Capitolo 19

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PERCY'S POV

Durante le noiose ore scolastiche mi chiesi come invitare Annabeth al ballo per un bel po', ma poi ebbi un'idea geniale.

Finita la punizione, mi diressi di corsa a Central Park per parlare con lei.

Arrivato al parco, vidi dei boccoli dorati su una panchina. Mi avvicinai e vidi Annabeth scrivere dei messaggi al cellulare, tanto concentrata da non accorgersi della mia presenza, quindi decisi di avvicinarmi da dietro silenziosamente per poi coprirle gli occhi con le mani e poi dirle: "Chi sono?".

"Ma che...? Ah, ciao Testa d'Alghe! Com'è andata la punizione?" suoi occhi si illuminarono quando rise, il che mi fece sorridere come uno stupido, come al solito.

"È stata molto noiosa, ma oggi era solo il primo giorno di una luuunga settimana..." risposi mentre giravo attorno alla panchina per sedermi.

"Comunque... Percy ti volevo ringraziare per quello che hai fatto per me oggi..."

"Ehi, non devi ringraziare me: ho fatto solo ciò che era giusto fare, più che altro dovresti insultare Luke con tutte le parolacce esistenti..." risposi, finendo la frase in una risata un po' amara.

"Hai ragione, ma... ti volevo ringraziare comunque perché in pochi avrebbero di coraggio di farlo..." disse guardando il mio livido sull'occhio e il taglio sul sopracciglio.

"Non avrei mai permesso a quel bastardo di metterti le mani addosso..." risposi cercando di essere dolce, poi continuai con tono minaccioso: "Dovrà prima passare sul mio corpo".

Annabeth, non rispose, ma mi guardò tristemente, allora cercai di cambiare argomento.

"Allora... come va a scuola? Da quando ti hanno cambiato l'orario non ti vedo tanto a lezione..."

"Ehm, bene, credo... A te, invece?"

"Beh, a parte la punizione di una settimana che ho ricevuto per colpa di uno stronzo che cerva di farti del male? Benissimo come sempre..." dissi sarcastico.

Annabeth rise e io non potei fare a meno di ammirare i suoi occhi grigio tempesta che si illuminavano, diventando di un grigio più chiaro, "meno temporalesco" pensai.

Chiacchierammo come non facevamo da un po', mi mancava.

Mi mancavano le sue battute ironiche sui miei capelli disordinati, mi mancava il modo in cui mi chiamava "Testa d'Alghe", mi mancava il suo sorriso, le sue risate... Eppure, era passata solo una settimana in cui non ci eravamo parlati molto.

Non osai immaginare cosa sarebbe successo se avessi fatto un passo falso con lei invitandola al ballo e lei non avesse ricambiato i miei sentimenti.

Per essere sicuro di non sbagliare avevo escogitato un "piano" che decisi di attuare.

Durante la discussione sul peggior professore di tutti i tempi, in cui stavamo scegliendo tra la professoressa Dodds (di matematica) e il professor D (di educazione fisica), le dissi: "Comunque... Ti dovrei parlare di una cosa importante...".


ANNABETH'S POV

"Comunque... Ti dovrei parlare di una cosa importante...".

Era arrivato il momento che speravo non arrivasse mai in quella conversazione così bella.

Nei giorni in cui cercavo di evitarlo, mi era mancato il mio migliore amico. Era così divertente parlare con lui: mi sentivo libera di essere me stessa e di non essere giudicata, di potergli dire tutto quello che volevo senza imbarazzo -tranne il fatto che mi piacesse, ovviamente-. Perché avevo rovinato tutto? Perché non ero stata capace di sopprimere i miei sentimenti in una scatola, chiusa in un'altra scatola, all'interno di un armadio in una polverosa soffitta? Perché?

I still need you ~ PercabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora