Capitolo 15

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Cameron
Mi strinse la mano, ancora chiusa attorno alla maniglia, sbattendo di nuovo la porta.
-Non te ne andare.- sussurrò quasi costringendomi a togliere la mano, facendola posare sul mio stesso petto e continuando a stringerla con la sua.
"Non stringermi in quel modo, come se fossi disperato", pensai, come se i miei sentimenti non fossero già abbastanza in conflitto. Sentivo il cuore pulsarmi nelle orecchie.
-Lasciami stare.- insistetti divincolandomi dal suo abbraccio, voltandomi un po' verso di lui solo per riuscire a scappare dalla sua presa.
"Tanto ora lo so che era tutto nella mia testa, ho visto la tua espressione."
-Guardami. Non te ne andare. Guardami.- insistette tentando di prendermi il viso.
-Smettila.-
-Mi dispiace. Non volevo ferirti così.- disse quasi in un sussurro, accarezzandomi il viso e attirandomi a sè, mentre tentavo di allontanarmi da lui e di evitare a tutti i costi il suo sguardo.
-Cam, ti prego.- continuò con voce debole, baciandomi solo per un secondo.
Non riuscii a trattenermi dal guardarlo negli occhi.
"Smettila di guardarmi in quel modo..."
Mi baciò ancora, ma girai la testa, guardando altrove.
Si aggrappò alla mia maglietta, ma mi sembrò si stesse aggrapando al mio cuore. Mi osservò per un paio di secondi. Stavo ancora tentando di spingere le braccia contro il suo petto, come per allontanarlo, ma sempre con meno convinzione. Non mi piaceva vederlo così, ma avevo bisogno di mettermi al primo posto, stavolta. Mi prese il viso con entrambe le mani, costringendomi a tornare a guardarlo. Sembrava spaventato e agitato.
-Lo sai cosa provo per te. Non farmelo dire ad alta voce, ti prego.-
Sentii di nuovo il battito cardiaco aumentare. Forse fu il suo tono di voce così disperato, o la sua espressione preoccupata, o magari i suoi occhi così sinceri e colmi di amore, come ero abituato a vederli io, o semplicemente ciò che aveva detto, ma sentii tutta la rabbia svanire in un istante.
Se avesse usato quelle stesse parole in un altro momento, con un'altra espressione e in un posto diverso, forse non mi sarei sentito così sollevato e felice. Eppure adesso mi sembrava di aver fatto tutto quel casino per niente, di aver dubitato dei suoi sentimenti solo per capriccio.
Rilassai le braccia, smettendo di premerle contro il suo petto, ricambiando il suo sguardo, ora più dolce e speranzoso. Tentò di baciarmi ancora, lentamente, come per paura di farmi cambiare di nuovo idea. Lo osservai mentre mi baciava, ancora stupito dal modo in cui si era appena comportato.
Mi accarezzò i capelli, posando le dita sulle mie labbra.
-Lo so che dirlo così non basta, però... proverò ancora, se mi dai tempo. Se sei arrabbiato non ti tocco più, ma non te ne andare.- continuò baciandomi altre due volte, e scrutandomi il volto come per cercare di capire cosa stessi provando.
"Se fai così non resisto...", pensai ancora.
-Dimmi almeno che vuoi stare con me.- dissi allora, quasi a bassa voce.
Spalancò un po' gli occhi, forse grato del fatto che gli avessi risposto e che gli stessi dando l'occasione di farmi tornare in me.
-Certo che voglio stare con te.- rispose subito con un'espressione dolcissima e uno sguardo intenso, ancora un po' sofferente.
Avvicinai di più la testa alla sua, portando entrambe le mani sulle sue spalle, poi sul viso. Mi baciò subito, piano, passandomi le dita tra i capelli. Sospirai sulle sue labbra, attirandolo a me ancora di più, guardandolo di tanto in tanto. Ci baciammo a lungo.
-Però non te ne andare.- sussurrò ad un tratto, tra un bacio e l'altro.
Mi misi a ridere, egoisticamente felice che si fosse preoccupato così tanto nel vedermi intenzionato a tornare a casa.
-Smettila di ripeterlo, non me ne vado.-
Sentii il suo corpo rilassarsi del tutto. Accennò un sorriso, con aria sollevata, poi riprese a baciarmi.
Alla fine mi aveva compreso, e si era preoccupato così tanto perchè aveva capito quanto mi avesse ferito vederlo reagire in quel modo. Forse ero troppo debole quando si trattava di lui, forse mi ero fatto convincere di perdonarlo troppo in fretta, ma non me ne fregava niente. L'importante era che provassimo le stesse cose, e anche se non ce lo eravamo detti nel modo in cui speravo, eravamo comunque riusciti a capirci l'un l'altro, e per il momento mi bastava.
-Levatelo questo.- sussurrò ad un tratto, facendo per sfilarmi il giacchetto.
Sorrisi, levandomelo e poggiandolo sul mobile all'ingresso, senza smettere di guardarlo.
"Lo sai cosa provo per te", risentii nella mia testa, mentre mi accarezzava il viso studiandone ogni parte. Aveva ragione, nel profondo lo sapevo.
Ricominciammo a baciarci, ma in modo più intenso, mentre camminavamo verso la sua camera, ridendo e toccandoci dappertutto, senza neanche bisogno di parlare.
-Non eri stanco?- chiesi baciandogli il collo e prendendogli il sedere con entrambe le mani, mentre chiudeva la porta della sua stanza.
-Devo essermi sbagliato.- rispose ridendo, passandomi le dita tra i capelli e baciandomi di nuovo sulle labbra.
Mi tolse la maglietta, poi mi spinse verso il letto, mentre mi baciava il collo e mi accarezzava la schiena, facendomi sedere. Lo attirai a me stringendogli le cosce, accennò un sorrisetto e poggiò le ginocchia sul letto, sfilandosi la maglietta, sospirando quando le mie labbra si posarono sul suo petto. Si fece baciare e mordere per un po', poi mi prese il viso con una mano e si chinò per baciarmi, premendo la lingua sulla mia. Gli strinsi istintivamente il sedere, facendolo girare e sdraiare sul letto con un movimento poco aggraziato, che fece ridere entrambi. Aprì di più le gambe, gemendo piano quando premetti i fianchi contro i suoi. Lo baciai ancora, sulle labbra, sulle guance e sul collo, ma mi fermai quando la sua mano risalì dal mio sedere e mi toccò poco sopra il fianco, stringendomi la carne quasi con dolcezza.
-Devi toccarmi per forza lì?- chiesi quasi a bassa voce.
Lo sapeva perfettamente che era una parte del mio corpo che non mi piaceva.
Sorrise, toccando la stessa zona anche sull'altro lato del corpo.
-Si chiamano maniglie dell'amore apposta.- disse dandomi un bacio a stampo, stringendole ancora.
-Liam, dai.- insistetti mentre mi baciava il collo.
-A me piacciono. E poi guarda che non c'è molto da stringere, alla fine.- rispose tornando a guardarmi negli occhi, ancora con le dita che mi accarezzavano lì.
Invece di sentirmi imbarazzato o a disagio, ero felice. Era vero che quelle dannate maniglie dell'amore erano una delle cose che detestavo del mio corpo, però lui continuava a dirmi l'opposto, guardandomi negli occhi per farmi capire che era sincero, e che non lo diceva tanto per farmi sentire meglio o farmi cambiare idea. Il fatto che gli piacessero davvero mi faceva sentire più rilassato, e magari col tempo avrei imparato ad amare anche quella parte del mio corpo.
-Hai capito?- insistette sorridendo, prendendomi il viso tra le mani.
Sorrisi come uno scemo, poi distolsi lo guardo, ridendo con fare imbarazzato.
-Sì, sì.-
Tirò su la testa, avvicinandola al mio orecchio.
-Sei stupendo.- sussurrò poi, serio.
Sentii un brivido lungo la schiena, mentre il cuore iniziò a saltarmi nel petto.
-L'hai fatto apposta?- chiesi a bassa voce, tornando serio e baciandolo all'istante, spostando il peso del corpo sulle ginocchia per riuscire a togliergli i pantaloni.
