13. Gemelle-di-capelli

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Tornare a scuola è traumatico. Lo è per tutti. È inutile negarlo, perché si sa che anche ai secchioni non piace doversi alzare presto, così come non piace nemmeno ai professori dover affrontare il rientro in classe. È quindi totalmente controproducente fingere che le cose non stiano in questo modo e tutto ciò che possiamo fare è sopportarlo senza lamentarci troppo, ma la cosa non è decisamente nel mio stile.

Il quindici settembre, ovvero oggi, è il giorno più brutto di tutto l'anno. È peggiore anche di quando i miei genitori, venendomi a prendere a scuola l'ultimo giorno di prima media, mi dissero che si sarebbero separati e che, fondamentalmente, la causa del loro divorzio ero io.

Il quindici settembre è il giorno peggiore di tutti. Lo è da sempre e non c'è nulla che lo possa rendere anche vagamente piacevole. Al contrario, come spesso ci tengo a sottolineare, al peggio non cè mai fine.

-Buongiorno margheritine mie!- esclama zia Fiona facendo il proprio ingresso in cucina mentre tento di godermi una tazza di caffè prima di uscire di casa.

Accanto a me, Meredith non è molto più allegra, tanto che né io né lei rispondiamo alla donna che, evidentemente ignara del nostro stato danimo, continua a parlare servendosi della sua voce stridula.

-Allora, siete pronte per questa nuova avventura scolastica?!-

Sbuffo ignorando la domanda e abbandono definitivamente la tazza ancora mezza piena sul ripiano. Salgo velocemente le scale per lavarmi i denti e sistemare gli ultimi dettagli. A dire il vero non mi potrebbe interessare di meno il mio aspetto, essendo il primo giorno in una scuola che frequento già da tre anni, ma ho promesso a Cassie che mi sarei impegnata a non sembrare troppo una barbona.

Mi lancio giù per le scale e prima di aprire la porta urlo a Meredith, che è ancora seduta al tavolo della cucina a fissare il vuoto con la testa sorretta dalle mani, che la aspetto fuori per andare a prendere l'autobus insieme.

Seduta sui gradini del portico, infilo gli auricolari e faccio partire una canzone a caso. Non devo attendere molto prima che mia cugina, vestita a differenza mia di tutto punto, mi affianchi iniziando a camminare in direzione della fermata.

-Allora Mer- tento di fare conversazione per aiutare il mio cervello a darsi una svegliata -con Michael come va?-

Lei sposta i suoi occhi perfetti, abbelliti da una sottile linea di eyeliner, sulla mia figura e la vedo torturarsi le mani. -Ecco...- esita -abbiamo una sorta di relazione.- rimane vaga.

Aggrotto le sopracciglia confusa attendendo spiegazioni che non tardano ad arrivare.

-Abbiamo deciso di rimanere tipo- si blocca guardandosi attorno per accertarsi di non essere ascoltata e mi sfila una cuffietta così che solo io possa sentire le sue parole ora sussurrate -scopamici.-

La saliva mi va di traverso e sgrano gli occhi. -Come scusa?- sibilo.

La mia cuginetta e l'evidenziatore vivente ora sono scopamici?!

Lei rotea gli occhi e assume di nuovo un normale tono di voce. -Sì, non è strano. Proviamo attrazione fisica l'uno per l'altra e la cosa sta bene ad entrambi. Punto. Fine della storia.-

-Ma tu sei innamorata di lui e di sicuro questa cosa ti farà soffrire. Sequel della storia.- le faccio notare in modo leggermente sarcastico.

-Io non sono "innamorata".- mima le virgolette con le dita e ridacchia, sembrando vagamente isterica.

Decido di lasciar perdere, perché far desistere Meredith dalle proprie teorie, come ho già detto, è qualcosa che va oltre la mia portata.

Per tutto il resto del viaggio in autobus restiamo in silenzio e tento di godermi le canzoni che una dopo l'atra vengono riprodotte dal mio cellulare.

Ice cream // Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora