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[T/n]'s pov

Il continuo vociare riempiva lo sfondo di questo quadretto, colorato con tonalità grigio-scure, secondo le emozioni che traspiravo, davanti alla mia seconda tazza di tè aromatizzato alla vaniglia, guardai ripetutamente l'ora segnata sul blocco-schermo del telefonino.

" Ancora dieci minuti... "

Giunsi al luogo dell'incontro con mezz'ora d'anticipo, torturando le pellicine delle mie dita, rompendole, facendo fuoriuscire il sangue ferroso.

- Bambina... -

Mi sentii chiamare da qualcuno, che si dirigeva al mio tavolo.

Solchi profondi, lasciavano spazio sufficiente per incastonare i piccoli occhi scuri, opachi, spenti sia dalla precoce vecchiaia che dalle azioni sbagliate, intraprese nel corso della vita.
Una sottile linea delimita le labbra, contornate dalle rughe, che sovrastavano gran parte del viso, mettendo in bella vista il naso lungo ed appuntino.

Prese posto sulla sedia di fronte a me, accennando un mezzo sorriso, posando le mani sulla superficie legnosa, dov'era posizionata la teiera e la tazzina.

- Come ti sei fatta bella. -

- Grazie... -

Iniziai a guardarmi attorno, sperando di trovare un qualche spunto o un'idea per come continuare, o meglio dire, per portare al termine, nel modo più indolore possibile per me, quella conversazione.

Senza prima, però, sentire quello che aveva da dirmi.

- Perché ti sei fatto vivo adesso? -

Parve stupito dalla mia domanda.
Silenzio.
Poi, ripresi.

- Non dirmi che ti mancavo proprio adesso... - bisbigliai.

- Invece sì, bambina mia. -

- Non sono più una bambina. -

- Senti... lo so che non sono stato il padre migliore del mondo... ma vedi... vorrei davvero ripartire da 'zero'...
Però, prima... devo risolvere dei problemi. -

- A te non importa ' ripartire da zero ' *mimai con le dita* -

- Non dir-... -

- Lo sai che ho lasciato il lavoro? Lo sai che sono diventata manager di una squadra di pallavolo? Lo sai che mi sono fatta dei nuovi amici? -

- ... -

- No, ovvio che non lo sai.
Perché dal momento in cui sei entrato non ha fatto altro che dirmi che devi risolvere dei problemi!
Mi hai chiesto come sto?!
Cazzo, no! - stavo urlando, avevo attirato l'attenzione dell'intero locale, sentivo i loro occhi puntati su di me:non che mi importasse qualcosa, ora mai.

- ' Non sei stato il padre migliore del mondo'?!
Io direi: ' non sono stato un padre. '
Non so cosa mi aspettassi da te... davvero... forse... -

Iniziai a sentire le palpebre pizzicarmi, continuando a sbatterle ripetutamente, un velo acquoso mi impedì di mettere a fuoco le immagini, annodandomi le corde vocali, incrinando il tono della mia voce, annaspai, prendendo grandi boccate d'ossigeno.

Rabbiosa, fissai il mio sguardo al suo.

- Mi sono promessa che mai sarei diventata come te e come la mamma, mai. Ho cercato, in tutti i modi, di essere una persona migliore, di far vedere cosa c'è di davvero speciale in me.
Sai che ti dico: VAFFANCULO. -

Mi alzai di scatto, facendo stridere la sedia, lasciai dei soldi alla cassa, guardai per l'ultima volta mio padre, alzando il dito medio in aria, fiondandomi poi, nel tumulto della folla, cercando di sparire e confondermi nell'omogeneità della vita comune.

Alisa's pov

Percorrevo lenta la stradina sterrata che affiancava il fiume, avevo appena trascorso un pomeriggio di shopping sfrenato, trotterellando da un negozio all'altro, finendo col spendere tutti i soldi della paghetta che i miei genitori mi lasciavano ogni mese.

" Di solito, fare spese mi rilassa sempre..."

Eppure, nonostante avessi comprato una miriade di vestiti, che molto probabilmente avrei accantonato in qualche parte del mio armadio, non riuscivo a togliere il piccolo spillo che continuava a trafiggere un punto indefinito del mio petto... così fastidioso e costante.

A quanto pare, Kuroo e la sua ragazza si erano ' lasciati '...
Credo...
Da come mi aveva raccontato Lev, so che hanno avuto dei problemi.
Mio fratello non sa che ho baciato il suo capitano e non sa neppure che ho scelto, ed architettato, di proposito la nostra vacanza alle terme.

Avevo raggiunto il mio obbiettivo: Kuroo era di nuovo single; così non avrei avuto nessuno tra i piedi per conquistarlo.

" Ho la strada libera! "

Quella frase gravò sul mio petto, con angoscia, sospirai.
Avanti a me, non vedevo altro che un muro: m'impediva di andare oltre.

Fuori dalla mia testa, il sole stava iniziando a morire, lasciando spazio al satellite tondeggiante e luminoso, se non avessi sentito quel peso che mi faceva curvare le spalle, camminando a testa bassa, forse, sarebbe stato il tramonto più bello da ammirare.

L'attenzione che riposi sui sassolini calciati dalla sottoscritta, venne interrotta facendomi finire col sedere a terra e le borse sparse ovunque.

- Ehy! Sta atten-... -

- Gomen-... -

Entrambe interrompemmo le frasi a metà, lasciandole aleggiare nell'atmosfera.

Delle linee verticali tagliavano le sue guance, rovinando il fondotinta, creando il distacco tra la sua vera carnagione e il trucco.
Tirò su col naso, asciugandosi con la mancia del giubbotto, rialzandosi.

Raccolse le borse che mi erano scivolate, porgendomele senza mai guardarmi negli occhi, forse non voleva mostrarsi così, specialmente a me.
Si voltò, dandomi per spalle, incamminandosi verso la sua destinazione.

- [T/n]! Tutto bene...? -

Non seppi il ' perché ' della mia azione, non riuscivo a capitarmene, ma sapevo che bisognava farla.

- A te che importa?!
Tra tutte le persone... proprio te ho incontrato! -

Senza lasciarmi il tempo necessario per rispondere, scappò via, dileguandosi oltre la linea di confine che divideva il cielo e la terra.

Lasciai andare, per una seconda volta, le mie compere, afferrando il cellulare, cercando un numero sulla rubrica: pigiai sul verde, attendendo.

- Kuroo, dobbiamo parlare. -

------------ To be continue.

Jackpot life ~ Kuroo x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora