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Ho lasciato passare una settimana per schiarirmi le idee e per pensare bene a cosa dirgli. Ho cercato di calmarmi ma ogni volta che ci ripenso mi innervosisco come una bestia feroce. Ora infatti sono fuori casa sua, decisa a cantargliene quattro. Sbatto la portiera della mia auto e mi dirigo verso la sua villa. La sua auto è parcheggiata nel giardino e le luci sono accese, è in casa. Mi avvicino al citofono e premo il dito così forte sul tasto che sento il suono fin da qui fuori. Tengo premuto senza staccarmi fino a che una voce innervosita non risponde: è lui.

«Chi è?» Chiede stizzito.
«Gaia, aprimi.» Dico, staccando per un attimo il dito dal citofono. Lui non dice niente e non apre nemmeno il cancello, quindi ricomincio a schiacciare il dito sul citofono. «Piotr o mi apri o ti butto giù il cancello, decidi tu.» Urlo e poi do un calcio nel cancello. Lui apre e mi incammino a passi svelti verso la porta di casa sua. Roki si avvicina per farmi le feste ma fingo che non esista, sto pensando a tutt'altro e non posso perdere tempo a giocare con lui ora.
La porta è aperta e Piotr mi sta aspettando qualche passo dentro. Entro e la prima cosa che faccio è dargli una spinta a due mani aperte sul petto.
«Come ti sei permesso?» Urlo.
«Ma che ti prende? Ti calmi?»
«Non mi calmo perché sei uno stronzo! Me l'avevi giurato!»
«Ma cosa? Se ti calmi e mi spieghi di cosa stai parlando magari capisco.» Allarga le braccia e mi guarda scuotendo la testa.
«Lo sai bene, non fare quello innocente perché non lo sei.» Mi calmo un attimo poi alzo di nuovo la voce. «Non lo sei!» Lo spingo ancora e lui mi guarda sempre più confuso.
«Che cosa cazzo ho fatto?» Mi blocca le mani e mi tira a lui. Me lo chiede guardandomi negli occhi e ogni mia convinzione va a farsi fottere.
«Sei andato al negozio di Pietro e hai parlato di me.» Dico, con il respiro pesante e le gambe che mi tremano. «Cosa volevi fare?» Chiedo con un filo di voce.
«Ti ha detto che sono andato lì per parlare con lui di te?» Fa un sorrisetto e scuote la testa. «E' un coglione.»
«Dimmelo tu come è andata.»
«Sono andato lì a comprare delle scarpe perché online erano esaurite. Non l'avevo nemmeno visto tuo marito. E' stato lui a venire da me e a parlarmi. Ho preso le scarpe e quando l'ho salutato ho detto salutami Gaia, perché tu mi dicesti che lui sa che siamo amici. Solo in quel momento ti ho nominata, è stato lui prima a tirarti in mezzo.» Spiega ma la mia testa è rimasta a quell'epiteto con cui ha chiamato Pietro. Mio marito. Non è mio marito, non ancora almeno.
«Sì ma sapevi che lui lavora lì, perché ci sei andato?»
«Te l'ho spiegato il perché. Se fosse dipeso da me non ci sarei mai andato. Era l'ultima persona al mondo che volevo vedere, credimi.» Spiega ancora, ormai seduto a gambe divaricate sul divano. Mi guarda dal basso verso l'alto visto che io sono rimasta in piedi e ogni parola che dice mi sembra sempre più sincera e vera. «Cosa pensavi che fossi andato a fare lì?» Mi domanda, sembrandomi quasi offeso.
«Ho pensato che...» Mi fermo e lo guardo, lui assottiglia gli occhi e mi fissa.
«Dillo.»
«Ho pensato che volevi dirgli di noi.» Dico, agitandomi con i suoi occhi puntati addosso.
«L'ultima volta che abbiamo parlato sei stata chiara, hai scelto lui. Stai con lui e se stai bene e sei felice, lo sono anche io. Non farei mai nulla per rovinarti la vita, hai scelto lui per sempre. E' tuo marit...»
«Non è mio marito.»
«Gli hai detto di sì quindi è come se lo fosse. Tra pochi mesi lo sarà.» Dice e io non posso dargli torto.
«Quindi non eri andato lì per spaventarmi o per minacciarmi?» Rimetto l'argomento per cui sono qui in mezzo e lui scuote la testa per poi scrutarmi con un'espressione che non riesco a decifrare.
