Cameron
Per il resto della settimana non riuscii a pensare ad altro che non fosse "sabato Liam viene a casa mia".
Sabato mattina mi chiamò lui, rendendomi ancora più felice di quanto già non fossi, per chiedermi cosa avrebbe dovuto comprare per la cena da me. Ci mettemo d'accordo per l'orario e chiuse quasi subito la chiamata. Se non lo avessi conosciuto, avrei pensato che fosse irritato e che non avesse voglia di stare con me, ma adesso che avevo imparato a capirlo, sapevo che era semplicemente imbarazzato, e quello era il suo tentativo di nasconderlo. Mi piaceva anche quando fingeva di essere indifferente.Ero seduto sul divano a guardare la televisione, mentre mi torturavo le pellicine di ogni dito. Mi sentivo come un quindicenne che invitava a casa il suo nuovo amico per la prima volta. Appena sentii suonare il citofono scattai in piedi.
-Liam?-
-No, sono il vicino.-
Mi bloccai per un secondo, confuso, visto che i miei vicini non erano così giovani quanto il proprietario di quella voce, che scoppiò a ridere.
-Ma sì che sono Liam, non mi riconosci?-
Spalancai gli occhi istintivamente, ridendo per quanto ero stupido.
-Sali, forza.- dissi aprendo il portone.
Andai davanti allo specchio a darmi una controllata veloce, anche se non serviva assolutamente a niente, per poi aprire la porta di casa, trovandoci davanti Liam con una mano a mezz'aria, pronta per suonare il campanello. Ci guardammo per un istante.
-Davvero non hai riconosciuto la mia voce?- chiese subito con un sorrisetto sulle labbra.
-No, te lo giuro. È diversa rispetto a quando ti sento al telefono. Ci sono cascato.- ammisi ridendo.
Scosse la testa con fare divertito.
-Mi fai entrare?- chiese tirando su la busta della spesa che teneva in una mano.
Lo guardai, lanciandogli un sorriso di sfida, per poi voltare la testa e avvicinarmi, mostrandogli la guancia.
Rimase fermo a guardarmi.
-Che c'è?- chiese alzando un sopracciglio.
-Sto aspettando il mio bacio.-
Osservai con la coda dell'occhio la sua espressione frustrata.
Si avvicinò all'improvviso, baciandomi la guancia sul serio.
-Scemo.- mormorò poi entrando.
Ci speravo, ma non credevo che l'avrebbe fatto veramente.
Posò la busta sul tavolo della cucina, guardandosi intorno e sfilandosi il giacchetto con fare rilassato.
-È di tuo gradimento?- chiesi facendomi dare il giacchetto.
Scoppiò a ridere.
-Sì, è carina. Pensavo fossi disordinato invece è tutto perfetto.-
-Perchè pensavi fossi disordinato?-
Scrollò le spalle, andando in giro a suo piacimento.
-La faccia da paraculo mi ha tratto in inganno.- disse poi sfidandomi con lo sguardo, sorridendo con aria soddisfatta.
-Ah, io avrei la faccia da paraculo? Senti chi parla.-
Mi avvicinai come per toccargli il viso, e lui subito mi bloccò i polsi, esattamente come avevamo fatto pochi giorni prima in officina, iniziando una lotta poco convincente.
-Hai finito?- disse dopo un po'.
Mi fermai solo perchè stava sorridendo come un bambino, ed era dolcissimo.
Ci guardammo per un po', di nuovo. Avrei voluto fermarmi a fissare i suoi occhi grigio chiaro per dei minuti interi.
-Vuoi vedere il balcone?- chiesi andando verso la finestra del salone.
Annuì.
Gli mostrai il barbecue su cui avremmo dovuto cuocere la carne, senza però uscire.
-Non stavi esagerando, è davvero piccolo.- disse ridendo.
-Te l'avevo detto.-
Si guardò un po' intorno.
-Allora, cominciamo a farlo scaldare?- chiese poi guardandomi.
Mi venne da sorridere, ma non capii perchè. Forse per la naturalezza con cui si muoveva. Non era rigido per niente, come mi ero invece aspettato.
-Vuoi toglierti le scarpe prima?-
Si guardò i piedi.
-Sì, grazie.-
Mi lasciai scappare una risatina.
-Ma ti faccio ridere tanto?- chiese seguendomi mentre gli prendevo delle ciabatte.
Scrollai le spalle.
-Sei carino, non è colpa mia.- risposi dandogli le spalle per mettere a posto le sue scarpe.
"Peccato non poter vedere la sua espressione adesso", pensai.
Quando mi voltai si limitò a ricambiare il mio sguardo. Sorrisi soddisfatto. Mi diede un pugno sul petto, stringendo le labbra per non sorridere.Liam
Aveva insistito per occuparsi lui del barbecue, "perchè questa è casa mia e tu sei l'ospite", mi aveva detto sorridendo, così mi ero limitato ad apparecchiare il tavolo in cucina e a condire l'insalata. Ero seduto su una delle due sedie di plastica bianche che c'erano sul balcone, accanto ad un piccolo tavolo, sempre di plastica, su cui avevamo poggiato i piatti e il pane da far bruscare un po'.
-Se potessi metterei un po' di musica, però quelli che abitano qui affianco rompono sempre il cazzo.- mi disse ad un tratto, a voce più bassa.
-E perchè rompono?-
-Ma che ne so. Sono una coppia di cinquantenni con una figlia che avrà massimo vent'anni. Penso di stargli antipatico da quando mi hanno conosciuto.- spiegò con fare divertito. Mi misi a ridere.
Osservai un po' il panorama, le case e i rispettivi giardini, la strada che si intravedeva da quel balcone. Poi osservai Cam. Portava dei pantaloni sportivi neri, e una canottiera blu con le maniche piuttosto larghe. Cercavo di guardare altrove, mentre chiacchieravamo, cercavo di non fissare i suoi capelli ricci, sempre più disordinati, di non osservare le sue spalle, di non scendere con lo sguardo verso le parti del suo corpo che la canottiera così larga mi permetteva di vedere, ma non ci riuscivo.
-Comunque, stavo pensando che se la settimana prossima vieni a casa mia, la musica la puoi mettere.- dissi ad un tratto, più per smettere di fissarlo, in realtà.
Alzò lo sguardo dal barbecue, incrociando il mio, penetrandomi con quegli occhi blu così intensi.
-Ci vengo con piacere.- disse poi sorridendo con fare malizioso.
-Così mi fai conoscere Miao.- aggiunse poi con un'espressione più dolce.
Cercai di trattenere un sorriso. Mi resi conto che avevo il cuore in gola solo quando smisi di guardarlo. Solo che ci riuscii per poco, perchè dopo pochi secondi mi sentii costretto ad alzare di nuovo la testa verso di lui. Avrei potuto guardarlo per dei minuti interi. La verità era che non avevo mai conosciuto una persona così bella in vita mia.
-La macchina come va? Ti sembra tutto a posto?- mi chiese dopo un po'.
-Sì, è perfetta. Sei un bravo meccanico.-
Sorrise subito.
-Grazie.-
Mi morsi l'interno della guancia.
-La settimana scorsa... quando ci siamo sentiti al telefono, mi hai detto che eri andato a fare la spesa...-
Aggrottai le sopracciglia, non capendo dove stesse andando a parare.
-Sì?-
-Ci sei andato con tua madre? Con la sua macchina? Te lo volevo chiedere ma poi ho lasciato perdere. Non è una cosa importante, ma visto che mi era venuta in mente...- spiegò poi.
-Ah, per quello. No, mi sono fatto accompagnare dai miei amici. La spesa la faccio io a casa, di solito.-
Alzò la testa, guardandomi confuso.
-Come, la fai tu?-
-Sì.-
-E perchè?-
Scrollai le spalle.
-Perchè mia madre non ha molto tempo, e a me fa piacere. Mi lascia i soldi e poi io penso al resto. È così da quando mi ha comprato la macchina.-
-Ah... ho capito.-
Aveva l'espressione di uno che vorrebbe dire qualcosa e analizzare la situazione, però non lo fece.
-Ti hanno accompagnato quei due amici di cui mi hai parlato? Quelli che ho visto in officina?-
-Sì. Aaron e Caleb. In realtà lo avevo chiesto ad Aaron, perchè Caleb non ha la macchina e sta prendendo la patente adesso, però non riescono a stare separati neanche per due minuti, quindi sono venuti entrambi.- spiegai ridendo.
Sorrise.
-Si vede che sono molto affiatati.-
-Sono sempre così, ovunque andiamo. Se ne fregano proprio delle persone che li guardano o li fissano.-
-Beh, è così che dovrebbe essere... E a scuola come facevano?-
-Uguale. Appena si sono messi insieme hanno iniziato a girare per i corridoi mano nella mano, a baciarsi in mensa e altre cose del genere. Però non esagerano mai, non sono una di quelle coppie che ti mette a disagio perchè stanno sempre appiccicati.-
Mi resi conto che Cam stava sorridendo ancora di più.
-Perchè sorridi?- chiesi curioso.
-Ho la sensazione che se piacciono a te, allora sono davvero una coppia da ammirare.- disse guardandomi.
Ci riflettei un attimo su.
-In realtà li ammiro, sia come persone che come coppia. È che la loro storia l'ho vissuta parecchio da vicino. In un certo senso, li ho anche aiutati a riavvicinarsi.- ammisi mentre ripensavo a quando Aaron mi aveva dato un pugno in faccia.
-Che intendi?-
Così iniziai a spiegare la storia d'amore di due dei miei migliori amici, raccontandogli tutto quello che era successo e tutto quello che sapevo. Compresa la famosa sera in cui ero uscito da solo con Caleb, e le sue conseguenze. Ascoltò tutta la storia con attenzione senza interrompermi, finchè non rientrammo in cucina con la carne e il pane pronti.
-Sì, adesso capisco. Non li conosco neanche, ma li ammiro un po' anch'io.- disse una volta finita la storia.
Mi chiesi come mai non mi avesse chiesto nulla riguardo quella sera, nonostante gli avessi detto che ero stato io a chiedere a Caleb di uscire insieme.
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A bit more
Roman d'amourSpin-off e sequel di "Don't fade away" Espressione perennemente corrucciata, tono da duro e atteggiamento da strafottente: così appare Liam agli occhi di tutti, tranne che a quelli dei suoi migliori amici, Caleb, Aaron, Mia e Samuel. Ha passato dici...