-Devi assolutamente dirmi una cosa, Alexandra- sto mangiando del fantastico zucchero filato rosa mentre cammino accanto a Michael da qualche minuto. Nel frattempo Cassandra, Calum e Hemmings, davanti a noi, discutono di non so quale professore.
Mi volto a guardarlo in silenzio e vedo che sul suo volto si fa largo un sorriso malandrino.
-Per caso il tuo secondo nome è Google?- esordisce, e capisco già come si concluderà questa conversazione -Perché questa sera hai tutto quello che cerco.-
Alzo gli occhi al cielo e torno a concentrarmi sulla nuvoletta dolce e rosa che tengo in mano.
-Con me queste cose non funzionano Michael, non sono una di quelle ochette a cui ti approcci di solito, quelle da una botta e via. Mi dispiace.-
Lui si stringe nelle spalle ancora sorridente. -Almeno ci ho provato.-
Passa qualche minuto e poi parla di nuovo. -Sai, stavo pensando che farmi i capelli di un bel rosso sangue non mi dispiacerebbe affatto- lo vedo mordersi il labbro mentre guarda i miei capelli -dove la prendi tu la tinta?-
Sospiro. -Se è solo un'altra tattica di rimorchio Clifford, risparmiatela, ti prego.-
Scuote la testa ridendo. -No no, sono serio.-
Ma proprio mentre sto per rispondergli, Cassandra ci viene incontro tutta sorridente.
-Pensavamo di andare sulla ruota panoramica, voi venite, vero?-
Io annuisco ormai rassegnata, ma Michael si ferma a guardare l'orologio.
-Non posso, devo vedermi con una ragazza che ho incontrato prima in fila alle montagne russe.-
Arriccio il naso disgustata. -Tu ci hai provato con me, sapendo di avere già una con cui divertirti stanotte?-
Lui mi sorride passandosi una mano tra i capelli blu. -Una, appunto. Non mi sarebbe dispiaciuto averne due.-
Mi sbatto teatralmente una mano in fronte e affretto il passo: sento il bisogno impellente di allontanarmi dalla miriade di malattie veneree che la mia mente si sta immaginando Michael possa aver contratto in soli diciotto anni di vita.
***
Sarò sincera, poco più di un'ora fa pensavo di aver toccato il fondo sentendomi chiamare Alannah dalla giraffa bionda accanto alla quale ero stata costretta a sedermi sulle montagne russe, ma mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo, perché a quanto pare non c'è mai fine al peggio. In questo preciso istante, infatti, sono a circa dieci metri dal terreno, con accanto, indovinate un po'? Lucas Robert Hemmings, esatto.
Lui si schiarisce la gola ed io mi ritrovo a pregare Buddha, Allah e mago Merlino affinché non rivolga la parola proprio a me. Ma, a meno che non voglia intraprendere un'inquietante scambio di battute con qualche gufo, temo che la destinataria dei suoi discorsi sia proprio io, visto che siamo soli.
-C'è qualcosa che non va Alannah? Non mi hai rivolto la parola per tutta la sera e-
-Adesso basta- lo interrompo portando i miei occhi scuri su di lui. -Per prima cosa il mio nome è Alexandra, non Alannah e poi non ti sto rivolgendo la parola di proposito perché penso che tu sia un disgustoso maschilista che usa le ragazzine in modo veramente poco dignitoso.- incrocio le braccia al petto e torno a fissare l'orizzonte.
Lui sta in silenzio per qualche istante, indeciso se scoppiarmi a ridere in faccia o se offendersi, ma poi parla ancora. -Come scusa?- ha un tono confuso.
-Mi hai sentito benissimo.- rispondo ancora indignata.
-Allora Alexandra- calca sul mio nome -non so che cosa tu creda di sapere o che cosa ti abbiano detto su di me, ma posso assicurarti di non aver mai toccato nessuna che non fosse consenziente.-
Alzo gli occhi al cielo rinunciando a godermi la vista di Chicago che si può avere da quassù e torno a concentrarmi su di lui. -Senti Hemmings, a me non interessa se credi di essere una brava persona o se sei in pace con te stesso, sappi solo che se una ragazza per una sera, magari complice qualche drink di troppo, decide di concedersi a te senza aver prima instaurato una relazione amorosa, questo non significa che dopo aver eiaculato tu debba necessariamente sparire lasciandola sola, perché posso assicurarti che un gesto gentile ogni tanto non fa male a nessuno.-
In un primo momento aggrotta le sopracciglia non capendo di cosa stia parlando, ma poi annuisce comprensivo. -Parli di Ophelia.-
Ma che problemi ha questo ragazzo con i nomi?!
-Si chiama Olivia.- lo correggo.
-Ah giusto- sorride -in ogni caso sapeva, come tutte le altre, che non sono in cerca di nulla di serio.-
-Allora non hai capito niente di quello che ti ho detto!- sbotto irritata -Non è per il fatto che per una settimana non ti sei fatto vivo, perché nemmeno a lei, in realtà, frega niente di te. È perché, dopo aver fatto quello che avete fatto- gesticolo animatamente -lasciarla sola nel giro di pochi secondi è stato veramente meschino da parte tua.-
Il biondo si morde il labbro e giocherella qualche secondo con il labret nero. -Sai, Alexandra, è strano che sia proprio tu a farmi questo discorso.- lo guardo in attesa di spiegazioni e lui prosegue -Dovresti sapere che a scuola le voci girano ed è abbastanza risaputo il fatto che tu sia praticamente l'unica diciassettenne di tutto il liceo ad essere ancora vergine, perciò non puoi sapere di sicuro come ci si senta dopo il sesso.-
Sento il sangue affluirmi rapidamente al viso e, vedendo un sorriso farsi spazio sul suo volto, ho la certezza di essere appena diventata dello stesso colore dei miei capelli tinti.
Mi riprendo e ribatto. -Questo non significa che le mie amiche non si sfoghino con me venendo a raccontarmi come si sono sentite dopo che stronzi come te ne hanno approfittato.-
Scuote la testa ancora sorridendo -Stronzi come me? Andiamo Alex- faccio una smorfia nel sentirlo chiamarmi così -te lo ho già detto: le voci girano. Non c'è bisogno che fingi di odiarmi, lo sanno tutti ormai quanto tu sia follemente innamorata di me.-
Sento il sangue gelarsi nelle vene e mi accorgo che la nostra cabina ha appena cominciato a scendere di quota.
Lui probabilmente interpreta il mio silenzio come una conferma e prosegue il suo monologo. -Non te ne devi vergognare, so benissimo di avere un certo effetto sulle ragazze: è difficile resistere a questi occhi azzurri, dico bene?- ci pensa un po' e poi aggiunge -Forse tu con me non ti faresti pregare troppo e potresti perdere la verginità una volta per tutte. Mi faccio dare il numero da Cassandra e uno di questi giorni ti chiamo.-
Ma come si permette?!
Non riesco nemmeno a pensare, semplicemente mi accorgo di aver appena lasciato un segno rosso sulla sua guancia e sento le dita della mano destra formicolare.
Lui dischiude le labbra dallo stupore, ma poi sorride.
-Hai ragione, forse questo me lo ero meritato.-
Non rispondo, troppo arrabbiata e sconvolta per produrre anche una singola frase di senso compiuto.
Restiamo entrambi in silenzio fino a quando non scendiamo dalla giostra.
-Devo andare a casa, grazie per la serata.- saluto Cassie con un bacio sulla guancia e Calum con un cenno della testa prima di voltargli le spalle e dirigermi alla fermata dell'autobus.
Dietro di me sento il moro chiedere al suo migliore amico che cosa mi sia successo.
ALOHA
Il capitolo è brevissimo e chiedo venia questa mattina però ho finto di scrivere l'epilogo di questa storia e sono tanto soddisfatta, quindi per farmi perdonare pubblico seduta stante anche il quinto capitolo, che temo sia altrettanto breve.
Comunque abbiamo scoperto che Luke è uno stronzo e che Alex, invece, non si fa troppi problemi ad affrontarlo.
Per qualunque cosa mi trovate su:
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Ci "vediamo" al prossimo capitolo
Lots of Love
Ari
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Ice cream // Luke Hemmings
Fiksi Penggemar-E con questa cosa dovrei farci?- domando con le sopracciglia aggrottate tentando di capire per quale motivo Luke Hemmings, il playboy della scuola che tutte vorrebbero avere almeno per una notte, si sia seduto in un bar accanto a me e mi abbia appe...