Se c'è una cosa che non ho mai capito e che mai capirò è per quale motivo quando si sta sotto il sole ci si sente come un tacchino il giorno del ringraziamento dentro al forno e quando invece si fa un passo un po' più in là e ci si mette all'ombra sembra di essere appena arrivati al circolo polare artico.
No, sul serio, com'è possibile che ci sia tutto questo sbalzo termico?
C'è però una soluzione ad ogni problema e, per me, in questo momento, consiste in un'altalena.
Avete presente quelle bellissime altalene in legno che ci sono solitamente nei parchi? Ecco, il mio fondoschiena è comodamente appoggiato proprio su una di quelle e io mi dondolo leggermente per far scontrare l'aria con la mia pelle accaldata, pur di combattere l'afa del sole di Chicago.
Mia zia mi ha invaso casa da meno di un mese e temo che quando questa sera vi ritornerò, sarà rasa al suolo. Spero solo che Meredith riesca a salvare la mia copia di Orgoglio e Pregiudizio, tutti i dvd di Harry Potter e la mia adorata tinta per capelli.
Sono così assorta dai miei pensieri che non mi rendo nemmeno conto dell'ombra proiettata proprio accanto alla mia, finché il suo proprietario non si schiarisce la gola.
-Ciao- mi saluta.
Alzo lo sguardo di scatto portandomi una mano all'altezza del cuore.
-Mi hai fatto prendere un colpo!- mi lamento.
Sorride mettendo in mostra due tenerissime fossette, ma non si scusa. -Che ci fai qui tutta sola?-
-Penso.- risposta breve, ma efficace.
-E, se non sono troppo indiscreto, a cosa?- continua sedendosi sull'altalena accanto alla mia.
-A come un'alcolizzata ed una lesbica stanno dando fuoco a casa mia.-
Lui sgrana i suoi grandi occhi blu. -Stai scherzando, vero?-
Alzo le spalle. -Forse sì, forse no.- sospiro. -Tu piuttosto cosa staresti facendo? Non so se lo sai, ma di solito le giraffe stanno allo zoo, non al parco.-
Rotea gli occhi, ma ignora il mio non tanto velato sarcasmo. -Corro.-
Solo ora noto che indossa dei pantaloni della tuta e una t-shirt nera.
-Allora perché sei seduto qui?- gli indico il prato che si estende davanti a noi -Ricomincia a correre, Filippide.-
Lui aggrotta le sopracciglia. -Chi?-
Muovo una mano continuando a dondolarmi sull'altalena. -Lascia perdere.- sarebbe troppo complesso spiegargli chi è stato il primo a correre 42 kilometri nell'Antica Grecia, dando vita alle odierne maratone.
-Potresti correre con me.- propone.
-Senti Hemmings- faccio appello a tutta la mia educazione per non mandarlo subito a quel paese e sfodero (o almeno ci provo) il tono più gentile del mio repertorio -io non sono una persona sportiva, anzi, se devo essere sincera l'unico sport che pratico è la passeggiata che separa il divano di casa mia dal gelato nel freezer o dalle patatine nella dispensa. Inoltre, noi due non siamo amici, quindi prendi e ricomincia a fare ciò che stavi facendo prima di interrompere il filo logico dei miei pensieri.-
Il suo sorriso si allarga. -Sai, sei sexy quando fai la difficile.-
Questa volta è il mio turno di sgranare gli occhi.
-Che cazzo dici?- sussurro ancora turbata dalle sue parole.
-Ho fatto una semplice constatazione.- parla con il tono più naturale del mondo e per un secondo penso che forse mi sono semplicemente immaginata tutto e, per una volta, mi sembra quasi di non provare odio per lui, ma poi mi ritorna alla mente la discussione sulla ruota panoramica e il modo in cui ha trattato Olivia e ritorno in me.
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Ice cream // Luke Hemmings
Fanfiction-E con questa cosa dovrei farci?- domando con le sopracciglia aggrottate tentando di capire per quale motivo Luke Hemmings, il playboy della scuola che tutte vorrebbero avere almeno per una notte, si sia seduto in un bar accanto a me e mi abbia appe...