3• venerdì

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Era in ritardo.
Forse mi stava solo prendendo in giro e non sarebbe venuto. Fantastico, gli avevo dato un motivo in più per prendermi in giro.

Eppure mi ero fidato dei suoi occhi.

Oh, dannazione sono stato un cretino, "Mi sono fidato dei suoi occhi", sono davvero così ingenuo?

Scrollai il capo cercando di cancellarmi quei pensieri di mente e continuai a fare avanti e indietro nella mia stanza, finché il suono del campanello non interruppe il flusso dei miei pensieri.

Mi precipitai fuori dalla mia camera, l'ultima cosa che volevo era che ad aprire la porta fosse mia madre o, peggio ancora, una delle mie sorelle.

No, avrebbero continuato a chiedermi per mesi e mesi se avessi già baciato il mio fidanzatino. Non potevo permetterlo.

Per mia sfortuna, però, giunto a metà scalinata, mia madre aveva già la mano sulla maniglia della porta.

«Oh, ma che bel ragazzo abbiamo, cosa ti porta qui?» chiese non appena la porta aperta le lasciò la completa visuale di Changbin.

«Sono un amico di Felix, sono venuto per studiare con suo fratello» le sorrise lui.

Cosa?

«Ma guarda tu che ruffiano» rise mia madre prima di lasciargli una leggera carezza sul braccio e farlo entrare in casa.

Sbaglio o Seo Changbin aveva appena flirtato con mia madre?

Un brivido mi percorse la schiena a quel pensiero.

«È la prima volta che Felix porta un ragazzo così bello in casa, per di più che parla coreano così bene!» continuò, facendolo accomodare in casa.

«Sai, ogni tanto capita che Lixie si confonda ancora col coreano, tu lo parli l'inglese?» Chiese ancora. Un altro po' e si sarebbero scambiati anche il numero di telefono.

Changbin le rivolse un sorriso luminoso prima di risponderle «No signora, sono qui per questo, lezioni di inglese». Balla.

Decisi di interrompere l'ora del tè, prima che fosse troppo tardi e mia madre decidesse di tirare fuori le mie foto sul vasino. Era successo un paio di volte. Non era stato piacevole.

«Mamma, adesso dobbiamo andare» percorsi in mezzo secondo gli scalini che mi mancavano, per poi afferrare il braccio di Changbin e trascinarlo su con me.

«Potresti dargli qualche lezione di ripasso di coreano quando hai tempo!» sentii mia madre urlare dal fondo delle scale.

«Certo signora!» gridò Changbin in risposta, prima che lo spingessi dentro la stanza, chiudendoci la porta alle spalle.

«Sei in ritardo» lo ripresi con fare accusatorio, incrociando le braccia al petto. Era solo il primo giorno, e già iniziavo a pentirmi di tutta quella storia. Almeno, se fosse andata bene, avrebbe smesso di tormentare me ed i miei amici.

«Ho avuto un imprevisto a casa. Non avevo il tuo numero per chiamarti» si scusò senza troppa convinzione.

«Non tardare più» lo ammonii semplicemente.

Changbin si guardò intorno un po' a disagio, spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro. Subito il suo sguardo si era focalizzato sulla libreria, dove era sistemata la collezione completa dei romanzi di Nicholas Sparks «Sono di mia mamma» mi affrettai ad informarlo prima che potesse farsi strane idee.

«Sicuro» rispose senza malizia ma con uno sorriso che andava a conraddirlo.

Idiota.

«Forza» mi sedetti sul materasso dando delle pacche sullo spazio accanto a me, invitandolo così a sedersi «prima cominciamo, prima finisce tutto».

Changbin si tolse il cappello e lo poggiò sul comodino, poi si sedette.

«Raccontami» lo esortai guadagnandomi da parte sua un cipiglio interrogativo.
«Raccontami» ripetei «dimmi cosa fai cosicché io possa correggerti».

Il suo cipiglio si trasformò lentamente in una smorfia «Sicuro?»

Annuii convinto. Changbin esitò ancora un po' prima di iniziare a raccontare.
«Be', di solito arriviamo in camera di fretta, non siamo mai già lì. Uhm... Nel mentre ci baciamo. Poi, uhm, una volta dentro la sbatto al muro e continuiamo a baciarci finché non arriviamo a letto e iniz-»
«La "sbatti al muro" ogni volta?» lo interruppi.

Sbattere al muro, un'espressione degna della finezza di Seo Changbin.

«È importante saperlo?» chiese.
«Fondamentale».

«Be', non sempre, ma abbastanza spesso, penso, sai, appena entriamo devo chiudere la porta a chiave, quindi di solito ci finisce contro la parete» rifletté, passandosi una mano tra i capelli per scompigliarli un po'.

«Dicevo, poi andiamo a letto, e li inizio a spogliarla, senza smettere di a baciarci ovviament-»
«Come ce la porti a letto?»
«La sollevo»
Woah, gran bella spiegazione, meglio non interromperlo o non finiremo più.

«Okay, continua».
Ascoltai ogni sua parola con attenzione, cercando di figurarmi il tutto nella mia testa. Continuai ad annuire silenziosamente ad ogni sua parola.

«Uhm, prima mi tolgo la maglietta, poi tolgo la sua, le slaccio il reggiseno e comincio a- Sei sicuro che questo sia necessario?» si grattò il retro del collo e non potei fare a meno di notare le sue orecchie, rosse fino alle punte.

«Dico, non è che in realtà sei solo un povero pervertito che vuole procurarsi del materiale sul quale farsi le seghe da esperienze altrui?» domandò con un sopracciglio inarcato.

Gli rivolsi uno sguardo freddo prima di portarmi due ciocche di capelli dietro le orecchie «Lo vuoi il mio aiuto o no?»

Changbin abbassò lo sguardo «Uhm, sì, sei la mia migliore opzione» decise ed iniziò a strofinarsi i palmi delle mani sui jeans «è che non sono ancora sicuro di come questo possa aiutare».

I suoi occhi percorsero le lunghe linee sinuose ricamate sulla stoffa pesante che ricopriva il mio letto. Le sue pupille si spostavano da una spirale all'altra, soffermandosi sui fiori che si intersecavano ad esse. Era davvero una brutta trapunta. Il ragazzo ne stava accarezzando piano la trama con le punte delle dita, e non potei fare a meno di pensare a quanto sembrasse innocuo in quel momento.

Lee Felix.

Sì, stavo per prendere una pessima decisione.

Espirai pesantemente, prima di battere le mani sulle ginocchia ed alzarmi dal letto.
«Fammi vedere» dissi.
«Cosa?» inclinò il capo con aria perplessa.
«Fammi vedere» ripetei mettendomi di fronte a lui «fa come se fossi la tua ragazza, fammi sapere come fai, visto che con la teoria non sembri cavartela molto, con la pratica andrà sicuramente meglio».

Changbin mi fissò in silenzio. I suoi occhi puntati nei miei. Per quanto l'imbarazzo fosse palpabile nell'aria, nessuno dei due si decideva a fare qualcosa.

Sentii un leggero bruciore iniziare a pizzicarmi lo stomaco, come sempre mi succedeva quando ero a disagio. Tuttavia, il fastidio si trasformò presto in una forte fitta, quando vidi l'espressione di Changbin mutare da uno sguardo vuoto e confuso ad uno di puro disgusto.

🌈🌈🌈
Ehilà.
Non ho granché da dire, spero stiate tutti bene. Se non è così non preoccupatevi, presto starete bene.

Buon proseguimento.

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