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Lo vedo da lontano che si avvicina al mio cancello, con le mani in tasca e il cappuccio del Blauer in testa e mi preparo psicologicamente a dirgli una volta per tutte che non deve più venire da me. Bussa al citofono e poi alla porta, gli apro e lo aspetto dentro, già sul piede di guerra.

«Incredibile come tutto il mondo si stia mettendo contro di me, ci mancava solo Kostas che mi calpestava il piede in allenamento oggi. Mi fa un male...»
«Lui l'ha capito. L'ha capito e ti ha anche visto al mio negozio, non devi venire più qui.»
Smette di parlare e mi fissa, poi sbuffa rumorosamente e si sdraia sul divano.
«Ancora che parli di quello? L'ha capito? Ed era pure ora! Come fa a stare con una persona che è palesemente innamorata di un altro? Non ha dignità.»
«Ma stai zitto cretino, la dignità l'avresti tu?» Lo indico facendogli capire che mi riferisco alla sua storia con Teresa e lui si fa una risatina.
«Teresa mi ama e io amo lei. Se scoprissi che ama un altro non fingerei che tutto va bene. Io non sono come il tuo fantoccio.» Dice acido.

Quelle sue parole mi fanno quasi venire le lacrime agli occhi, se solo sapesse che la sua amata Teresa ha un altro forse non farebbe così tanto lo spavaldo.

«Vorrei capire perché ti senti così superiore agli altri da poter sputare sentenze senza sapere nulla, eh? Chi cazzo ti credi di essere?»
«Lo sai bene chi sono, e sai che sto dicendo la verità.»
«Uno stronzo bastardo che approfitta delle persone, questo sei.»
«Ah sì? Questo sono?» Si alza e lentamente e mi raggiunge guardandomi sempre negli occhi. Arriva così vicino a me che riesco a sentire il suo respiro sul mio viso e il suo profumo mi arriva subito dritto al cervello.
«Sì.» Mormoro, cercando di sembrare sicura.
«Può essere. Ma per te non sono solo questo, no?» Insiste e si avvicina ancora di più, appoggiando la sua fronte alla mia e sfiorandomi il naso e poi le labbra con un dito.

Sento il cuore che mi va a vento, sto tremando e probabilmente tra qualche secondo inizierò a piangere. Perché mi fa questo? Perché?

«Vattene Piotr, te lo chiedo per piacere, vattene.» Mentre glielo chiedo le prime lacrime solcano il mio viso e lui me le asciuga con un dito. Continuo a tremare e vorrei solo che scomparisse dalla mia vita.
«Non lo vuoi davvero, bellezza, non lo vuoi davvero.»
«Invece sì, voglio che te ne vai. Vattene.» Lo spingo con due mani sul petto allontanandolo giusto di un passo. Lui mi osserva e fa il solito mezzo sorrisetto.
«Non lo vuoi. So io cosa vuoi.»
«Te ne devi andare a fanculo Piotr! Vattene immediatamente da casa mia o ti denuncio, lo giuro su Dio!» Urlo e gli tiro dei cazzotti sul petto che non lo scalfiscono minimamente. «Te ne devi andare, vattene, per piacere.»

Cado in ginocchio tra le lacrime e mi porto le mani sul viso, continuando a singhiozzare senza ritegno. Lui resta immobile a fissarmi per qualche minuto, poi parla.

«Alzati dai, smettila di piangere.»
«No, vattene.»
«Alzati ti ho detto.»
«No!» Urlo e lui scatta abbassandosi verso di me e mi prende per un braccio tirandomi in piedi.
«Te lo dico io che cosa vuoi, te lo dico io.» Ripete e in un attimo mi bacia.

Le sue labbra sono sulle mie e cercano la mia lingua con forza. Il suo sapore è sempre così buono, e i suoi baci mi fanno sempre sentire come su una nuvola.

«E' questo che vuoi, mh. Questo.» Continua a baciarmi e sento le sue mani prendermi di peso per poi camminare verso la mia camera da letto.
«Piotr no, lasciami, no.»
«Sì invece, lo vuoi, l'hai sempre voluto.» Mi fa sdraiare sul letto e mi tira via i leggings.
«No!»
«Shhh che ti piace, lo sai.» Si appoggia su di me e me lo sussurra all'orecchio, entrandomi dentro un attimo dopo. Non oppongo più resistenza, forse alla fine ha ragione, io lo amo e lo voglio ancora. Mi entra dentro sempre con più forza, stringendomi una mano intorno al collo e ripetendomi che mi sta dando ciò che ho sempre voluto. Mi manca il respiro ma mi piace, lo sento fin nello stomaco e il paradiso è sempre più vicino, spinta dopo spinta.
«Dillo, dillo.»
«Ti voglio, sì.»
«Non questo.» Va più veloce, è sudato e preso dalla foga. «Dimmi che mi ami.» Ha gli occhi spalancati e mi fissa aspettando che io risponda. «Dimmelo, ora.» Lo chiede ancora e continua a spingere forte, sempre più forte.
«Ti amo Piotr, ti ho sempre amato.» Dico restando con gli occhi nei suoi, col cuore sempre più accelerato e il piacere che sta per prendersi il mio corpo. Lui non dice niente, non risponde. Dà altri due affondi pesanti e poi si libera dentro di me, crollando poi sul mio corpo esausto.

Restiamo con l'affanno e i corpi mescolati fino a che non sono io a rompere il silenzio.

«Questo è un addio Piotr, giuramelo.» Lo scuoto e cerco di guardarlo negli occhi. Ancora una volta non dice niente, anzi, si alza e si riveste proprio davanti ai miei occhi.
«Devo andare, ci vediamo domani.»
«No Piotr, no!» Mi alzo e mi aggrappo addosso a lui tirandogli schiaffi e pugni ma sembra fregarsene.
«A domani.» Dice ancora, per poi darmi una spinta per staccarmi da lui per avere modo di andarsene.

Chiudo la porta e crollo di nuovo in un mare di lacrime. Cosa cazzo ho fatto? Perché l'ho fatto? Forse l'ho fatto per amore, lo amo è vero, ma lui non ama me. E' stato un altro dei suoi giochetti meschini per tenermi legata a sé. Sa cosa provo per lui e lo usa contro di me.
Come ho potuto innamorarmi di una persona così viscida e cattiva?

No Regrets | Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora