Liam
-Sei sicuro di riuscire a guidare? Non sei neanche un po' brillo?- mi chiese Aaron con tono sarcastico, mentre andavamo verso le nostre macchine.
-Sì, sì, tranquillo. Non ho toccato neanche una birra proprio per quello.-
Si mise a ridere, intuendo subito a cosa mi riferissi.
Ci voltammo in direzione di Caleb, ancora intento a parlare con Mia e Samuel.
-Devi ridarmi i soldi, ricordatelo.- mi disse poi Aaron mentre aprivo la macchina.
-"I soldi". Detta così sembra che mi hai pagato il college. La prossima volta il dolce e il caffè te li pago io, okay?- risposi fingendo che quel discorso mi irritasse.
Scoppiammo a ridere entrambi, poi mi diede una spinta affettuosa con la spalla.
-'Notte ragazzi!-
Stavolta ci voltammo verso Mia e Samuel, ricambiando il saluto mentre salivano in macchina. Caleb percorse i pochi metri che ci separavano, affiancandosi subito al suo fidanzato.
-Allora, hai controllato la situazione? Il ragazzo è lucido?- chiese subito sorridendo.
-Sì, direi che possiamo lasciarlo tornare a casa.- gli rispose Aaron cingendolo con un braccio e attirandolo leggermente a sè. Si guardarono per un istante negli occhi, sorridendosi a vicenda. Scappò un sorriso anche a me.
-Bene ragazzi, è stato un piacere. Ci sentiamo.- dissi salendo in macchina.
Ricambiarono il saluto, poi Caleb si voltò di nuovo prima di aprire lo sportello della macchina.
-E ricorda quello che ti ho detto! Potrebbe essere un modo come un altro per incontrare una persona speciale!- disse poi alzando la voce, in modo che lo sentissi nonostante i finestrini chiusi. Gli mostrai il mio pollice all'insu, e sapevo che entrambi sapevano che era il mio modo gentile per non prenderlo a parolacce.
Da quando anche Mia si era messa con Samuel e quest'ultimo era diventato parte del gruppo, il fatto che io fossi l'unico single aveva iniziato a pesarmi un po' di più. Caleb e Aaron erano quelli che mi conoscevano meglio, ed erano gli unici a sapere che ero gay. Per molto tempo non avevo capito nemmeno io perchè non volessi accettarlo, ma dopo aver osservato loro due, la situazione mi era stata chiara. Non avevo paura di non essere accettato o stronzate simili, visto che a me non era mai importato nulla di quello che pensavano gli altri. La cosa era molto più semplice nel mio caso, almeno a livello teorico: non volevo sbandierare ai quattro venti il fatto che il mio pisello si svegliasse solo quando si trattava di ragazzi, visto che non ero mai stato innamorato in vita mia. Ripensai a quei due idioti, pazzi l'uno per l'altro, che nonostante i mesi passati insieme, continuavano a guardarsi come il primo giorno. Da una parte ero felice per loro, forse come mai lo ero stato per dei miei amici, ma dall'altra ero tremendamente invidioso di tutto l'amore e della felicità che sprigionavano. Mi faceva male il petto anche quando osservavo Mia e Samuel, ma quando guardavo loro due era peggio. Forse perchè erano due ragazzi e, anche se non l'avrei mai ammesso ad alta voce, desideravo disperatamente quello che avevano loro. Forse avendolo intuito, Caleb da un po' di tempo mi ripeteva che c'erano molti siti di incontri su cui trovare e conoscere ragazzi seri e affidabili, ma io gli avevo detto più volte che una cosa del genere non avrebbe mai funzionato con me. Non essendo un tipo naturalmente socievole e dolce, e odiando di per sè l'idea dietro l'app per incontri, non sarebbe mai potuta finire bene, quindi avevo intenzione di non iniziare proprio.
Perso nei miei pensieri, mi resi conto troppo tardi che la macchina aveva iniziato a fare un rumore un po' strano. Abbassai il volume della radio, prestando attenzione e cercando di capire cosa potesse essere, quando la macchina si fermò all'improvviso.
Spalancai gli occhi, bloccandomi per un istante. Almeno dietro di me non c'era nessuno, anzi la strada era deserta.
-No, eh!-
Tentai di farla ripartire più e più volte, senza il minimo risultato.
-Cazzo!- esclamai dando una testata sul volante, e senza volerlo sul clacson, che di tutta risposta suonò. Così iniziai ad imprecare come un matto, specialmente perchè di motori e cose simili non ne capivo un cazzo, quindi sarebbe anche stato inutile mettermi a cercare il problema da solo.
Presi il telefono, notando che ovviamente si stava scaricando. Era mezzanotte passata, non sapevo se mia madre avesse il turno in ospedale o no, mentre tutti i miei amici erano sicuramente già tornati a casa, visto che io ero quello che abitava più lontano dal ristorante in cui eravamo stati.
Riflettei un attimo su cosa avrei dovuto fare: meglio chiamare qualcuno che potesse venire a prendermi e accompagnarmi a casa, o chiamare un taxi? Solo che poi mi ricordai che i soldi per il taxi non ce li avevo, e quindi aprii la rubrica del telefono. Improvvisamente passò dal sette per cento allo zero. Si spense subito.
Osservai per un attimo lo schermo nero, poi lo lanciai sul sedile del passeggero, facendolo però cadere a terra.
-Ma vaffanculo!- esclamai alzando le braccia.
Dopo aver imprecato ancora, e aver dato un'altra testata al volante, recuperai il telefono, mettendomelo in tasca, poi scesi dalla macchina.
"Che culo, non conosco un cazzo di questa zona", pensai mentre mi guardavo intorno con le mani sui fianchi.
Mi avvicinai ai palazzi sull'altro lato della strada, osservando i vari condomini, i balconi deserti e le poche stanze illuminate visibili attraverso le finestre. Mi addentrai nella via, iniziando a pensare a cosa fare. Suonare ad un citofono a caso e sperare che qualcuno fosse così gentile da farmi usare il suo telefono o il caricabatteria? Continuare a camminare sperando di incontrare un essere umano e chiedergli se ci fosse un bar nelle vicinanze? Chiedere a qualcuno di aiutarmi ad aggiustare la macchina a mezzanotte passata mi sembrava altamente improbabile. Ma, a pensarci bene, erano tutte cose improbabili. Chiunque mi avrebbe mandato a quel paese senza pensarci due volte.
Svoltai l'angolo, continuando a guardarmi intorno, in cerca di non sapevo neanche io cosa. Se camminavo mi sembrava di fare qualcosa di utile, quindi forse era quello il motivo per cui non mi ero ancora fermato. Iniziai a pensare che forse la cosa più sensata sarebbe stata citofonare a un appartamento qualsiasi e chiedere gentilmente di farmi fare solo una semplice telefonata, così avrei detto a mia madre dove ero e le avrei chiesto di venirmi a prendere. Alla macchina avrei pensato il giorno dopo. Stavo per tornare indietro, quando notai una luce giallastra provenire da dietro una saracinesca abbassata solo per metà. Dopo qualche passo, capii che doveva trattarsi di un'officina.
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A bit more
RomanceSpin-off e sequel di "Don't fade away" Espressione perennemente corrucciata, tono da duro e atteggiamento da strafottente: così appare Liam agli occhi di tutti, tranne che a quelli dei suoi migliori amici, Caleb, Aaron, Mia e Samuel. Ha passato dici...