Ammettiamolo: quanto è fastidiosa quella sensazione di sonno che ti grava addosso per tutto il giorno e quando vai finalmente a letto sparisce nel nulla, lasciandoti sveglia e piena di pensieri a fissare il soffitto nel buio?
Ve lo dico io, è odiosa.
Arrivata a casa ho salutato Ashton, mi sono lavata i denti e, dopo essermi infilata nel mio comodo e caldo pigiama invernale, mi sono fiondata sotto le coperte. Ma appena sono riuscita a mettermi buona e a provare a dormire, il sonno è scomparso, come per magia.
Puff.
Se ne è andato come il sole al tramonto e come i buoni propositi che tutti facciamo ad ogni capodanno, ma, diciamoci la verità, nessuno riesce mai a mantenere per più di una settimana.
Quindi, ora, sono sdraiata nel mio comodo letto, da sola (visto che Meredith ha deciso di restare a "dormire" da Michael) e sto fissando il soffitto con tutte le luci spente.
A questo punto, l'unica cosa che mi resta da fare, se voglio evitare di ricominciare a pensare a Luke, credo proprio che sia contare le pecore. Se volete la mia opinione, in realtà, questa storia che contando le pecore il sonno dovrebbe rifarsi vivo, mi sembra totalmente assurda e soprattutto inventata, ma, come s dice, tentar non nuoce. Perciò eccomi qui, nonostante i numerosi pensieri insistenti di tutt'altra natura.
Una pecora.
Sono un'idiota.
Due pecore.
Perché continuo a pensare a lui?
Tre pecore.
Devo togliermelo dalla testa.
Cinque pecore.
Forse ho saltato il quattro. Dovrei ricominciare.
Ma prima che possa ripartire dall'uno, qualcosa va a colpire proprio il vetro della mia finestra, facendomi sussultare. Pochi istanti dopo lo stesso rumore giunge alle mie orecchie e l'ansia comincia a salirmi.
Merda, e se sono dei ladri, o peggio, se è un sicario ed è armato?
Sollevo il piumone di scatto, portandomelo fin sopra la testa, come se potesse effettivamente proteggermi da un eventuale intruso con cattive intenzioni.
Quel qualcosa continua a picchiettare sul vetro insistentemente e, nonostante la paura che mi è salita addosso al posto del sonno che non sarebbe arrivato comunque, mi costringo ad alzarmi per andare a controllare chi o cosa si sia appostato sotto il mio terrazzo.
In un primo momento mi limito ad affacciarmi da dietro le tende, ma non vedendo nessuno, se non una manciata di sassolini sparsi disordinatamente sulle mattonelle del balconcino, mi convinco ad aprire la porta finestra e ad uscire fuori, pentendomi subito di aver fatto una mossa tanto azzardata in novembre, coperta solo da un pigiama.
Una volta raggiunta la ringhiera di ferro battuto, assottiglio lo sguardo per mettere a fuoco la persona che ha finalmente smesso di lanciare sassolini contro la mia portafinestra.
Prendo un respiro e comincio a ragionare febbrilmente: direi che non è un assassino, perché altrimenti mi avrebbe già sparato, e scarterei anche l'opzione dei ladri, che altrimenti mi avrebbero già messa KO, oppure sarebbero già fuggiti, per non farsi riconoscere. Quindi chi mai sarà venuto sotto casa mia alle due di notte nel mese di novembre?
-Chi sei tu, così nascosto dalla notte, che inciampi nei miei pensieri più nascosti?- cito Romeo e Giulietta, conscia del fatto che sia praticamente impossibile che qualcuno riconosca la frase.
-Non so dirti chi sono, adoperando un nome. Perché il mio nome, o diletta santa, è odioso a me stesso, perché è nemico a te.- Sorrido sorpresa di essere stata beccata a citare Shakespeare e di aver ricevuto in risposta proprio la battuta giusta. E a questo punto capisco a chi appartiene la voce.
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Ice cream // Luke Hemmings
Fanfic-E con questa cosa dovrei farci?- domando con le sopracciglia aggrottate tentando di capire per quale motivo Luke Hemmings, il playboy della scuola che tutte vorrebbero avere almeno per una notte, si sia seduto in un bar accanto a me e mi abbia appe...