|2| I hate everything

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22 Marzo 1938, Base sconosciuta

Se la me di adesso avesse saputo tre anni fa che mio padre facesse parte di questa cosa che mi usa come cavia da esperimenti non avrei mai accettato. È tornato a trovarmi circa due mesi fa, mi ha raccontato che mi hanno data per morta, mia madre e mio fratello erano sconvolti, mio padre sapeva tutto sin dall'inizio ma ha preso parte alla recita, mi mancava tutto della mia vecchia vita. Hanno spostato i loro esperimenti da un'altra parte dell'Europa cercando di nascondere le cavie come me e soprattutto i loro esperimenti che molto probabilmente sono illegali. Ormai ho perso la cognizione dello spazio, non so dove mi trovo e questi esperimenti mi stanno distruggendo psicologicamente ma non interessa a nessuno, mi iniettano sieri e liquidi nelle vene, mi torturano e distruggono ogni parte del mio corpo. Mi chiamano esperimento A-518, non so a cosa corrispondono queste lettere ma cerco ogni notte di ricordarmi da dove vengo e soprattutto cerco di immaginare di essere nel mio letto, nella mia stanza, a casa mia.

"A-518 è il nostro soggetto più riuscito" il medico che ha iniziato a fare esperimenti su di me parlava con un altro uomo, li ascoltavo ancora sotto il leggero effetto del sonnifero che mi avevano iniettato poco prima "Quanti anni ha?" chiese l'uomo al medico "Ha 20 anni, ma è arrivata qui a 17" le voci si facevano più chiare e capii chi era il medico che parlava di me all'altro individuo nuovo per me. Il dottor Zola e i suoi aiutanti mi stavano trasformando giorno dopo giorno "Dr. Zola in cosa la state trasformando? E in cosa consiste questo progetto di cui mi ha parlato?" mi accorsi dell'accento dell'uomo, anche se parlava in inglese aveva un forte accento russo "Stiamo provando a creare il soldato perfetto, lei è solo uno dei tanti esperimenti, quasi tutti falliti lei è quella più promettente fin ora" disse il dottore all'altro uomo, riuscii finalmente ad aprire gli occhi facendo voltare verso di me il dottore e l'uomo russo. "È sveglia A-518. Bentornata tra i vivi" disse Zola sorridendo. Che vuol dire? Cosa mia hanno fatto? Staccarono le cinghie dai miei polsi e dalle caviglie. Un altro uomo mi aiutò ad alzarmi sotto ordine di Zola, non riuscivo a reggermi in piedi "Venga signor Mikhailov, le mostro ciò che A-518 è capace di fare" una donna mi scortò in una stanza che probabilmente era un secondo laboratorio in cui non avevo mai messo piede "Dr. Zola cosa mi sta mostrando?" chiese il russo. Vidi quella macchina, quella dei miei incubi. Mi dimenai tra le braccia della donna, quella macchina dava scariche elettriche al mio corpo. Mi legarono a quella macchina, due placche di metallo si mossero e si attaccarono alla mia testa "Vi prego...no" dissi con voce flebile, le scariche arrivarono e le mie urla riecheggiarono nella stanza, forti come non mai. Sembrava come se volessero friggermi il cervello. Quando la tortura terminò guardai i due uomini "Una delle operazioni che abbiamo fatto alla ragazza è stata l'istallazione di placche di metallo nel cervello, così facendo la macchina trasmette scariche elettriche così da renderla più docile" i miei occhi erano velati dalle lacrime. Odiavo tutto quello e odiavo mio padre per avermi portato qui.

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