Capitolo 32

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ANNABETH'S POV

Mentre io, Percy, Piper e Jason ci dirigevamo da Starbucks, ebbi l'impressione che Percy stesse cercando di perdere tempo. Ad esempio, durante il tragitto ci disse di aspettarci mentre si allacciava le scarpe per nove volte, per undici volte si fermò all'improvviso per strada dicendo che fosse inciampato e per diciotto mi disse di guardare in direzione di qualcosa, come una decorazione natalizia, o un edificio. Percy che fa attenzione agli edifici per strada? Di solito è il mio ruolo far notare agli altri degli edifici particolari... Poi come poteva essere possibile che i lacci delle sue scarpe si sciogliessero così spesso? O che inciampasse così frequentemente?

La risposta era una: doveva perdere tempo e non aveva molta fantasia per le scuse da trovare, quindi ripeteva sempre le stesse decine di volte.

Arrivati finalmente da Starbucks -dopo trentotto "pause" per strada a causa di Percy-, ci sedemmo su dei divanetti, perché il mio ragazzo ci trascinò dicendo: "Annabeth voleva la cioccolata e il divano, giusto? Accontentiamola".

"Però volevo anche il libro" mi lamentai, scherzando.

"Che te ne fai di un libro, quando sei in compagnia di persone così simpatiche?"

"Hai ragione. Jason e Piper sono proprio simpatici"

"Sei impossibile"

Lui mi guardò esasperato. La nostra "conversazione" si concluse quando arrivò il cameriere, un ragazzo che avrebbe potuto avere circa la nostra età, alto, magro, con i capelli color caramello. Notai che sulla targhetta del nome c'era scritto "Cameron". "Molto interessante" pensai. A cosa serve sapere i nomi dei camerieri? Ti devono portare solo da mangiare, no? Aggiunsi mentalmente questo dubbio che mi era venuto alla lista delle tante cose stupide a cui non trovavo risposta.

"Ciao ragazzi, che cosa prendete?" chiese in tono amichevole.

"Io prendo una cioccolata calda" risposi.

"Okay, perfetto" disse, mentre appuntava sul blocco note. "E... Come ti chiami?" chiese sempre con il suo tono gentile e fin troppo amichevole, e sembrava molto interessato alla risposta.

"Ehi, amico! Lei è la mia ragazza!" intervenne subito Percy.

"Percy!" lo fermai mentre si stava già alzando, toccandogli il braccio "Gli serve solo per segnarlo sul bicchiere, vero?".

"Sì. Tranquillo, amico... Non è mio interesse provarci con le clienti" rispose con il suo tono molto amichevole, ma questo mi fece pensare che il suo interesse principale nel lavorare in quel posto fosse proprio provarci con le clienti. A dare ragione alla mia supposizione, fu proprio il modo in cui mi guardò dopo quella affermazione.

"Comunque mi chiamo Annabeth"

Ricambiai il suo sguardo malizioso con uno che al 30% era un "Levati di torno", al 20% "Sei un maiale", per un altro 20% "Che vuoi da me?", e al restante 30% era un "Sono-felicemente-fidanzata-con-il-ragazzo-per-cui-avevo-una cotta-da-quando-ero-piccola-che-è-di-fronte-a-te-quindi-smamma". Sperai di avergli fatto capire, ma a quanto pare non ero stata abbastanza chiara, perché continuò a guardarmi ancora più intensamente, allora distolsi completamente lo sguardo.

"Ehm... Per me un muffin... E... Mi chiamo Jason, se ti può interessare" disse infine Jason, interrompendo la scena di silenzio imbarazzante che si era creata.

Cameron riprese a scrivere sul blocco note, poi guardò Piper per chiedere cosa volesse allo stesso modo di come aveva guardato me fino a qualche secondo prima e capii che ponesse il suo sguardo da ragazzo "simpatico e figo" a qualunque essere vivente con cromosomi XX di età compresa fra i 15 e i 18 anni che varcasse l'ingresso del locale.

I still need you ~ PercabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora