La mia mano si sporge oltre il finestrino lentamente e con incertezza, il vento mi accarezza, i raggi del sole illuminano la mia pelle, i miei occhi si posano sul cielo azzurro e limpido, sgombro di nuvole. Mio padre, al mio fianco, guida tenendo una mano sul volante e l'altra appoggiata alla portiera, se ne sta tranquillo ad ascoltare delle vecchie canzoni country che passano in radio, sbadigliando di tanto in tanto. Noto una piccola libellula blu e nera posarsi sulla mia mano ancora fuori dal finestrino, ha dei colori vivaci e le sue ali sono bellissime.
"Ti piace?" gli occhi scuri di mio padre mi scrutano con un sorriso dolce, mi limito ad annuire, e quando poso lo sguardo sulla figura al mio fianco, la libellula non è più posata su di me.
Arrivati fuori l'entrata della mia scuola, mio padre spegne il motore e si appoggia al volante sporgendosi verso di me, con un ghigno soddisfatto.
"Allora? Sei pronta?" guardo la strutta alle mie spalle e sospiro
Come posso essere pronta?
"Ultimo primo giorno di scuola, eh?" mormoro "Sarà un'anno breve" dichiaro a me stessa.
Noto il volto di mio padre più serio e lo guardo con un sorriso dolce, mi sporgo verso di lui e gli lascio un bacio sulla guancia coperta da un filo di barba.
"Ti voglio bene"
"Io di più, scoiattolina"Esco dalla vettura e mi affretto a raggiungere l'enorme cancello della prestigiosa Atlantic High School. Cammino a testa alta portando le mani sulle bretelle dello zaino e ricambiando i sorrisi di tutti quelli che mi salutano dopo un'intera estate passata lontano da questo posto.
Varco la soglia e subito Suzy, la redattrice del giornalino scolastico, mi saluta con enfasi, passandomi il giornale del giorno facendo poi lo stesso con altri studenti.
Lo apro divertita e leggo il titolo enorme a caratteri cubitali che mi fa ridere, raggiungo finalmente il mio armadietto, sistemo i miei libri per poi scorrere il dito sulla griglia attaccata all'anta esaminando le materie che mi aspettano oggi.
Improvvisamente qualcuno chiude il mio armadietto con uno scatto facendomi trasalire.
"Come se la passa la mia ragazza preferita" la figura alta e palestra di Gabriel fa capolinea appoggiandosi con una spalla contro l'armadietto accanto al mio. mi guarda con tracce incrociate e un ghigno divertito.
"Sto bene, per ora" ammetto scrollando le spalle "Non è neanche iniziato il primo giorno e tu sei già in prima pagina" ridacchio passandogli il giornalino scolastico
"Mio Dio, sono venuto proprio bene in questa foto" si vanta osservando la sua foto in prima pagina "Antlantic High School: tre motivi per scegliere la nostra scuola" legge il titolo per poi scoppiare a ridere
"I tre motivi siete tu, e gli altri due ragazzi più belli della scuola" rido per poi recuperare i miei libri "Che fine hai fatto ieri sera? Era la serata giochi con Rachel" lo rimprovero canzonatoria
"Il mio pic up è morto" sbuffa alzando gli occhi al cielo passandosi poi una mano tra i capelli, sempre in continuo disordine aggiungerei.
"Non sarà arrivato il caso di comprare una macchina nuova? Hai aggiustato quel pic up un centinaio di volte negli ultimi mesi" gli passo i miei libri e lui li afferra scrollando le spalle.
È suo solito accompagnarmi in classe, ho una marea di materie e tutti quei libri di testo pesano davvero troppo, e dato che per migliore amico mi ritrovo il capitano di football super palestrato, perché non approfittarne?
"Ci sono affezionato" scuote subito la testa "Stasera rimediamo con la serata karaoke?" Propone con enfasi sapendo che per nulla al mondo rinuncerei al karaoke.
"Offri tu" gli punto un dito contro
"Va bene, raggio di sole" annuisce ridendo
Dopo un po' arriviamo fuori la mia aula, lui lascia il mio materiale sul mio banco per poi stamparmi un bacio affettuoso sulla fronte.
"Ci vediamo dopo a mensa" schiocca le dita facendomi l'occhiolino.
Annuisco e prendo posto aspettando l'inizio della lezione. Quando arriva il professore di matematica, super contento di iniziare questo nuovo anno scolastico, sono tentata dal calarmi dalla finestra per poter tornare a casa. Quella mattinata sembrava non finire più, la campanella non voleva proprio saperne di suonare.
Dopo le lezione, come da routine, lascio le mie cose in aula, infilo gli auricolari collegati al mio cellulare e vado verso la mensa.