Capitolo 9

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Cameron
Entrai nel locale, guardandomi intorno alla ricerca di Dom. Quandò alzò lo sguardo dal telefono, notandomi, stavo già andando verso di lui, eppure alzò un braccio agitandolo comunque. Mi misi a ridere, avvicinandomi al tavolo.
-La vista mi funziona ancora bene.- dissi ridendo, togliendomi il giacchetto e sedendomi.
-Era per esprimere tutta la mia felicità.- rispose con tono sarcastico, scrollando le spalle e mettendo via il telefono.
-Visto che il mio migliore amico continua ad uscire con me nonostante il suo ragazzo.- aggiunse poi fingendo di essere commosso.
-Non è il mio ragazzo. E tu sei un cretino.- risposi ridendo.
Sorrise, passandomi il menù.
-Hai già ordinato qualcosa?- chiesi aprendolo.
-Solo qualche fritto come antipasto.-
-Bravo.-
Si mise a ridere.
Rimanemmo in silenzio per un secondo, a guardare il menù.
-A parte gli scherzi, sono contento che non ti sei dimenticato di me nonostante quello che provi per Liam.- disse dopo qualche secondo di silenzio, senza alzare la testa.
-Non lo devi dire neanche per scherzo. Mica mi dimentico di te così facilmente, scemo.-
Il fatto che fossi gay non lo aveva mai infastidito. Glielo avevo detto dopo essere già diventati migliori amici, a sedici anni, perchè prima non ne avevo avuto il coraggio. Mi aveva guardato per un po' e mi aveva chiesto "non hai una cotta per me, vero?". Ero rimasto confuso dalla sua domanda, e anche spaventato, perchè immaginavo che ne sarebbe stato disgustato. "Ho detto che mi piacciono i ragazzi, non che mi piaci tu", gli avevo risposto, preoccupato della sua reazione. Aveva tirato un sospiro di sollievo. "Oddio, menomale. Mi sarei sentito troppo in colpa", aveva mormorato poi. "Perchè?", gli avevo chiesto, ancora più confuso di prima. Mi aveva osservato con una tristezza enorme negli occhi. "Già ho fallito come migliore amico, visto che non mi sono mai accorto che fossi gay e ho insistito a parlarti di ragazze. Se ti avessi anche fatto soffrire per non essermi accorto di altro, non me lo sarei mai perdonato".
Si era preoccupato per me, aveva temuto di avermi fatto stare male nel caso in cui avessi provato qualcosa per lui. Non ne aveva avuto paura e non ne era rimasto disgustato al pensiero. Io gli volevo bene come amico, anzi gli avevo sempre voluto un bene dell'anima, e in quel momento mi ero sentito il ragazzo più fortunato del mondo. Mi aveva accettato così com'ero, non si era pentito di avere me come migliore amico, e anzi mi aveva chiesto scusa per non averlo capito da solo. Mi ero messo a piangere, e ci eravamo abbracciati in modo goffo e dolce per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti alle scuole medie, tre anni prima. Fu dopo quella mia confessione e quelle sue scuse che diventammo inseparabili.
Forse era quello il motivo per cui la reazione di mio padre, quando Robert gli aveva rivelato di essere gay, mi aveva lasciato allibito, e avevo perso stima nei suoi confronti: avevo delle aspettative troppo alte a causa di Dom, che con me era stato gentile, comprensivo, attento, onesto e affettuoso, tutto il contrario di mio padre.
Come avrei mai potuto dimenticarmi del mio unico e insostituibile migliore amico?
-Hai capito?- insistetti osservandolo, vedendo che non rispondeva.
-È che... io non ho fatto lo stesso. Quando ho perso la testa per Melody non ci sono stato per te.- disse senza guardarmi, stringendo i denti.
Melody era la sua ex ragazza, con la quale si era lasciato da pochi mesi. Avevano avuto un rapporto bellissimo, ma molto difficile, specialmente per la loro età. Lei aveva un disturbo ossessivo compulsivo, anche se non ne conoscevo i particolari, dato che non lo avevo mai chiesto a Dom per rispetto nei loro confronti, e ciò aveva influenzato molto la loro storia d'amore, fino a farli allontanare del tutto. Era stata lei a lasciare lui, perchè si sentiva in colpa, a causa di quel disturbo, che ovviamente Dom aveva accettato sin da subito, perchè era veramente innamorato di lei. E lo era ancora, in realtà.
-È una cosa diversa. Quella con Melody non è mai stata una relazione semplice, è normale che tu ti sia concentrato più su di lei che sugli altri, in quel momento.- spiegai, sperando che capisse che non doveva sentirsi in colpa, non di nuovo.
-Sì, però...-
-Niente però. Ci sei sempre stato per me. Non hai nulla da rimproverarti, quindi levati quell'espressione triste e colpevole dalla faccia, Dominic.-
Accennò un sorriso quando si sentì chiamare in quel modo.
-Sono proprio nei guai se mi chiami per intero.- disse poi ridendo.
-Vedo che hai capito.-
Ci scambiammo un sorriso, e quasi nello stesso momento si affiancò al nostro tavolo un cameriere pronto per ordinare. Nel frattempo arrivò anche l'antipasto coi fritti.
L'arrivo del cibo contribuì a risollevare l'umore di Dom, tornato l'allegro birbante di sempre.
-Allora che dice il tuo ragazzo? L'hai lasciato con i suoi amici?- chiese con un sorrisetto, addentando uno stick di mozzarella dopo averlo intinto nella salsa barbecue.
-Sì, però smettila di chiamarlo così!- esclamai ridendo imbarazzato.
-Come se non ti facesse piacere...-
-Non è quello. Semplicemente, lo sai che non è il mio ragazzo.-
-Ma tanto lo diventerà presto. O hai ancora paura?- chiese osservandomi con attenzione.
-Certo che ho paura. Mi piace ogni secondo di più, come faccio a non aver paura?-
Mi guardò per un po', come se stesse pensando a qualcosa.
-L'ultima volta che sei piombato a casa mia eri nel panico perchè avevi paura di innamorarti di lui e di affezionarti troppo, quindi adesso che è successo, di cosa hai paura?-
Sbattei le palpebre diverse volte.
-Davvero ho detto così quella sera? Che avevo paura di innamorarmi di lui?-
-In sostanza? Sì.-
Mi misi a ridere, iniziando a staccarmi distrattamente le pellicine intorno alle unghie.
-Non l'ho mai ammesso ad alta voce, comunque. Lo stai dicendo tu che sono innamorato di lui.-
Scoppiò a ridere di cuore.
-Come se ce ne fosse bisogno.-
Guardai altrove, imbarazzato per un motivo che non sapevo bene neanche io.
-Quindi di cosa hai paura? Che aspetti a prendertelo?-
-La carrozza. Ma che cazzo di domanda è?! Pensi che sia facile riuscire a... ad andare oltre quello che abbiamo costruito fino ad adesso?-
Mi lanciò un'occhiata annoiata.
-Sì, penso che ti basterebbe baciarlo sulle labbra invece che sulla guancia, per esempio. O magari dirgli che non vuoi più essere solo suo amico e che ci hai pensato abbastanza, invece di dirgli solo che è bello ogni volta che lo vedi.-
-Non glielo dico ogni singola volta.-
-Quasi. Comunque hai capito il concetto.-
-Sì, ho capito, ma non riesco a farlo lo stesso.-
-Ma perchè?-
-Perchè...! Che faccio se si scansa, come l'ultima volta? O se mi dice che gli piace il nostro rapporto attuale e che in realtà non gli piaccio in quel modo? In fondo era la prima volta per lui, magari si è reso conto che in realtà non... non sono il primo, ma lo sarà qualcun altro. E poi perchè dovrei essere io a fare qualcosa? Non posso aspettare che lo faccia lui, ammesso che voglia quello che voglio io?-
-Liam non lo farà mai, è troppo insicuro sotto questo punto di vista. Devi darti una mossa, te lo dico io. Quello muore dalla voglia di stare con te.- disse bevendo un sorso di coca-cola, come se nulla fosse.
-Come fai a dirlo?- chiesi irrigidendomi sulla sedia, torturandomi le pellicine ancora di più, mentre il cuore mi rimbombava nelle orecchie.
Si mise a ridere, di nuovo, come se fossi stupido.
-Adesso non fare il finto tonto.-
Lo guardai storto.
-Vorresti farmi credere che non ti accorgi di nulla?- chiese facendosi più serio.
-Ma di che parli?!-
Spalancò quasi gli occhi, stupito e perplesso allo stesso tempo.
-Ma lo sai che espressione ha quando lo guardi?-
Lo osservai, immobile, sbattendo le palpebre.
-Non hai notato neanche che si agita quando gli stai vicino, o che il suo tono di voce cambia quando gli dici qualcosa di carino? Sai almeno come ti guarda quando ridi?- continuò, peggiorando solo lo stato del mio battito cardiaco.
-Dici che gli piaccio davvero? Intendo, come lui piace a me?-
Mi osservò come sconvolto, ma con fare divertito allo stesso tempo.
-Cam, ma sei scemo? Altro che piacere, avete perso la testa tutti e due, siete proprio partiti, che c'è da aver paura?-
-Ma questo lo dici tu! Se io gli faccio capire che mi sono innamorato come un ragazzino e a lui invece piaccio un po' e basta, che cazzo faccio?!-
-Ancora?! A parte che non gli piaci semplicemente, ma anche se fosse insisti finchè i suoi sentimenti non crescono, se proprio non mi credi e vuoi fare il fifone!-
Diventammo silenziosi improvvisamente, mentre arrivavano i nostri piatti.
Sospirai.
-Oddio, che ansia. Stavo meglio quando andavo dietro a quel coglione di Jacob.-
Rimase in silenzio per un po'.
-Sei serio?-
-Te lo giuro. Lì ho scoperto subito che non gliene importava niente di me, il resto è stato solo un sopportare e sperare a senso unico. Invece con Liam è tutto...-
Cercai le parole, senza trovarle, mettendomi a ridere.
-È un bel casino.- dissi infine, iniziando a mangiare.
Sentii Dom ridere, così alzai la testa per guardarlo.
-Mi fa ridere il fatto che con lui sei così sfacciato e poi quando stai da solo ti assalgono i dubbi.-
Sorrisi. Aveva ragione.
-È lui che mi fa venire voglia di essere sfacciato.- dissi poi, pensando a come si mordeva la guancia quando era imbarazzato o a come distoglieva lo sguardo quando gli facevo un complimento.
-Però non ti fa vincere sempre. O sbaglio?- chiese Dom sorridendo con espressione divertita.
Distolsi lo sguardo.
-È che lui mi coglie alla sprovvista. Ogni tanto se ne esce con delle cose che non ti aspetti, o ti dice una cosa tra le righe e quando te ne rendi conto ti imbarazzi ancora di più. Lo sai che fa, certe volte, quando mi abbraccia prima lui?-
-Cosa?-
-Struscia il viso contro il mio collo, aggrappandosi alla mia schiena, così.- spiegai stringendomi la maglietta per fargli capire meglio.
-Come un gatto?- chiese sorridendo, incredulo.
Mi misi a ridere.
-Già, come un gatto.-

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