-No... È la verità.- rispose quando allontanai il viso dal suo, alzando i fianchi per riuscire a farsi sfilare i pantaloni.
-Ah, sì?- dissi sorridendo, attirandolo a me e strusciando la mia erezione sulla sua.
Sorrise anche lui, passando le dita sul mio petto.
-Aspetta.- disse ad un tratto, quasi col respiro affannato, quando stavo per abbassargli i boxer.
-Che c'è? Vuoi stare sopra tu?-
Accennò un sorrisetto compiaciuto, poi scosse la testa, deglutendo.
-Cosa, allora?-
Impiegò un po' a rispondere.
-Possiamo andare oltre, se vuoi.- disse osservando il mio corpo.
Mi bloccai per un secondo.
-Sul serio? Tu vuoi?-
-Sì, se va anche a te.-
Mi misi a ridere, già al settimo cielo.
-Stai scherzando?-
Cercò di nascondere un sorriso. Gli accarezzai la guancia.
-Non lo stai dicendo adesso solo perchè abbiamo litigato... vero?- chiesi poi, quasi preoccupato. Sembrò stupirsi delle mie parole, poi la sua espressione si fece più seria.
-No, non è per quello. È che... volevo ci venisse naturale e... non so come dirlo, ma mi sembra il momento giusto.- spiegò alzando le spalle, mentre mi passava distrattamente le dita sul petto e sulle clavicole.
Non mi sembrava vero.
-Allora ti va?- chiese poi guardandomi, forse perchè ero rimasto in silenzio a fissarlo.
-Cazzo, sì che mi va.- risposi baciandolo, mentre accennava una delle sue risatine strane.
Quando mi scostai si morse la guancia, ma non perchè era imbarazzato. Sembrava più eccitato di prima, più felice, e aveva assunto un'espressione ancora più sexy.
-Ah, però... non abbiamo nè dei preservativi, nè...-
-L'altro comodino.- disse subito, indicandolo col dito.
Non me lo feci ripetere due volte.
-Nell'ultimo cassetto.- aggiunse quando mi precipitai verso il comodino vicino all'altro lato del letto. Non c'erano solo dei preservativi, ma anche del lubrificante. Alla fragola. Lanciai la scatola di preservativi sul letto, chiudendo il cassetto mentre osservavo il gel.
-Perchè alla fragola?- chiesi con fare divertito.
Alzò un sopracciglio, mentre si tirava su, poggiandosi allo schienale del letto.
-Ma che cazzo ne so?-
Scoppiai a ridere, avvicinandomi di più a lui.
-Ce n'erano troppi in farmacia.- spiegò poi, ridendo a sua volta.
-Quando li hai comprati?- chiesi confuso.
Gli venne di nuovo da ridere.
-Un paio di settimane fa. Per quando mi sarei sentito pronto.- rispose scrollando le spalle.
Io non ci ero andato neanche una volta a comprare i preservativi. Mi immaginai Liam che entrava in farmacia a scegliere il gel e i profilattici come se niente fosse, fingendo di essere abituato a farlo, senza il minimo imbarazzo. Quando si parlava di sesso diventava sfacciato sul serio. Ad un tratto spalancai gli occhi, riflettendo su una cosa.
-Che c'è?- mi chiese subito.
Assottigliai lo sguardo, osservando il modo in cui si era seduto.
-Non ne abbiamo mai parlato, ma... preferisci stare sotto o sopra?-
Aggrottò le sopracciglia, poi ne alzò solo una, sorridendo.
-Intendi se voglio metterlo o -
-Stavo cercando di non dirlo in quel modo, ma sì.- ammisi ridendo. Forse non si sarebbe mai imbarazzato di fronte a niente.
Rimase in silenzio per un po', facendosi più serio. Lo diventai anch'io, in attesa della risposta. Il suo sguardo divenne più dolce.
-Mi stanno bene entrambe le cose, ad essere sincero.-
Spalancai lentamente le palpebre.
"Non riesco a crederci."
-Davvero?-
Annuì, osservandomi con attenzione, poi si morse una guancia.
-Però lo so che sei sempre stato attivo e ti troveresti a disagio a -

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