|29| Hey mama

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22 Novembre 2016, New York

"Hey hey tutto ok?" mi svegliai di colpo da un incubo, più che un incubo era un ricordo. "Evelyn? Tranquilla" le braccia di James mi strinsero a lui, mi accarezzò i capelli cercando di farmi calmare ma non sempre riusciva nel suo intento. "James...io..." mi strinse più forte contro il suo corpo. E cercai di addormentarmi, provando a non ricordare nient'altro.

"солдат" Nikolai mi richiamò subito dopo aver pronunciato quelle parole, non sapevo cosa volesse farmi fare questa volta. "здесь, чтобы служить" dissi ormai senza avere il controllo del mio corpo. Salii sull'aereo con il resto degli agenti. "Dove stiamo andando?" chiese uno dei essi "Brooklin" risposi fredda.
Dalla Siberia a Brooklin il viaggio fu lungo ma arrivammo e la missione ebbe inizio. Era il 1946, la guerra era terminata da poco più di un anno e io ero lì pronta per iniziarne un altra. Bussai alla porta di quella casa a me così familiare, una donna mi aprì con le lacrime agli occhi "Evelyn" sussurrò "Bambina mia" mi abbracciò facendomi entrare nella piccola casa "Charles! George! Scendete" urlò la donna attirando i due uomini nel salotto, mi guardarono entrambi stupiti "Evelyn...cosa ci fai qui?" chiese Charles, quello non era mio padre, non più. "Mi hanno mandata a casa, ma non sono sola. Ho degli amici con me" dissi facendo capire all'uomo degli altri agenti partiti con me "George, tu non parli?" mio fratello aveva contribuito a torturarmi nei laboratori e adesso toccava a me. Mi voltai verso la porta sentendo bussare facendo entrare gli altri agenti. "Evelyn cosa sta succedendo? Chi sono questi uomini?" chiese la donna spaventata mentre gli agenti che erano sotto i miei ordini si avvicinavano ai due uomini nella stanza. "Siediti mamma, adesso ti spiego cosa mi è successo e cosa centrano tuo marito e tuo figlio con questo" dissi indicandole il tavolo sedendomi davanti a lei "Nel 1935 sono partita per Mannheim ascoltando il volere di Charles. Da quell'anno mi hanno resa così. Un soldato, e George rideva quando mi torturavano. Tuo marito mi ha venduta e tuo figlio mi torturava. Adesso è ora che paghino" mi alzai e mi avvicinai ai due che erano in ginocchio davanti a me "Che bello vedere ciò che sono diventata vero papà? Cosa sono diventata grazie a te ti rende fiero? Finalmente uno dei tuoi figli verrà ricordato, ma sorpresa non sarà George" sorrisi al ragazzo prendendo la pistola.

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