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Sono appena uscita dalla doccia dopo aver lavorato per tutta la giornata. E' martedì e finalmente rivedrò Piotr dopo l'ultimo nostro incontro infuocato. Oggi è anche un giorno speciale perché facciamo quattro mesi da quando abbiamo deciso di ammettere i nostri sentimenti e ricominciare a vederci. Così mi preparo meglio che posso, mi faccio i capelli mossi, scelgo i vestiti con cura e penso anche di truccarmi più del normale, giusto per poi farmi togliere tutto da lui. Sono elettrizzata come se fosse la prima volta che lo vedo, con lui ogni volta è così.

Sono in bagno con il ferro arricciacapelli tra le mani quando il mio cellulare inizia a squillare. E' nella mia camera in carica e corro a piedi nudi a rispondere. E' Pietro.

«Pietro?»
«Ehi, ciao. Sto venendo da te, ci sei?» Mi domanda e io sbianco e non so che dire.
«Stai venendo qui?»
«Sì. Ho pensato di avvisarti per non prenderti alla sprovvista. Va bene allora?»
«Sì certo, ti aspetto.» Cerco di sembrare contenta e dopo esserci salutati riattacco.

Impreco in ogni modo possibile e immaginabile, mi prendo a schiaffi e poi scrivo a Piotr sulla nostra chat fake di Instagram che non posso più andare da lui. Dopo nemmeno un secondo il mio cellulare inizia a squillare ed è lui. Non mi aveva mai chiamata sul mio numero, ma ora non ci sono alternative.

«Piotr, mi dispiace.»
«Ti dispiace un cazzo, perché non puoi venire? Ho preparato tutto!»
«Lo so ma mi ha chiamato Pietro e sta venendo da me! Pensa se non mi avesse avvisato e non mi avesse trovato a casa una volta arrivato. Poteva succedere un casino.»
«Forse non ti è chiaro che non me ne fotte niente di quel coglione, mandalo via con una scusa e vieni da me.»
«Non lo so, ora vedo come si mettono le cose e ti faccio sapere.» Rispondo sospirando e lui sta zitto per qualche secondo, poi risponde deluso e rassegnato.
«Lo so che non vieni, non ti sforzare nemmeno di fingere che ci penserai. Ti lascio alla tua serata con tuo marito, ciao.» Dice e riaggancia senza darmi modo di rispondere.
Dannazione! Odio questa situazione e odio che ci vada di sotto sempre Piotr. Cerco di calmarmi perché vedo Pietro parcheggiare fuori casa mia e non voglio peggiorare la situazione.
«Amore ciao, hai trovato traffico? Ci hai messo più tempo del solito.» Lo accolgo in casa col sorriso e lui mi lascia un bacio sulla bocca.
«Sì un po' all'incrocio qua fuori. Dovevi andare da qualche parte?» Mi guarda e sorride guardando i miei capelli per metà mossi e per metà no e io sorrido a mia volta.
«Nono, mi stavo solo sistemando un po'. Chiamiamo il sushi?»
«Sì, perfetto.» Annuisce e si siede sul divano prendendo il suo cellulare per chiamare il ristorante.
«Io finisco un attimo di sistemarmi i capelli e arrivo.»
«Va bene.»
Corro in camera mia e poso i vestiti che avevo preparato riponendoli alla ben meglio nell'armadio e poi vado in bagno a farmi la piega. Non passano nemmeno cinque minuti che sento bussare alla porta e mi stranisco subito visto che non aspetto visite. Poi sento la sua voce, quella voce che riconoscerei ovunque e vado completamente nel panico. Che cazzo ci fa qui? Corro in soggiorno e trovo Piotr e Pietro che parlano amichevolmente e poi noto che il polacco ha una busta del Napoli in una mano. Ha una camicia elegante bianca addosso, i capelli tirati indietro con la cera e i pantaloni neri. Si era preparato per la nostra serata e mi si contorce lo stomaco a pensare che io abbia rovinato tutto ma continuo a non capire cosa ci faccia ora qui.
«Piotr?» Lo guardo cercando di non lasciar trapelare emozioni. Lui mi sorride e mi saluta come se niente fosse.
«Ah Gaia, eccoti. Come stai? Qualche tempo fa mi dicesti che tuo marito...»
«Il mio fidanzato.» Puntualizzo e lui alza le spalle e continua dopo qualche secondo.
«Il tuo fidanzato, giusto... comunque mi dicesti che voleva una mia maglia e ne avevo una a casa che ho pensato di portarvi.»
«Ma veramente?» Pietro sorride entusiasta mentre io non riesco a nascondere la rabbia.
«Non ti dovevi scomodare, non era il caso.»
«Ma dai Gà, che dici? E' stato così gentile da portarla fino a qui e tu gli dici così? Sii gentile e ringrazialo.» Pietro mi guarda male mentre Piotr sorride e prende la maglia dalla busta.
«Questa l'ho indossata in Europa League, è quella con gli inserti in oro.» Gliela passa e a Pietro brillano gli occhi.
«Ah l'hai indossata, quindi c'è il tuo sudore sopra.» Ride e glia strappa praticamente dalle mani.
«E non solo il mio.» Risponde Piotr guardandomi per un attimo e per poco non svengo proprio lì di fronte ai due. «Anche dei miei compagni e degli avversari.» Continua e Pietro ride ancora più forte.
«Grazie mille, è un regalo bellissimo.» Dice per poi girarsi verso di me e tirarmi a lui. «Grazie anche a te amore, non me lo aspettavo proprio.» Mi bacia sulla bocca e Piotr distoglie subito lo sguardo stringendo i pugni.
«Di niente.» Dice quasi per dividere me e il mio ragazzo che siamo ancora con le bocche attaccate.
«La faccio incorniciare e la portiamo a casa nostra amo, che dici?» Mi domanda dopo esserci staccati e io annuisco flebilmente, guardando malissimo Piotr per l'ennesima volta.
«Ora devo andare, vi lascio ad una buona serata.» Ci saluta con un sorriso che io so benissimo essere forzato e se ne va.
Sono arrabbiatissima con lui ma per il resto della serata con Pietro mi comporto da persona normale e non do cenni di pazzia. Se ne va verso le undici e mezza e io mi metto a letto cercando di dormire con scarsissimi risultati. La mattina dopo mi sveglio e la prima cosa che so di dover fare è andare da Piotr per farmi spiegare cosa cazzo ha fatto ieri sera.
Mi vesto e vado da lui, bussando come una matta al citofono e minacciando di buttare giù il cancello come mi era già capitato in passato. Mi apre e cammino come una furia verso di lui.

«Ma che cazzo ti dice quel cervello che hai? Come ti è venuto in mente di venire da me?» Lo spingo ma lui sembra una roccia per quanto è rigido.
«Cosa mi è passato in testa? Lo vuoi davvero sapere?»
«Piotr sei un coglione, non hai scusanti!»
«Ieri era la nostra cazzo di serata Gaia, la nostra serata! E tu mi appendi all'ultimo per non dire una volta di no a quel fantoccio che ti stai per sposare, ecco cosa mi passa per la testa!»
«Sì ma questo non ti giustifica, non dovevi venire da me, non dovevi portare quella maglia.»
«Ero arrabbiato e geloso, okay? Quel cretino può averti alla luce del sole e io che ti amo davvero devo averti col contagocce... non è giusto!» Respira rumorosamente ed urla, io capisco il suo punto di vista ma ieri sera ha davvero esagerato e non lo scuserò così facilmente.
«Quello che hai fatto tu non è giusto Piotr, non lo è.»
«Lo so, ho sbagliato ma te l'ho detto ero arrabbiato. Non avrei comunque mai fatto nulla che ti avrebbe potuto mettere in difficoltà.» Sospira, vuole riappacificarsi ma non sono del suo stesso avviso.
«E se avesse capito qualcosa?»
«Non ha capito nulla, è troppo stupido per capire qualcosa.»
«Sei stato un egoista a presentarti così da me, uno stupido egoista. Non ti permettere mai più di fare una cosa del genere.» I toni sono più bassi ma continuo a sputare veleno.
«E' solo questo, no? Hai paura che io rovini la tua vita perfetta con quel coglione, tutto qui. A te non te ne frega nulla di me e di quanto ci sto male, tu pensi solo a te. E poi l'egoista sarei io.» Me lo dice con talmente tanta calma che mi fa più male di quanto me ne avrebbe fatto se me l'avesse urlato. Ciò che ha detto non è del tutto vero, di lui mi interessa eccome ma non riesco a controbattere nulla.
«Tu stanne fuori e basta, intesi?»
«Intesi.» Annuisce e lo stesso faccio io, andando poi via sbattendo la porta.

Me ne torno a casa che ho bisogno di calmarmi per riprendermi che mi aspettano giorni incasinatissimi con i preparativi del matrimonio e non voglio avere nessun tipo di problema.

No Regrets | Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora