiglia.
Sempre meglio del giorno prima, mi si era gelato il sangue quando aveva chiesto a Changbin come ci fossimo conosciuti e come fossimo diventati così amici. Se solo avesse saputo che tipo di persona era Changbin in realtà, probabilmente l'avrebbe cacciato di casa a calci, agitandogli dietro una paletta di legno.Finita la cena, ma non esaurite le domande, che mia madre aveva continuato a porre scalino dopo scalino, finché non ero riuscito a chiudere il corvino dentro la stanza con me, ci sedemmo sul letto in silenzio.
«Devi scusarla, mamma è un po' invadente» dissi.
«Premurosa, dirai» mi corresse lui. «Comunque cucina davvero bene tua mamma» aggiunse, strofinandosi le mani sui jeans scuri.
«Anche la tua cucinerà benissimo»
«Già» rispose solo, continuando a strofinarsi le mani sulle cosce.A quel breve dialogo da repertorio, segui un lungo silenzio, che silenzio non era per davvero. Si sentivano le risate di Olivia che guardava i cartoni al piano di sotto, l'acciottolio dei piatti che mia madre stava pulendo con cura nel lavello, il fruscio delle mani di Changbin che si strusciavano sul tessuto ruvido dei suoi jeans, il sangue che mi scorreva nelle orecchie.
«Vuoi ricominciare?» uscì dalla mia bocca sussurrato come una preghiera, ma in fondo era meglio così, mi andava bene perfino riprendere a fare la trottola per la stanza, pur di non dover rimanere in quel fragore di suoni lontani.
«Uhm...» mugugò in assenso «questa cena mi ha ricaricato» disse battendo i palmi sulle cosce, dando finalmente fine a quell'insopportabile rumore di strofinio «sono certo che adesso andrà meglio» sorrise convinto.
«Okay allora, proviamoci» acconsentii facendo un mezzo sorriso per il suo entusiasmo.Dopo l'ennesimo tentativo fallito, decisi che era il momento di fermarci di nuovo.
«Pensavo ti fossi ricaricato» sospirai togliendomelo di dosso e sedendomi accanto a lui.«Il fatto è che non mi sento a mio agio a farlo con te» si lamentò sedendosi sui talloni e portandosi le mani alla testa «perché non potrò mai toccarti come toccherei una ragazza, capisci?» si tirò alcune ciocche per rilasciare la tensione.
«Per ora sono la tua migliore opzione, quindi vedi di non lamentarti troppo con me» gli feci notare, tentando di sistemarne i capelli che mi si erano tutti arruffati a causa della nostra ultima sessione di allenamenti «Forse è meglio se chiudiamo qui e ci riproviamo domani».
«No, non posso, ci rimarrebbe solo lunedì per prepararci» alzò lo sguardo disperato sul mio.
«Sposta l'appuntamento» proposi con una scrollata di spalle «e poi da quand'è che voi ragazzi alla moda uscite in mezzo alla settimana? Quelli popolari non escono solo il sabato sera?» domandai spostandomi dal bordo del letto per alzarmi.
«Torna a casa per oggi, è meglio che ti riposi».«No, aspetta! Posso fare di meglio!» esclamò lui e, per l'ennesima volta in tutta la giornata, mi ritrovai steso sul materasso.
Questa volta, però, Changbin non era a cavalcioni su di me, aveva un ginocchio tra le mie cosce, le mani non mi stavano bloccando i polsi, ma erano poggiate sul mio viso.
«Proviamoci ancora» sussurrò con quel suo tono di voce dannatamente basso, che tirava fuori ogni qualvolta ci trovavamo in situazioni del genere.
Mi soffermai a guardare i suoi occhi, più scuri del solito, puntati dritti nei miei. Il suo sguardo così intenso, ch'ebbi paura che solo guardandomi potesse leggere tutto quello che mi stava passando per la mente, e tutto avrei voluto nella mia vita, tranne che Changbin potesse entrarmi in testa. Serrai gli occhi come dei cancelli, escludendogli ogni possibilità di entrare nella mia abitazione. Non gli avrei permesso di entrarmi dentro.
Stavo strizzando gli occhi talmente forte da aver iniziato a vedere tanti puntini colorati in mezzo al buio, come tanti fuochi d'artificio.
Improvvisamente, sentii Changbin irrigidirsi, e questo fu abbastanza per farmi destare dai miei pensieri, per riconcentrarmi su ciò che accadeva all'esterno.
«Non dirmi che...» iniziò il corvino senza aggiungere altro. Aspettai che proseguisse, ma non voleva proprio saperne, così riaprii piano, piano gli occhi. Inizialmente la mia vista era appannata, mi ci volle un po' per mettere a fuoco il volto di Changbin, rivolto verso il mio.Il ragazzo abbassò lentamente lo sguardo verso il basso, ed io feci lo stesso per vedere cosa fosse stato ad aver colto la sua attenzione.
In quel momento, mi resi conto di essermi appena rovinato qualsiasi possibilità di finire il resto delle superiori senza più essere deriso.
Sono morto.«Non ci credo» disse allontanando il volto dal mio, così da potermi guardare meglio «ti sei eccitato!» iniziò a ridere.
Gli diedi una spinta per staccarlo da me, mettendomi immediatamente a sedere e portando le mani a coprirmi il cavallo dei pantaloni, cercando di reprimere l'erezione stretta nei miei jeans.
«È una reazione naturale!» mi difesi, iniziando a sentire gli occhi inumidirsi.
«Oh, sì, certo, naturalissima, specie quando è tra due ragazzi!» continuò a ridere senza ritegno, ed io sentii le prime lacrime iniziare a solcarmi le guance.«Ti ho detto» gli diedi un'altra spinta «che è più che naturale» provai a giustificarmi, ma lui continuava a ridere «Stavi strofinando la tua gamba sul mio coso! È naturale che mi si alzi! Guarda che sarebbe successo anche a te!» sbottai cercando di farlo voltare verso di me, così da poterlo guardare in faccia, ma lui era troppo preso a ridere per potermi prendere sul serio, o per notare che stavo piangendo.
«Smettila!» gli urlai spingendolo, questa volta con entrambe le mani, e facendolo cadere di schiena sul materasso.
Dopo un'intera giornata passata a farmi tirare di qua e di là, le posizioni si erano finalmente invertite. Mi ritrovai seduto sul suo bacino, le mani ai lati della sua testa ed il volto poco distante dal suo. Lo osservai imbronciato, col respiro pesante, interrotto da qualche singhiozzo.
Changbin smise immediatamente di ridere, il respiro ancora affannato, mentre cercava di riprendere fiato, lasciandosi sfuggire, di tanto in tanto, qualche verso residuo di una risata.
«Stai piangendo» disse piano. Come a confermare le sue parole, una lacrima cadde sulla sua guancia.
Changbin batté gli occhi un paio di volte, prima di poggiare lo sguardo sulle mie labbra tremanti di pianto. Lo mantenne lì per un po', e lo riportò sui miei occhi.
Senza che neanche me ne rendessi conto, allungò il collo e poggiò le labbra sulle mie.
Spalancai gli occhi, ancora bagnati, incapace di fare altro.
«Non piangi più» pronunciò solamente.Poco dopo mi afferrò per le spalle e mi fece stendere dall'altra parte del letto, per poi alzarsi ed uscire a passo svelto dalla mia stanza.
Restai in silenzio a fissare la porta dalla quale era uscito.
Quando girai la testa dall'altro lato, vidi il suo berretto ancora poggiato sul comodino.
Il giorno dopo, a scuola, sarei morto.🌈🌈🌈
Eilà.
Sì, è lenta, molto lenta.
E sembra ripetitiva, molto ripetitiva, probabilmente lo è.
Ma posso assicurarvi che molto presto smetterà di essere tutto un: casa, scuola, casa, scuola, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale, ed avverranno cose nuove e ci saranno nuovi personaggi e viva la vita perché è una sola e bisogna amarla.
Spero qualcuno apprezzi quanto scritto fin ora.
Buon proseguimento.
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It's Just About Experience
Fanfiction«Vedi, tu puoi avere tutta l'esperienza che vuoi con le ragazze, ma non sai come comportarti perché pensi solamente al tuo piacere». «Magari io non l'ho mai messo in pratica, ma so quali parole usare per farle bagnare, dove e quanto a lungo devo toc...