«Tu non mi credi, vero?» Mi domanda, e non so cosa rispondere. «Non mi credi?»
«Se mi dici che non avevi queste intenzioni ti credo...»
«Non parlo di quello.»
«E di cosa?» 
«Non mi credi quando dico che ti amo? Perché mi è sempre più chiaro che è così, ti amo.»
«Piotr...» Sento il cuore impazzire, corre come una Mc Claren a Monza. Lui si alza e si mette di fronte a  me con le mani in tasca e l'aria triste.
«No veramente, te l'ho giurato e te lo rigiuro: non farei mai nulla per rovinarti la vita. Hai scelto lui e io ne starò fuori...» 
Gli sento dire quelle parole e non so cosa scatta dentro di me. Come una molla caricata al massimo scatto letteralmente verso di lui e mi alzo sulle punte per poi unire le mie labbra con le sue. Resta impassibile per qualche attimo, poi mi stringe le mani sui fianchi e mi tira a sé, facendo scontrare i nostri corpi. Le mie mani sono sul suo viso e ogni tanto vagano verso i suoi capelli morbidi che mi erano mancati tantissimo. Facciamo qualche passo indietro e ci troviamo sul divano, lui sdraiato sotto e io sopra di lui. Gli bacio il collo, gli infilo le mani sotto la felpa e tocco finalmente la sua pelle tesa e liscia.
«Gaia... ascoltami.» Mi ferma, prende il mio viso tra le mani e lo porta all'altezza del suo. Ha il respiro affannato e mi guarda in un modo che mi fa sciogliere all'istante.
«Cosa?»
«Voglio che tu sia sicura, voglio che non te ne penta tra due ore. Vuoi davvero farlo?» Mi chiede, con le mani che gli tremano e che stentano a restare ferme sul mio viso. I suoi occhi mi penetrano fin in fondo all'anima e penso di non essere mai stata più sicura di fare una cosa come di fare l'amore stasera con lui.
«Ti amo Piotr, sono sicurissima.» Dico e dopo un paio di secondi di silenzio fa ricongiungere le nostre bocche per poi prendermi di peso e portarmi al piano di sopra nella sua camera da letto.
Mi fa sdraiare sul suo letto patronale e si spoglia proprio di fronte ai miei occhi. E' lo spettacolo più bello che i miei occhi abbiano mai visto e vorrei non terminasse mai. Mi raggiunge a letto e mi spoglia lui, lentamente, lasciandomi baci ovunque senza staccare mai i suoi occhi dai miei. E' nudo su di me e non vedo l'ora che mi entri dentro, mi manca troppo sentirlo muovere su di me.
«Con lui lo fai così ora?» Si riferisce al sesso non protetto e io faccio di no con la testa. Con Pietro utilizziamo sempre il preservativo. 
«No, solo con te.» Dico con un filo di voce. Poi mi bacia. Mi bacia come non mi ha mai baciata prima, in un modo che non so nemmeno descrivere. Poco dopo mi entra dentro e la sua pelle d'oca si scontra con la mia, provocandomi un terremoto di emozioni che non pensavo di poter provare nella mia vita.
«Sei sempre stata solo mia, non c'è nessun altro.» Mi sussurra all'orecchio, per poi lasciarmi un bacio umido sulla base del collo e spingere sempre più forte. Gli tremano le braccia che sono tese ai lati del mio viso e capisco che sta per arrivare. Affonda più forte, talmente forte che il letto sbatte più volte contro il muro facendo un bel po' di rumore. Vorrei urlare per quanto mi sta facendo sentire bene ma mi trattengo, chiudo forte gli occhi e lo stringo a me più che posso. Dà le ultime spinte, poi si lascia cadere sul mio petto coi capelli intrisi di sudore e il respiro pesante.

Ero venuta qui con tutt'altre intenzioni ma quando lo vedo ogni mio programma, ogni mia volontà, ogni mio giuramento va bellamente a farsi benedire. Perché lo amo, lo amo e non sono riuscita a nasconderlo, non con i suoi occhi sinceri piantati nei miei. Non oggi e, forse, mai.

No Regrets | Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora