Avvertenza:
Possibilità di sentire un lieve crack nel petto leggendo le successive pagine.
Il lettore è stato avvisato, quindi nel caso necessitasse di un cardiologo, si prega di non incolpare l'autrice, perché la responsabilità non è sua se il lettore ha deciso di rischiare.
Si ringrazia il lettore per l'attenzione e l'autrice si augura che il dolore al petto sia molto forte.
PS: possibile odio per uno dei personaggi (e per l'autrice).
ANNABETH'S POV
Martedì 19 gennaio, Half – Blood High School (Manhattan), ore 11:31.
Era appena suonata la campanella del cambio d'ora e nella successiva avrei avuto lezione di fisica.
Perché è importante saperlo?
Perché era una delle poche lezioni che io e Percy avevamo in comune nell'orario.
Era un'occasione per potergli parlare.
Purtroppo, non ci riuscii prima della lezione perché arrivò in ritardo, ma dovevo farlo dopo. Aspettai tutta l'ora, lanciandogli occhiate timide ogni tanto e mi sembrava di essere tornati indietro nel tempo, a quando prima di metterci insieme non sapevamo di avere dei sentimenti reciproci.
Ero nervosa, molto nervosa. Quello che stavo per dirgli avrebbe potuto far terminare la conversazione in una serie di insulti o in un bacio di "ritorno insieme". Mi mancavano i suoi abbracci, le sue battute, i suoi baci come l'ossigeno in quel periodo.
Più i minuti della lezione passavano, più perdevo convinzione nel fargli il "discorso".
Mi venivano sempre più dubbi, del tipo: "Se è stato lui il codardo, perché devo essere io a parlargli?". Mi rispondevo dicendo che non doveva funzionare così: non dovevo pretendere delle scuse per qualsiasi cosa, anche perché anche io dovevo farmi scusare per diversi motivi. Quando era ubriaco, aveva detto che era tutta colpa sua, ma non era vero e dovevo farglielo sapere.
Alle 12:30 suonò la campanella per la fine delle lezioni prima del pranzo.
Mi appoggiai la schiena al muro fuori dell'aula ad aspettare Percy vicino alla porta, per fermalo e parlargli.
Ormai erano usciti tutti dall'aula e doveva esserci solo Percy in classe. Mi chiesi perché ci mettesse tanto, allora mi accostai alla porta per "sbirciare" e capire che stesse facendo senza farmi vedere da lui. Con l'allontanarsi delle altre persone, iniziai a sentire due voci.
Vidi una ragazza dai tratti ispanici insieme a lui. Non la conoscevo di persona, ma essendo la presidentessa del comitato studentesco, non potevo non conoscere il suo nome: Reyna Ramirez-Arellano. Già dal suo nome si poteva capire che avesse origini sudamericane, ma lo mostrava anche essendo una ragazza alta, snella, con la pelle leggermente scura e i lunghi capelli neri, quasi sempre sistemati in una larga treccia poggiata su una spalla.
Per poco non urlai per il mio stupore nel vedere quella scena, ma mi misi la mano sulla bocca e decisi di nascondermi dietro il muro, per non rischiare di farmi vedere, ma ascoltare e basta.
"... Allora, quando ci vogliamo vedere?" chiedeva lui.
Non che fossi una ragazza iper-gelosa, ma quando il tuo ex ragazzo con cui credi di avere ancora qualche speranza chiede a qualcuno di "vedersi"... Beh, diciamo che un piccolo crack nel petto lo sente anche la persona meno gelosa del mondo...
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I still need you ~ Percabeth
Hayran KurguLe giornate della mia vita erano tutte uguali e si svolgevano quasi sempre allo stesso modo, ma a me piaceva, non volevo che cambiasse una sola virgola. Ma nella mia vita, a cambiare, non fu solo una semplice virgola. Mi chiamo Annabeth Chase e vi r...