Capitolo 29

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Cameron
Il giorno dopo, in officina, Robert mi salutò quasi di sfuggita, e mi evitò per il resto della giornata. Avevo capito subito che era arrabbiato con me perchè non gli avevo detto di aver fatto pace con papà, nè che aveva intenzione di andare a parlargli. A fine giornata, prima di chiudere l'officina, una volta rimasti soli, avevo cercato di spiegargli tutto, chiedendogli scusa, ma avevamo litigato e basta. Poi lui se ne era andato subito, sicuramente a casa di Eric, e io ero tornato a casa mia. Non ero riuscito a rimanere arrabbiato per molto, in realtà, perchè ogni volta che Liam mi apriva la porta di casa con un sorriso mi scioglievo, rilassandomi completamente. Lo salutai, mi diede un bacio sulle labbra, poi mi fece entrare. Mi chiese com'era andata la giornata, e sbuffai subito, abbracciandolo come se fossi un bambino che aveva litigato col genitore. Gli raccontai della litigata con Robert, del fatto che ora ce l'avesse sia con me che con papà, e che non ero riuscito minimamente a capire come si sentisse nei suoi confronti. Mi confortò, come al solito, rassicurandomi, dicendo che sicuramente sarebbe passata ad entrambi, che Eric avrebbe fatto ragionare Robert e che io sarei riuscito a dare a mio padre abbastanza sostegno da non farlo mollare. Borbottai un "hai ragione", senza smettere di abbracciarlo, che lo fece ridere.
Andai in bagno a farmi una doccia e a prepararmi per la notte, poi tornai in cucina, rendendomi conto che Liam aveva già finito di preparare la cena, tutto da solo. Non mi aveva aspettato perchè voleva che mi rilassassi, che mi godessi la calma che c'era quando eravamo insieme. Era una delle tante piccole cose che faceva per me, senza dire niente. Lo baciai un'altra volta, perchè adesso non avevamo davvero più bisogno di dirle ad alta voce certe cose. Le capivamo lo stesso.
Parlammo della nostra giornata, e mi disse che forse era riuscito a trovare un lavoro. Me lo disse con un sorriso talmente dolce, quasi timido, che ne fui curioso all'istante, anche più del solito. Era uscito a pranzo con tutti i suoi amici, e fin qui niente che non sapessi, perchè me l'aveva detto la sera prima. Avevano mangiato in un posto nuovo, che faceva dei dolci squisiti, talmente tanto che Liam aveva chiesto al cameriere di fare i complimenti a chiunque li avesse preparati, e quello gli aveva detto che i dolci li prendevano da una pasticceria lì vicino. Prima di tornare a casa aveva deciso di andare in questa pasticceria per comprare qualcosa per me, perchè voleva farmi assaggiare quei dolci così buoni. Una volta entrato nel negozio aveva fatto un paio di domande ad una ragazza che ci lavorava, e quella aveva iniziato a parlare tantissimo, sia dei dolci che facevano e di come li facevano che del ristorante a cui li vendevano, e anche di altre cose, forse perchè in quel momento non c'erano altri clienti. Mentre comprava i dolci, Liam aveva notato un piccolo foglio attaccato ad una delle vetrine del negozio con scritto "cercasi personale". Ovviamente, appena aveva chiesto una cosa al riguardo, la ragazza aveva risposto con altre dieci, e con altrettante domande. In pratica, cercavano qualcuno di giovane, anche senza esperienza, ma che fosse in grado di memorizzare e conoscere tutti i loro prodotti in vendita, che servisse i clienti. Però, quando aveva capito che a Liam piaceva anche farli proprio, i dolci, e che ne sapeva parecchio, gli aveva detto che forse, dopo un periodo di prova, avrebbe potuto essere istruito dal loro "capo", come l'aveva chiamato la ragazza, riferendosi alla proprietaria della pasticceria, che quel pomeriggio non c'era. Quindi Liam le aveva lasciato alcuni suoi dati, così avrebbero potuto contattarlo per un colloquio.
-Forse era presto per dirtelo, ma non fa niente. Spero che mi chiamino... Era così gentile, quella ragazza.- disse guardando distrattamente il tavolo, mentre aspettavamo di mangiare i dolci, ancora nelle scatole e appena tirati fuori dal frigorifero.
-Ti piacerebbe proprio lavorare lì, eh?- chiesi, non potendo fare a meno di sorridere, poggiando la guancia su una mano e toccando affettuosamente la sua con l'altra.
Alzò lo sguardo su di me, sorridendo.
-Sì, lo ammetto.- borbottò quasi, alzando le spalle.
-Non l'avrei mai detto.-
Schioccò la lingua, poi rise.
-Sarebbe bello. Avere un fidanzato che fa il pasticcere.-
Si morse la guancia, guardandomi di nuovo, stavolta con un sopracciglio alzato.
-Devono ancora chiamarmi. Devo fare il colloquio. Devo fare il periodo di prova. Devono decidere se posso imparare il mestiere. Lo devo imparare. E poi, forse, potrò fare il pasticcere.-
-Sembra elettrizzante. E stancante.- risposi ridendo.
Distolse lo sguardo. Sembrava quasi nervoso, o preoccupato. Sorrisi un'altra volta.
-Passo dopo passo, si fa tutto. E poi stiamo parlando di te, quindi non devo neanche dirtelo che ce la farai.- dissi poi.
Si mise a ridere.
-Sì, certo.- mormorò, senza guardarmi.
-È vero.- dissi prendendogli la mano.
Alzò gli occhi al cielo, sorridendo solo a metà quando la baciai.
Ci guardammo per un secondo, e non protestò più, rilassandosi.
-Allora, mi fai assaggiare i dolci?-
Annuì subito con un sorrisetto, iniziando a descrivermi quello che aveva comprato, che ci sarebbe sicuramente bastato per tre giorni. Era proprio bello quando parlava di cose che lo appassionavano, quando era convinto che non lo stessi fissando.

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