13 Marzo 1935, Brooklin
"Domani partirai Evelyn. Hai preparato tutto?" mi chiese mia mamma per la centesima volta, a cui annuii per l'ennesima volta. Sarei dovuta partire per la Nazione come diceva mio padre, cercava di farmi credere da anni che qualsiasi cosa facesse fosse per la Nazione. Cercava di farmi entrare nel suo mondo da due anni, ho sempre negato la sua "offerta di lavoro" ma adesso non posso più rifiutare. "State tranquilli ho preparato tutto per il viaggio di domani" risposi a mia madre ma fui bloccata dalla porta d'entrata chiudersi facendo propagare nell'abitazione la voce di mio padre e di mio fratello George.
George era il mio contrario in tutto. Era diventato un militare per servire il Paese, gli insegnamenti di nostro padre su di lui erano andati a buon termine. "Evelyn pronta per il viaggio e per rendere finalmente questa famiglia fiera di te?" parlò George facendo comparire un sorriso sul volto di nostro padre "Si George, stai tranquillo. So cosa faccio per la famiglia e per il mio futuro" guardai fredda il ragazzo davanti a me che sorrideva compiaciuto della mia risposta "Mi mancherai sorellina" scossi la testa e mi lasciai abbracciare da lui, mi allontanai di poco e mi sedetti sul divano al fianco di mio padre "Domani affronteremo un viaggio Evelyn che per una ragazza della tua età-" lo bloccai parlando prima di pensare "Ho 17 anni papà. George ne ha 20 ed è un militare. Potrò anche essere piccola ma sai che sono forte quasi quanto lo era lui quando è entrato nella difesa del Paese" lui annuì poi continuò a parlare spiegandomi che mi avrebbero fatto delle analisi subito dopo la mia presentazione, analisi specifiche per l'incarico che intraprenderò. La mamma era in cucina mentre io parlavo con mio padre del viaggio. "È pronta la cena, mamma voleva che vi avvisassi" annuimmo in risposta a mio fratello. Finii di mangiare e mi ritirai nella mia camera subito dopo aver salutato mia madre e mio fratello, al mio risveglio loro sarebbero dovuti essere ancora dormienti. Entrai nel mio letto sperando che il viaggio e le analisi sarebbero andate bene, avrei reso finalmente fiera la mia famiglia di me.
14 Marzo 1935, Mannheim
Ero arrivata già da un giorno qui a Mannheim e il luogo in cui entrai accompagnata da mio padre era cupo e freddo. Oggi avrei dovuto fare le cosiddette analisi, non lo mostravo ma avevo paura, mio padre al mio fianco indossava il suo completo elegante e tutta la sicurezza del mondo, io invece provavo a mascherare la mia insicurezza con la serietà. "È pronta per le analisi?" chiese un uomo in divisa con uno sguardo che non ammetteva repliche, mio padre annuì "Seguitemi" impose sempre freddamente l'uomo che non poteva essere più grande di George, lo seguimmo in una stanza completamente bianca con un lettino da ospedale al centro, un altro uomo -probabilmente un medico- mi diede qualcosa con cui cambiarmi indicandomi con il braccio teso una tendina logora e consumata. Non obiettai e mi cambiai, mi guardai intorno subito dopo essermi cambiata cercando lo sguardo di mio padre che però era andato via, lasciandomi sola. Mi stesi sul lettino e mi iniettarono qualcosa che mi fece piano piano crollare in un sonno profondo. La mia mente sembrava andata in pausa, sentivo degli aghi entrare nella mia pelle e tirare fuori del sangue, mi iniettarono qualcos'altro subito dopo. Un forte bruciore si propagò per tutto il corpo, se non fossi stata addormentata avrei di sicuro urlato.
Sentii le palpebre più leggere così cercai di aprirle, mi guardai intorno rimanendo spiazzata. La stanza in cui mi trovavo era piccola, sembrava una cella, non riuscivo a muovermi granché sicuramente a causa di ciò che mi avevano iniettato; mi soffermai sulle pareti che mi circondavano erano sporche di solo Dio sa cosa, da una piccola finestrella capì che era sera in quando il sole era calato, oltre la porta in metallo sentivo delle voci lontane, segno che non ero sola ma nessuna di quelle la potevo associare ad un volto, mi voltai sul lato sperando di trovare mio padre, ma lui non era lì, le valigie erano sparite così come il suo cappotto, mi aveva lasciata sola in quel posto freddo e sporco.
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A dream or a destiny?
Fanfictiontratto dalla storia: "Non so dove mi trovo ma questi esperimenti mi stanno distruggendo psicologicamente ma non interessa a nessuno. Mi iniettano sieri e liquidi nelle vene, mi torturano e distruggono ogni parte del mio corpo. Mi chiamano esperiment...