Daniel
Oggi è il giorno.
Mi trovo in una città che non conosco, in un hotel prenotato all'ultimo minuto e sto cercando di darmi una sistemata.
L'aria è molto fredda fuori e penso che a breve nevicherà, cosa che in California non succede mai e non sono per niente abituato a questo clima.
Prendo un respiro profondo e sistemo le maniche della camicia per poi afferrare un pullover che mai avrei pensato di indossare, ma quando ieri sono arrivato faceva talmente freddo che prima di uscire dall'aeroporto ho dovuto acquistare un paio di maglioni caldi.
Ok.
Sono pronto.
Tiro fuori l'aria e afferro il cappotto.
Posso farcela.
In attesa del taxi bevo un caffè al volo nel bar dell'hotel e quando finalmente arriva una sensazione strana mi costringe a bloccarmi nella hall.
Un attacco di panico? Non lo so, non ne ho mai sofferto ma credo che si tratti proprio di questo. Qualcosa mi preme sul petto e mi manca l'aria.
Pensa ad Amy. Mi siedo un attimo su una poltrona e respiro profondamente.
D'altronde è per lei che lo sto facendo.
Per noi.
Per sistemare le cose ma soprattutto per lei.
Con questo pensiero trovo finalmente la forza di alzarmi e mi meraviglio del fatto che il taxi sia ancora qui.
«Buongiorno, dove è diretto?»
Snocciolo le informazioni datemi da Sofi al tassista e per tutto il tempo del viaggio me ne sto zitto anche se l'uomo alla guida vorrebbe tanto intrattenere una conversazione.
«Siamo quasi arrivati» mi avvisa e mi guarda dallo specchietto retrovisore.
Quando l'auto si ferma, pago velocemente e lo saluto in preda al panico.
Ok. Ormai sono qui.
Osservo la casa da fuori, le mura sembrano essere state ritinteggiate da poco, le finestre un po' impolverate sono aperte, segno che qualcuno è in casa e una sedia a dondolo sul porticato sembra essere stata abbandonata a sé stessa.
Salgo un gradino stando attendo a non scivolare, il freddo della notte ha fatto sì che si formasse del ghiaccio, e lentamente salgo anche gli altri due ritrovandomi forse troppo presto davanti alla porta della famiglia di Amy.
Mio Dio.
Forza Daniel, prima bussi prima potrai tornare a casa.
Suono il campanello e resto in attesa, si gela merda e sento che il naso sta per colarmi.
Ci mancava solo il raffreddore.
Tiro un po' su e sto per bussare di nuovo quando una signora compare sulla soglia.
È Amy, solo un po' più adulta.
Resto senza fiato nel guardarla, le somiglia così tanto che se prima avevo qualche dubbio che questa non potesse essere casa sua, adesso ne sono sicuro al cento per cento.
La madre di Amy mi guarda dall'alto in basso e con un sopracciglio inarcato.
Dovrei dire qualcosa, giusto?!
«Salve... la signora Wheeler?» la mia voce bassa e spaventata deve farla scattare perché si avvicina un po' di più.
«Si, sono io, con chi ho il piacere di parlare?»
«Io... io...»
Cazzo Daniel, dove ti sono finite le palle?
Mi passo una mano fra i capelli «Sono un amico di Amy, sua figlia».
Per un attimo sembra spaventata, come se avesse paura che potesse esserle successo qualcosa, poi finalmente, dopo minuti che sembrano interminabili mi lascia entrare in casa, una casa calda e all'apparenza accogliente.
Mi guardo un po' intorno e non posso far altro che notare come tutto sia meticolosamente sistemato e pulito, anche la posizione delle foto sui mobili sembra essere stata studiata.
«Prego, si accomodi, chiamo mio marito».
La voce le trema un po' e vorrei rassicurarla, dirle che a sua figlia non è accaduto nulla, ma sparisce dalla mia vista.
Mi siedo sul divano e mi fa così strano essere qui, dove Amy ha vissuto fino a poco tempo fa.
Chissà cosa mi direbbe se sapesse che sono a casa sua, effettivamente le ho mentito. Le ho detto che sarei dovuto partire per un viaggio breve dovuto alla promozione del libro e lei sembra esserci cascata.
Gli unici due che sanno che sono qui sono Liam e Sofi che avrei dovuto anche avvisare una volta arrivato a casa Wheeler ma non faccio in tempo a prendere il telefono che i genitori di Amy mi si palesano davanti. Mi alzo di scatto «Salve, mi chiamo Daniel» dico, porgendo la mano al padre della ragazza che spero, dopo questa mossa, mi perdoni per sempre per averla tradita.
«Salve, io sono Stephan, e lei è mia moglie Dina».
Annuisco e sorrido come un cretino.
«Cosa la porta qui? Amy sta bene? Le è successo qualcosa?»
Li imito sedendomi sulla poltrona e scuoto il capo.
«Niente di tutto questo signori, Amy sta benissimo».
Mi scrutano incerti «E allora perché è qui?»
«Perché... ecco... so che Amy vi aveva invitati a San Diego e sta soffrendo molto per il vostro rifiuto».
La tensione inizia a salire, lo sento e lo vedo dallo sguardo di Stephan.
«Lei è venuto fin qui per dirci che Amy soffre per un nostro rifiuto?» quasi mi deride.
Incrocio le mani e le porto al mento «Si. Lei vorrebbe che voi veniste a San Diego per l'inaugurazione della sua pasticceria».
«Daniel, dubito che nostra figlia stia male per noi. I nostri rapporti sono sempre stati... mmh, come dire, freddi. Abbiamo sempre avuto idee diverse e poi lei è andata via, avvisandoci solo il giorno prima della sua partenza».
«Per questo sono qui. Potrebbe essere una buona occasione per riavvicinarvi, vorrebbe davvero farvi vedere ciò che ha creato in quest'ultimo anno».
«Non poteva venire lei qui?» chiede scettica sua madre.
«Amy non sa che sono venuto da voi»affermo. «L'ho fatto di mia spontanea volontà, per aiutarla».
Il signor Wheeler soffoca una risata. «E io dovrei credere che siete solo amici?»
«No, infatti, questo non l'ho mai detto.» trovo coraggio «Amo sua figlia. Sono innamorato di lei e non voglio che soffra».
Ci fissiamo per qualche secondo e poi, ormai trovato il coraggio, decido di proseguire. «La telefonata che avete ricevuto qualche giorno fa Amy l'ha fatta perchè voleva provare a fare un passo verso di voi, vuole davvero che voi siate fieri di ciò che sta facendo».
I signori Wheeler si guardano per un nano secondo «Ammetto che non ci siamo comportati bene neanche noi, e ammetto che durante la chiamata siamo stati molto duri, ma non può biasimarci per questo. Noi abbiamo sempre voluto il meglio per le nostre figlie e Amy... beh lei ha sempre voluto essere differente con le sue idee...».
«Finalmente è riuscita a realizzare il suo sogno, ha lavorato duramente per arrivare dov'è ora e posso garantirvi che raggiungerà tanti altri traguardi perché è una pasticcera eccellente ed è una donna fantastica».
«Ok» dice Stephan. «Quindi Amy ha aperto una pasticceria con le sue sole forze? Dobbiamo crederci?»
Fisso le due persone di fronte a me negli occhi e inizio a capire perché Amy non abbia buoni rapporti con la sua famiglia, sono così sospettosi, così chiusi, che qualsiasi cosa una persona faccia ci vedono sempre del marcio. Così decido parlare, di dire tutto, di far capire loro che Amy non è una stupida, che non si metterebbe mai nei guai per realizzarsi, decido di raccontare loro quanto è forte la loro figlia e di fargli comprendere che qualsiasi genitore sarebbe fiero di una ragazza così.
«Amy ha lavorato duramente per raggiungere il suo obiettivo. Si è iscritta ad una delle migliori scuole di pasticceria del paese» e li fermo subito perché so già cosa stavano per dire «si è data da fare, ha trovato un lavoro che le permettesse di pagarsi la scuola e ha fatto molti sacrifici. Era una delle migliori del suo corso e ha vinto un viaggio a Parigi e in Italia, per poter lavorare accanto a pasticceri bravissimi e conosciutissimi. Finito lo stage è tornata a San Diego, ha finito la scuola e lei ed un suo collega hanno deciso di mettersi in società con solo le loro forze e aprire una pasticceria tutta loro. Oh, dimenticavo, gestisce anche dei blog, sui social, aperti più o meno un anno fa dove prepara dolci e spiega le ricette alle persone che la seguono» e direi che ad oggi non sono poche «è seguita da più di ottantamila followers» e spero vivamente che sappiano di cosa parlo ma nel dubbio apro instagram e mostro loro una delle pagine. Per fortuna non sono così fuori dal mondo, conoscono i social e mi stupisco di come non si siano mai interessati ad Amy perché lo avrebbero saputo altrimenti.
«Questa è... è Amy?» chiedono in coro mentre guardano la loro figlia preparare una torta. È così sorridente in quel video che sembra la felicità fatta persona. Dina va avanti con le foto e con i video fin quando non si imbatte in una foto di sua figlia con la bocca spalancata dove mostra finalmente la pasticceria quasi pronta. Questa non l'avevo vista neanche io, ma so che i lavori sono quasi finiti, manca poco all'inaugurazione.
«È cambiata tantissimo...»
Stephan annuisce all'affermazione di sua moglie.
«Quando viveva qui non sorrideva mai, era così difficile parlare con lei, capirla» ammette Dina. «E ora guardala...» dice rivolta al marito «non sembra neanche lei».
Mi restituiscono il cellulare in silenzio e restiamo così per un po'.
«Non le ho offerto nulla, mi scuso, è che ci ha colto impreparati. Posso prepararle una tazza di caffè, una tazza di the?»
Scuoto il capo «No, vi ringrazio, io dovrei andare adesso. Sarò qui fino a stasera, mi piacerebbe offrirvi i biglietti del viaggio e sarei felice se fossero di sola andata in modo che possiate passare qualche giorno con vostra figlia e partire quando vi va. Credo abbiate bisogno di stare un po' di tempo insieme e magari, perché no, capire un po' di cose».
«Capire cosa?» chiedono scettici.
«Che nella vita ci si può sbagliare e che non tutto quello che sembra giusto a voi genitori lo è davvero per i figli. Non è più importante saperli felici e basta?»
Mi avvicino alla porta con il loro sguardo puntato addosso e lascio un bigliettino da visita con il mio numero di cellulare sul mobile affianco all'entrata. «Spero di sentirvi presto» rivolgo loro un sorriso e finalmente, dopo quelle che mi sono sembrate ore, ritorno a respirare.
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Lasciati andare
Chick-LitAmy Wheeler non sta vivendo il periodo più felice e semplice della sua vita, sente il bisogno di una svolta radicale e grazie alle idee strambe di due amici si ritroverà al centro di una scommessa piccante. Daniel è un uomo che sa quello che vuole...