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Non respiro.

La guardo mentre la mettono sulla barella e la portano di corsa in sala operatoria, il bambino vuole nascere nonostante sia ancora molto presto. Ho paura, mi tremano le mani, le ginocchia, le gambe. Non riesco a calmarmi e mi siedo per non crollare a terra. Il terrore che possa succedere qualcosa di brutto a lei o al bambino mi sta tormentando e non riesco a fare niente, sono totalmente paralizzato. Dovrei chiamare sua madre, Pietro, Pawel. Ma non ci riesco, voglio prima sapere che va tutto bene. 
Domando ad ogni medico, infermiere, tirocinante che passa se ci sono novità e dopo tre quarti d'ora finalmente mi dicono che posso vedere Gaia e il bambino. Prima di entrare mando un messaggio alla mamma di Gaia e le chiedo di avvisare anche Pietro, poi avviso Pawel. 
Spengo il cellulare e corro fuori la sala operatoria dove mi fermano e mi dicono di aspettare qualche minuto. Non riesco a stare fermo e appena sono solo mi affaccio nella stanza guardando dall'oblò. 
Ciò che vedo mi riempie subito gli occhi di lacrime e il cuore di amore. Sorrido come uno stupido nel fissare Gaia con il bambino tra le braccia e vorrei buttare la porta a terra a calci per raggiungerli e intromettermi nell'abbraccio. Poi però succede una cosa che mi smorza l'entusiasmo. Gaia alza leggermente il braccio in cui il piccolo appoggiava la testa e intravedo i suoi capelli: neri come il carbone. Li fisso e il mondo mi crolla addosso, come può essere mio figlio ed avere i capelli così scuri? No, non può essere.

«Signor Zielinski, prego, può entrare.» Un'infermiera mi sorride aprendo la porta e io annuisco con l'espressione di chi ha appena visto un fantasma. Faccio dei passi lenti e fisso Gaia che mi sorride esausta.
«Ehi piccolo, papà è venuto a trovarti.» Dice al bambino e io mi sento ancora più agitato. Tra l'altro non avevamo ancora scelto il nome, indecisi tra Lorenzo e Simone. 
Mi avvicino ancora ma sono sempre più lento e lei se ne accorge, così decido di parlare.
«Gaia se non è mio io non...»
«Vieni qua Piotr.» Mi allunga una mano e io dopo aver fatto un respiro profondo allungo la mia e gliela afferro per poi avvicinarmi definitivamente a lei. «Vai da papà.» Dice poi passandomi il bambino dopo che mi sono seduto su una sedia accanto al letto. 
Il cuore corre ancora più veloce di quanto correva fino ad ora, non lo sento più. Quando Gaia tira via le sue braccia e lo lascia definitivamente a me tremo talmente tanto che ho paura di farlo cadere ma cerco in tutti i modi di calmarmi e inizio a guardarlo.
E' così perfetto, ogni lineamento sembra disegnato. Ha il nasino talmente piccolo che nemmeno si vede, la bocca carnosa di Gaia, la pelle talmente bianca da sembrare di porcellana. Guardo un attimo Gaia che mi sorride con gli occhi lucidi e mi accarezza.
«Ora lo devo svegliare che deve mangiare, resta ancora un attimo.» Mi dice e io annuisco ancora imbambolato da tutta quella perfezione. Glielo ridò e lei si scopre il seno e lo sveglia delicatamente. Il bambino apre gli occhi e un maremoto di emozioni mi esplode dentro, facendomi quasi urlare di gioia. Ha gli occhi più azzurri e cristallini che abbia mai visto. Sembrano quelli di mio padre, forse quelli di Pawel, o forse dovrei dire i miei. Sì, ha gli occhi identici ai miei. Ha i miei occhi e i capelli scuri di di Gaia, è perfetto. Mi viene da piangere e Gaia se ne accorge. Mi stringe la mano e io mi abbasso su di loro, lasciando un bacio a lei e uno al piccolino.
«Simone?» Mi chiede lei e io annuisco, mi piace e mi sembra perfetto per questo piccolo angelo che è arrivato a riempirci la vita.
«Simone.» Ripeto e proprio in quel momento sentiamo bussare alla porta. Mi giro e vedo Pietro guardare dallo stesso oblò da cui nemmeno mezz'ora fa guardavo io.
«Vi lascio da soli.» La saluto e vado verso la porta. La apro e Pietro mi fissa esterrefatto. 
Gli do un colpetto sulla spalla e cerco le parole giuste da dirgli ma più di un laconico 'mi dispiace' non mi viene. Lascio che entri e mi siedo fuori dove arrivano anche la madre e il padre che vedendomi lì si straniscono ma capiscono subito perché iniziano a borbottare tra di loro come se io non ci fossi. Alla fine arriva anche Pawel e la prima cosa che faccio è abbracciarlo talmente forte che rischio di rompergli le ossa. E' commosso, i nostri occhi lucidi si specchiano e penso che sia una delle emozioni più belle della mia vita.
Dopo nemmeno dieci minuti Pietro esce dalla stanza come una furia e va via senza dire una parola né a me né ai suoi ormai ex suoceri. Entrano anche loro e Gaia spiega tutto perché poi chiama me e Pawel e stiamo tutti dentro con lei e il bambino.

Se qualcuno mi avesse detto che la commessa di quel piccolo negozio di cellulari nella sperduta provincia napoletana sarebbe diventata la donna della mia vita nonché madre dei miei figli, probabilmente gli avrei riso in faccia. Eppure ora eccoci qui, in tre, col nostro piccolo Simone tra le braccia che calamita tutto il nostro amore e le nostre attenzioni. E ora, dopo anni di storia travagliata, di errori, di pianti, di tradimenti, di bugie e ricongiungimenti, ora posso davvero dire di non avere rimpianti. Gaia è la storia più incredibile ed incasinata che mi sia mai capitata nella vita ma anche l'unica a cui non rinuncerei mai. Nessun rimpianto, nessun rimorso. Solo io Gaia e Simone, per sempre.


FINE.



*****

Grazie anche stavolta per essere stati dietro alla mia mente incasinata come sempre! Grazie, un bacio a tutti❤❤❤

No Regrets | Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora