Capitolo 25

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POV PERCY

Quel cretino di Travis Stoll continuava a parlare ad Annabeth in tono minaccioso, criticando il ragazzo che doveva accompagnarla al ballo, neanche sapendo chi fosse...

Avevo ira che mi usciva da tutti i pori: quel tizio stava minacciando Annabeth e criticando me.

Jason provò a fermarmi, ma non ci riuscì. Lo colpii con un pugno in faccia talmente forte che per poco non svenne.

Per un attimo fui soddisfatto di avergli piazzato un gancio sulla mascella. Ma me ne pentii subito dopo.

Cosa avevo appena fatto? Mi ero lasciato prendere dalla rabbia un'altra volta? Quando le persone che amo vengono toccate impazzisco e non ragiono più. Mi ero fatto espellere da metà delle scuole che avevo frequentato per le risse. Molto spesso erano per difendere i miei amici che venivano attaccati dai bulli, ma la colpa ricadeva sempre su di me, perché ero io il ragazzo delle risse. Avevo il curriculum scolastico pieno di espulsioni e molto probabilmente se ne sarebbe aggiunta un'altra entro poche ore, se non minuti...

Guardai Annabeth. Mi stava guardando anche lei, ma non come al solito: era come se fossi un mostro, cosa che in realtà ero. Non riuscivo a sostenere il suo grigio sguardo, quindi lo alternavo da lei a Travis, sentendomi incredibilmente in colpa.

Mi resi anche conto di aver reso pubblica la mia relazione con Annabeth, ma quello era il minore dei problemi in quel momento.

Inizialmente, ad assistere la scena, arrivarono solo i ragazzi più vicini, poi, però si aggiunsero anche i professori. Ovviamente c'era stata una marea di testimoni, quindi non sarebbe servito a nulla cercare di difendermi e non lo volevo neanche: me lo meritavo.

Avevo quasi fatto svenire un ragazzo, per poco non aveva sbattuto la testa a terra cadendo dal mio pugno e non ero giustificato dal fatto che stesse infastidendo Annabeth, perché la stava solo infastidendo, mentre io gli avevo dato un pugno in faccia. Per quello che riguardava gli altri, ero solo uno che ha preso a pugni un ragazzo che non aveva fatto niente di male.

Quando i professori mi mandarono dal preside non obiettai.

Non volevo essere espulso dalla scuola dove andavano i miei amici e la mia ragazza, ma in realtà me lo meritavo.

Appena entrai nello studio del preside, quest'ultimo non fu sorpreso di vedermi: praticamente mi spedivano lì ogni settimana.

"Ah, ciao Jackson... Cosa hai combinato oggi?". Ormai mi parlava come se fossimo migliori amici.

"Salve Preside Brown... Ehm... Ho dato un pugno in faccia ad un ragazzo...". Il preside fece una strana espressione. Continuai: "Sono consapevole di star causando diversi problemi alla scuola da settembre e se vorrete espellermi, non protesterò" dissi.

"Jackson, raccontami prima cosa è successo e le tue motivazioni... Non posso espellerti senza sapere il tuo punto di vista".

Quando finii di raccontare tutto, il preside Brown sentenziò: "Jackson, non posso espellerti dato che tu mi stai dicendo che Travis Stoll stava minacciando la tua amica Annabeth Chase. Sarai punito, ma non espulso... Ah, e poi dovrei fare una bella chiacchierata con il signor Stoll quando uscirà dall'infermeria...".

Non saprei dire quante volte ripetei la parola "Grazie" prima di uscire definitivamente dalla presidenza.

Non ero mai stato più felice di aver avuto una punizione. Perché "punizione", in quel caso era un'abbreviazione di: ritieniti fortunato se non sei ancora stato espulso, e io mi ritenevo molto fortunato.

A mensa, la situazione fu abbastanza strana, perché ormai tutta la scuola sapeva di me e Annabeth, ma noi non sapevamo come comportarci. Io non sapevo se comportarmi con lei come "una coppia", ma a quanto pareva lei non voleva, perché sembrava piuttosto fredda e distaccata da me. Lei era molto contraria alla violenza, a meno che non fosse necessaria, quindi capivo benissimo che non le piacesse quello che avevo fatto poco prima.

I still need you ~ PercabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora