13 Marzo 2013, Brooklin
La tazza del the caldo che ho davanti a me in questo bar isolato bel bel mezzo della città mi trasmette tranquillità. Probabilmente si sarà raffreddata da quando me l'anno servita, i troppi pensieri che invadono la mia povera testolina. Da quella notte gli incubi sono quasi del tutto spariti, nella scatola della mamma non c'è una sola foto della nonna ma solo di sua sorella, con le amiche o con il fratello. C'era anche un quadernetto che utilizzava da diario, le date erano tutte diverse e scriveva solo quando stava per scoppiare. In questo quadrenetto c'era una foto che segnava la pagina,una foto di Evelyn con un ragazzino magrolino e bassino, metteva molta tenerezza. Quel diario era riposto nella mia tracolla non avevo voglia di uscirlo ora da lì avrei potuto perdere qualcosa. Mi alzai e pagai il the che era intatto nella tazza, l'unico posto che mi avrebbe aiutato a scoprire qualcosa era la biblioteca storica della città.
Misi piede fuori da quella biblioteca con ancora più domande. Senza rendermi conto della strada che stavo percorrendo mi trovai davanti casa di June, senza pensarci troppo la chiamai e la feci scendere con un cambio per la notte. La aspettai fuori e ci dirigemmo entrambe a casa mia. Sulla strada del ritorno un ragazzo si avvicinò "Hey bellezze! Vi va di fare un giro??" disse barcollando facendo comparire sul mio volto un espressione schifata "No" rispose con un sorrisino June "Nessuno mi dice di no" ci puntò un coltellino pieghevole. Glielo sfilai e gli diedi un pugno sul naso facendolo accasciare a terra, chiusi il coltellino e glielo buttai vicino trascinando via June da lì. "Non dirlo a nessuno e non andare in escandescenza" lei annuii e silenziose entrammo nel cortile di casa mia. "Ma- chi è quest'uomo?" chiesi appena entrata a casa alla mamma che mi aspettava in salone "È un mio amico, stava andando via. Oh ciao June" salimmo le scale e ci cambiammo. Avevo già visto quell'uomo, veniva a trovarci sin da quando ero piccola.
"June. Ho bisogno di dirti una cosa" dissi mentre lei era con il cellulare che lasciò subito incominciando a guardarmi. Mi alzai e le feci vedere la foto di Evelyn, spalancò gli occhi "Sei tu!!!" esclamò facendomi sorridere "No, non sono io. È la sorella della nonna. Ti presento la mia doppelgänger June, Evelyn Aradia Haussmannin" osservò la foto e la mise di fianco al mio viso "Amore mio siete uguali. Sicura di non essere un vampiro??" disse seria facendomi sorridere e scuotere la testa. Mi porse la foto che io misi a posto, mi risedetti lì difronte a lei che continuò a farmi domande su domande.
"A-518 come sta andando l'addestramento?" chiese la voce dell'uomo russo "Benissimo" lui annuì "Il dottor Zola vuole vederti" disse mentre continuavo a tirare pugni al sacco da boxe "Zola aspetterà, vuole che impari ad utilizzare la mia forza? Allora lo farò" dissi con il fiatone per l'allenamento "Vuole vederti adesso o ti rimetterà nella criostasi" strabuzzai gli occhi fermandomi all'istante "Sono stata criostizzata per decenni ad intervalli. Adesso vuole farmi diventare un ghiacciolo centenario? Non ci penso proprio." uscii dalla specie di palestra nella base in cui mi trovavo. "Dottor Zola voleva vedermi?" chiesi guardando l'uomo che anni prima aveva trasportato il suo cervello nei computer "Come vanno gli allenamenti A-518?" chiese con quel suo accento strano "Bene dottore, sono forte e sto bene" dissi cercando di non far trapelare nessuna emozione. Due uomini mi presero dalle braccia e mi bloccarono "Criostasi. Ora."
Mi risvegliai di scatto, gli incubi erano tornati. E la mia testa scoppiava, non riuscirò più a dormire.
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A dream or a destiny?
Фанфикtratto dalla storia: "Non so dove mi trovo ma questi esperimenti mi stanno distruggendo psicologicamente ma non interessa a nessuno. Mi iniettano sieri e liquidi nelle vene, mi torturano e distruggono ogni parte del mio corpo. Mi chiamano esperiment...