Capitolo 35

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PERCY'S POV

Fare il plum-cake con Annabeth, in realtà, era stata solo una scusa per divertirmi a prenderla in giro e scherzare.

Certo, volevo fare il dolce anche per dimostrare a mia madre che ero capace di cucinare senza far andare a fuoco la cucina, ma questa era una motivazione secondaria.

Mentre Annabeth si accingeva a leggere la ricetta, io presi dal cassetto un ridicolo grembiule bianco con la scritta blu, che diceva: "Il miglior cuoco sono io" e lo indossai.

Mi avvicinai a lei da dietro per metterle le mani sulla vita e spaventarla, ma lei, un po' scocciata, disse: "Cosa vuoi? Stavo leggendo la ricet...".

Si girò nella mia direzione e si interruppe, quando si rese conto che indossavo quel ridicolo grembiule, poi lesse la scritta e mi guardò con le sopracciglia aggrottate, mentre probabilmente pensava a quanto fossi stupido. E aveva ragione.

"Sei un cretino"

"Sì, ma sono un cretino molto carino" affermai sicuro, con il fare da saccente. Poi aggiunsi sorridendo: "e poi, sono il miglior cuoco", citando il grembiule.

Mi guardò divertita, con le sopracciglia aggrottate, poi batté la testa sul mio petto, come di solito si fa su un muro e non potei fare a meno di ridere.

Dopo un po' che aveva la testa appoggiata al mio petto, disse: "Dai, dobbiamo fare questo plum-cake, Testa d'Alghe".

"Va bene..."

"Prendi le due uova dal frigo... E pesa sulla bilancia 200g di farina" disse, mentre leggeva ancora la ricetta.

"Perché devo essere ai tuoi ordini, Sapientona?" chiesi io.

"Perché è ovvio che io sono il capo chef e tu il mio assistente"

"E se facessimo al contrario?"

"Mi dispiace, ma io non sono l'assistente di nessuno"

"Beh, nemmeno io" dissi, mentre prendevo comunque il pacco di farina in mano e aprendolo.

"Ti ci dovrai abituare" disse lei, non notando che stavo mettendo una mano nel sacchetto di farina. "Dai, adesso pesa quella far... Che stai fac...?"

Venne interrotta dal mio lancio della farina contro di lei, che le sporcò tutta la maglietta.

Mi guardò come se volesse uccidermi. Anzi, voleva letteralmente uccidermi.

"COSA HAI FATTO?!" urlò.

"Scusa... mi è caduta la farina che stavo mettendo nella ciotola... accidentalmente sulla tua maglietta" dissi scherzoso.

"Bene. Ti ripagherò con la stessa moneta"

Mi tirò il pacco di farina dalle mani e ne prese un po'. Volevo scansarmi, ma non fui abbastanza veloce, quindi mi ritrovai con una bella pioggia di farina tra i capelli.

Questa volta fui io a guardarla come un assassino.

"Allora il gioco funziona così, eh?"

Presi altra farina e gliela tirai sul braccio: a differenza sua, avevo avuto pietà per i capelli, ma lei non fu tanto clemente e mi tirò la farina sulla maglietta, ma mi scansai e mi finì sul braccio.

Continuammo con il botta e risposta per altre due o tre volte, finché Annabeth non ebbe l'idea geniale di prendere la ciotola -ancora vuota, perché non avevamo neanche iniziato a pesare gli ingredienti- dal tavolo e di mettermela in testa a mo' di casco, esattamente come quella notte in cui aveva dormito a casa mia, quando si era appena trasferita.

I still need you ~ PercabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora