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Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte.
Shakespeare

Kuroo's pov

Uno squillo proveniente dalla tasca dei pantaloni della divisa scolastica, interruppe il mio passo verso casa.

Risposi.

- Kuroo, dobbiamo parlare. -

Quella voce.

- Alisa... cosa c'è? - chiesi spazientito.

- Pronto? Mi chiami e poi te ne stai in silenzio? - portai una mano alla fronte, grattandomela.

- Vai da [T/n]. -

- Come? -

- Ho detto vai da lei! - rispose acida.

- Io... io sono già andato a casa sua, e non ha risposto una sola volta... ti ricordo che tutto quest-... -

- LO SO CHE È COLPA MIA! -

Sospirai.

" Che situazione... "

- Fai come ti ho detto.
Continua ad esserci per lei... Sei... -

- Sono... ? -

- Lei ti pensa ancora, anche se non lo ammetterà.
E se proprio ci tieni, fai l'uomo! -

- Alisa... perché lo fai? -

Nessuna risposta.

- Ehy! Pronto? -

Guardai lo schermo del cellulare.

" Ha riattaccato. "

Cacciai il telefonino nel borsone della palestra, prendendo una direzione diversa da quella che conduceva a casa mia, quella che portava al mio rifugio preferito: lei.

[T/n]'s pov

Dopo aver chiuso la porta della mia camera alle spalle, mi accasciai a terra, dando libero sfogo alle mie angosce, alle debolezze, al pianto.
Urlai silenziosamente, non uscivano rumori dalla mia bocca, sforzando e tendendo le corde vocali al massimo, tanto da farmi la gola, costringendomi a tossire, inalando enormi boccate d'ossigeno.

Al tatto, sentivo la pelle del mio viso sgretolarsi, irritarsi, a cause delle gocce salate che uscivano e tracciavano segni che solo il tempo avrebbe cancellato.
Le labbra tremavano mentre passavo la lingua su di esse, per assaggiare le lacrime, bagnandole, nel contempo, con la manica logora del vecchio maglione che indossavo, continuavo a strofinare il naso gocciolante.

Quell'estenuante sfogo finì nell'attimo in cui udii il suono del campanello, che interrompeva ad intervalli irregolari, il silenzio dell'abitazione.

Poi, delle parole.

- [T/n] so che sei lì dentro. Aprimi per favore. -

" Kuroo... "

Mi alzai, dirigendomi a passa felpato all'ingresso, smisi di respirare per ascoltare al meglio la sua voce.

- Parliamo ti prego... -

Non risposi, i miei piedi non erano intenzionati a commettere ulteriori passi: volevo aspettare.

- Quella volta... avrei dovuto ascoltarti... sono stato uno sciocco, avevi ragione tu.-

Lo sentii sospirare.

- Quando giunsi alla nostra camera... ho visto la collana sul cuscino... e ho capito...-

Riuscii a fare un piccolo passo, per sporgermi verso la porta d'entrata.

- Tu... sarebbe brutto paragonarti ad una comune stella... o ad un fiore... no... sei incandescente, magnetica, calorosa... come il sole.
Sei tu che fai risplendere me. -

Portai una mano alla bocca, trattenendo un singhiozzo.

- Mi sento così vivo quando sono con te, forse... ti sembrerò uno stalker... a piombare qua e a parlare da solo, in attesa di una tua possibile risposta... -

Feci un piccolo sorriso, immaginandomi lui completamente sfacciato e goffo, al contrario del classico comportamento da capitano sicuro di sé.

- Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?
Quella volta mi hai fatto volare... letteralmente, mi hai scaraventato via, inchiodandomi a terra...
E anche il momento in cui sopra al tetto della scuola, cercavi disperatamente di riavere indietro il tuo telefono...
Beh...
Ti credevo una pazza! -

" Pazza io? " strabuzzai gli occhi.

- Ma sai una cosa?
Forse sono pazzo anch'io.
Sì, sono decisamente fuori di testa! Sono... -

Silenzio.

Mi avvicinai allo spioncino, curiosa di vedere cosa stesse facendo: camminava avanti ed indietro, farfugliando qualcosa, imprecando contro sé stesso; poi, si fermò di colpo, davanti a me, dall'altra parte del blocco di legno che ci divideva.

- [T/c] [T/n], mi hai ridato le ali che avevo perso, convinto nella mia effimera felicità, per volare e raggiungerti, inseguendoti in posti di cui non ne credevo l'esistenza.
Cadendo di nuovo, nell'istante in cui ti ho ferita. -

Si girò di spalle, continuando a parlare.

- Quello che volevo dire con tutto questo discorso... - in quel momento feci scattare piano la serratura, aprendo l'uscio.

- Voglio vedere di nuovo il tuo sorriso. Sono stato io a spezzarti e rovinare tutto, dammi un'altra possibilità!
Senza di te non è lo stesso. -

L'ultima frase la sussurrò, stupendosi di trovarmi lì, davanti a lui, realizzando di aver ascoltato tutte le sue parole.

S'inginocchiò abbracciandomi, posando la sua testa sulla pancia, nel mentre, infilai delicatamente le mie dita tra i suoi capelli, sorridendo e assaporando il momento, rendendomi conto di quanto mi fossero mancati.

- Perdonami... -

- Shhh... -

Alzò il capo, premendo il mento sul mio stomaco, guardando dritto nei miei occhi.

- Hai pianto... - confermò, portando una mano sulla mia guancia, trasmettendomi calore, tracciando brevi segmenti sulla mia pelle.

- Ti va di bere un tè...? -

- Sì, grazie. -

Lo feci accomodare in cucina, mentre preparavo il bollitore da mettere poi sul fornello, a scaldare.

- Scusa ma non ho dei biscotti... - mi voltai appena, per guardarlo con la coda dell'occhio.

- Tranquilla. - interruppe la mia frase.

Mi sedetti anch'io, di fronte a lui, facendo scorrere lo sguardo dalla superficie del tavolo a lui, aspettando, con una lieve soggezione, giocherellando con le bustine delle nostre bevande.

Entrambi sapevamo che avevamo ancora molto da dirci, desiderando di uscire da quella spiacevole situazione.
Con il cuore che pulsava a mille, un misero tremolio che m'impediva di spiccare parola, sospirai, abbandonandomi al silenzio, sentendo le sue forti e muscolose braccia cingermi da dietro, dopo essersi alzato dalla sedia, premendo le labbra sulla mia testa, aggrappandomi a lui e facendo uscire l'ennesimo sfogo.

------------- To be continue.

Jackpot life ~ Kuroo x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora