14. La risposta a tutto

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-Cosa vuoi?-

La pausa pranzo è appena finita e ho un'ora buca prima della prossima lezione di letteratura inglese. Subito fuori dalla mensa, Luke mi ha afferrata per un polso e, senza che nessuno ci vedesse, è riuscito a trascinarmi in quest'aula vuota.

-Devi smetterla di stare così appiccicata a Michael.- la sua voce è dura e lo sguardo impenetrabile.

Schiocco la lingua contro il palato. -A dire il vero io e Mike siamo appena diventati ufficialmente gemelli-di-capelli, o qualcosa del genere, quindi ora passeremo parecchio tempo insieme, sai- abbasso la voce per imitare un tono sensuale che non mi si addice per niente -parleremo di tinte, tagli e, chissà, magari mi insegnerà qualche trucco del mestiere. Quindi perché mai dovrei smetterla?- sbatto le ciglia per simulare un'espressione ingenua.

Insomma, Luke Hemmings è palesemente geloso: ho il diritto di divertirmi un po', no?

Sbuffa, ma i suoi occhi azzurri, ben fissati nei miei, non vacillano nemmeno un secondo. Ed è esattamente un secondo il tempo che impiega per percorrere il mezzo metro che ci separava, appoggiando le labbra direttamente sulle mie.

Questo bacio, però, non ha nulla a che vedere con il primo che ci siamo scambiati: è più passionale, esigente e carico di emozioni non dette. Le mie e le sue.

Perché mi stai facendo questo Luke Hemmings?

Ci separiamo solo quando il bisogno d'aria è ormai insopportabile.

-Tu sei mia.- sussurra ancora sulle mie labbra, con il fiato corto.

E quella frase è riuscita a rovinare tutto.

-Come scusa?- indietreggio di un passo controllando le sensazioni che mi stanno travolgendo. -Punto primo: io non sono un oggetto e non posso appartenere a nessuno, men che meno a te. E secondo: noi non abbiamo una relazione e mai la avremo. È vero, ci sono stati due baci, ma finisce qui: tu non mi piaci, anzi, io proprio non ti sopporto. Sei un egocentrico maschilista strafottente e, come ti ho già detto, non mi piace il modo in cui tratti le ragazze. Punto. Fine del discorso.-

Lui mi osserva con le braccia incrociate e la postura rilassata. Non si sforza nemmeno di nascondere il sorriso che gli campeggia in volto mentre faccio il mio discorso (del quale vado piuttosto fiera, se mi è concesso dirlo).

-E ora perché ridi?- il mio tono trasuda esasperazione, così come la mia espressione.

Il suo sorriso si allarga, mostrando quelle due adorabili fossette.

Dannazione Alex, riprenditi.

-Perché sei sexy quando ti arrabbi.-

Alzo gli occhi al cielo. -Perché questa deve essere la risposta a tutto?- non mi arrabbio neanche per il commento non richiesto, perché sarebbe tutta fatica sprecata.

-Non lo è.- si stringe nelle spalle -È solo la verità.-

Discutere con lui è inutile. -Bene Hemmings- calco sul suo cognome -Ci si vede.-

Esco dallaula e mi dirigo verso la caffetteria della scuola in attesa dellinizio della lezione.

Perché quel biondino deve comportarsi sempre come il classico ragazzo enigmatico, incarnando il cliché perfetto di ogni romanzo rosa che si rispetti?

***

Sono passate due settimane dall'inizio della scuola. Due settimane di compiti, pioggia e battutine inopportune da parte di Hemmings, sebbene non siano mai direttamente rivolte a me. Due settimane che lo ignoro e, stranamente, nemmeno lui insiste troppo a fare conversazione con me. Forse gli è finalmente passata quella che negli ultimi mesi sembrava quasi un'ossessione ed è ritornato alle solite abitudini. Quasi ci spero

Ice cream // Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora