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Rilascio un profondo respiro, con il cuore più leggero.
Strofino la manica della felpa sul viso struccato, sperando non si notino gli occhi arrossati dal pianto.
E' tardi, meglio tornare in classe, prima che Rachel mi da per dispersa.
Afferro lo zaino e lo carico sulla spalla destra, per poi afferrare la maniglia della porta per poter uscire, ma appena ala apro, una figura mi spinge all'interno facendomi quasi barcollare.
Colin entra di corsa chiudendosi la porta alle spalle, facendomi trasalire.
Che diavolo i fa lui qui?
"Ma che-" poggia la mano sulla mia bocca per farmi restare in silenzio, e mi spinge dietro la piccola colonna al lato della stanca, per non farci scoprire.
Dopo pochi secondi, la porta viene aperta nuovamente, e io mi immobilizzo quando riconosco la voce di uno degli insegnanti.  
"C'è qualcuno?"
Per fortuna, non ricevendo nessuna risposta, decide di andare via senza ispezionare a dovere.
Guardo Colin dietro di me, e non sorride per niente, a differenza, ha una strana espressione, tra il nervoso e il disagio.
"Che diavolo ci fai qui" cerco di non far tremare la voce, ma quando piango sono così vulnerabile che si vede a miglia di distanza.
"Un professore mi stava rincorrendo, ho saltato le lezioni" scrolla le spalle con fare ovvio, come se fosse all'ordine del giorno, e conoscendolo, è proprio così "Tu che ci fai qui? Non dovresti essere in aula?" Mi squadra sospetto, e io guardo altrove, pur di evitare il suo sguardo curioso.  
"Stavo giusto per andarci"
Vado verso la porta e Colin mi segue con fare tranquillo, con la mia solita goffaggine inciampo sul suo zaino zaino che l'idiota ha lasciato incustodito sul pavimento. Cado a terra e trascino giù anche lui, aggrappandomi alla manica della sua felpa. Colto alla sprovvista, mi cade addosso. 
"Ammettilo, era solo una scusa per avermi addosso" ghigna, e sto per rispondergli, peccato che la porta viene aperta ancora una volta, e la luce accesa di colpo. 
Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti uno dei professori con sguardo severo e braccia incrociate, e diciamo che la posizione di me sul pavimento con addosso Colin lascia molto spazio all'immaginazione.
"Ops" mormora Colin, ma a me non sfugge il ghigno divertito che gli spunta sul viso.

*****

Sbuffo esasperata e mi stiracchio con fare assonnato. Sono circa le quattro e mezza del pomeriggio ed è già un'ora buona che io e Colin stiamo sistemando e pulendo quel teatro enorme.
"Ti rilassi?" Commenta sarcastico quest'ultimo, mentre puliva il pavimento accanto ai sedili in platea
"È tutta colpa tua, maledizione" mi lamento guardandolo male "avresti potuto farti rincorrere da un'altra parte, adesso devo subire questa stupida punizione insieme a te" mormoro stanca
"Sei tu che sei inciampata, se non avessi fatto tutto quel rumore il professore non si sarebbe accorto di noi" mi canzona dandomi i nervi "E poi che diavolo ci facevi qui?" Allarga le braccia confuso
"Cercavo una cosa" mento per poi sedermi al centro del palco divaricando le gambe "Meritiamo 10 minuti di pausa" supplico stringendomi nella felpa
"Facciamo 20" annuisce lui andando a sedersi su uno dei posti in seconda fila davanti al palco, alza le gambe stendendole sul sedile davanti e incrocia le braccia mettendosi comodo.
"Devo ammetterlo, mi ha sorpreso il tuo messaggio di ieri sera" se ne esce all'improvviso, e io arrossisco appena.
Scrollo le spalle e mi stringo nella felpa a disagio, cercando di non darlo a vedere.
"Ti ho solo chiesto di vederci"
"Era un'invito nel tuo letto" mi indica ovvio
"Era un'invito a bere qualcosa insieme, idiota" 
"Cosa c'è di male nel voler far sesso, scusa? Se vuoi divertirti un po' con me, basta dirlo"
"Io e te non faremo sesso, rassegnati" lo liquido per nulla propensa a portare avanti quella conversazione adesso.
Mi viene improvvisamente in mente l'immagine di questa mattina, di Gabriel e Rachel insieme e sento un nodo allo stomaco. Guardo verso Colin che ricambia il mio sguardo con fare tranquillo
"Hai mai desiderato qualcosa che sapevi già di non poter avere?" Domando di getto e la voce mi esce in un sussurro.
Colin mi guarda accigliandosi appena, poi pensa alle mie parole riflettendo con fare curioso.
Si passa una mano fra i capelli in disordine, e infila il berretto sopra che gli dona.
"Tipo superpoteri o cose del genere?" Domanda e io lo guardo con biasimo  "sono una persona obbiettiva, se so di non poter avere qualcosa non sto troppo a pensarci, ma se c'è anche solo una piccola possibilità, lotto con tutte le mie forze per prendermela" scrolla le spalle stranamente serio
"Lottare sembra una cosa così estenuante" ammetto
"Sei una che molla, allora" fischia deluso "che vita sarebbe se molli alla prima difficoltà? Non arriveresti mai da nessuna parte" mi fa presente.
Già, la vita... quella che a me è stata tolta, o almeno sarebbe successo molto presto.
Improvvisamente il cellulare di Colin inizia a squillare e lui guarda il display per poi sbuffare e rifiutare la chiamata. Dopo neanche un minuto il cellulare torna a squillare insistentemente.
"Cazzo, che rottura" sbuffa per poi rispondere "pronto mamma, si torno tardi. Non mi interessa. Ho capito, oggi chiamerò il tutor io stesso. A dopo" brontola velocemente per poi riagganciare
"Te l'hanno mai detto che sei una persona veramente antipatica" commento stuzzicandolo
"E tu sei un'impicciona" mi fa il verso "non dirmi che a te non annoiano le chiamate di tua madre"
"Sono molto felice quando mi chiama mio padre" annuisco ovvia "si preoccupa per me e vuole accertarsi che io stia bene, non mi sembra una scocciatura" esclamo
"Mio Dio, bastano le chiamate di mia madre, non sia mai iniziasse anche mio padre" strabuzza  gli occhi inorridito facendomi ridere
"Cambiando argomento, partecipi alle sessioni di recupero della scuola con i tutor?" Domando curiosa.
Si passa una mano sul viso esasperato per poi annuire.
"Mia madre mi obbliga" ammette "se non passo gli esami quest'anno sono fottuto" sbuffa e a me scappa una leggera risata, fa tanto il duro e poi si scopre che ha paura di sua madre.
"Facciamo un gioco" mi indica improvvisamente sistemandosi meglio sulla poltrona "Abbiamo cinque domande a testa, c'è solo una regola, non puoi mentire" mi spiega e io lo guardo con un cipiglio divertito
"Ci sto, ma possiamo scegliere di non rispondere solo una volta" aggiungo e lui acconsente
"Inizio io" si tocca il mento con fare pensieroso per poi far schioccare le dita "è vero che il tuo messaggio per vederci al White era un chiaro invito a venire a letto con te?" Domanda vittorioso
Lo guardo con biasimo per poi trattenere una risata.
"Ammetto che forse l'intenzione c'era"
"Lo sapevo" esulta fiero di se, con questo il suo ego si è gonfiato ancora di più.
"La mattina dopo quella festa dove siamo stati a letto insieme" inizio guardandolo con fare da sfida "ci siamo risvegliati nello stesso letto e tu prima di andartene mi hai detto 'ci si vede raggio di sole', mi hai chiamata in quel modo perché non ricordavi il mio nome, vero?" Domando curiosa
"Beccato" si morde la lingua divertito e io mi porto una mano sul cuore con fare teatrale
"Mi sento ferita"
"E io sono sorpreso che tu ricorda le esatte parole che ti dissi quella mattina" mi canzona
"È sempre stata una domanda che mi sono posta" ammetto annuendo "Tocca a te" lo indico poi
"Qual'è il tuo sogno nel cassetto" mi domanda e a quella domanda mi viene da sorridere involontariamente  
"È complicato" esclamo in un sussurro, ma senza perdere quel sorriso amaro che porto sempre con me da un po'.
"Abbiamo tutto il tempo" mi fa presente indicando il teatro vuoto  
"Bhe..." abbasso un momento lo sguardo per poi riguardarlo sorridendo "ho fatto una lista" esclamo e lui si acciglia appena "dentro ci sono tutte le cose che voglio fare prima di morire, sono quelli i miei obiettivi" spiego
"Dimmene uno" domanda curioso
"Uso la mia possibilità per non rispondere a questa domanda" dico e lui sgrana gli occhi  
"Cazzo, non puoi lasciarmi con questa curiosità"  
"Imparerai a conviverci" rispondo retorica "Ho una domanda, che rapporto hai con i tuoi genitori?" Lo guardo curiosa
"Passo" scrolla le spalle guardando altrove
"Abbiamo usato entrambi la nostra possibilità, le prossime domande sono obbligatorie" gli faccio presente "cosa ti ha detto tua madre al cellulare per farti innervosire tanto?" domando curiosa e lui mi guarda con biasimo
"Ribadisco: sei un'impicciona" commenta ghignando "voleva sapere com'è andato il test di filosofia, si preoccupa tanto perché con i voti che mi ritrovo rischio di perdere l'anno" scrolla le spalle con disinvoltura
"Ma quest'anno hai gli esami"
"Lo so, ecco perché i professori hanno avvisato mia madre dicendo di volermi affiancare una sorta di tutor, qualcuno della scuola con voti più alti, ma sono tutti impegnati con altri studenti" esclama per poi alzarsi di scatto subito dopo
"Cosa" lo guardo non capendo
"Hey" mi guarda improvvisamente serio "potresti aiutarmi tu, eri la migliore dell'istituto, e poi tra una materia e l'altra potremmo divertirci molto" mi fa l'occhiolino
"Scordatelo, non ho tempo per farti da balia" scuoto la testa subito e lui alza gli occhi al cielo esasperato
"Se perdo l'anno sarà colpa tua" mi punta un dito contro
"La colpa sarà solo tua che hai deciso di non impegnarti nello studio" lo canzono
"Ne riparleremo dopo gli esami" se la ride "tocca a me con la domanda" dice poi guardandomi pensieroso "Una cosa che vuoi provare assolutamente prima della fine del liceo"
Beh, la risposta è così scontata.
"Voglio innamorarmi" dico di getto e i suoi occhi si assottigliano, cercando di capire se sono seria o meno.
"Mi aspettavo risposte come 'Avere il massimo dei voti in tutte le materie' o 'fare una scoperta scientifica', ti ricordavo più secchiona"
"Un tempo forse" ammetto  
"Cos'è cambiato?" Domanda confuso  
"Io" mi indico leggermente, per poi lascia cadere le braccia lungo il corpo "Vorrei solo sapere cosa si prova quando il tuo ragazzo ti porta lo zaino in classe, quando ti prende per mano nei corridoi della scuola e quando ti aspetta alla fine delle lezioni per tornare a casa insieme. Sai no, le cose che di solito fanno nei film" scrollo le spalle
"Beh, potresti sempre comprarne uno" mormora ironico.
Alzo velocemente lo sguardo verso il ragazzo davanti a me, ripenso alle sue parole che mi riempiono la testa, poi ho un lampo di genio, e lui mi guarda confuso.
"Cosa?" Domanda tranquillamente non capendo
"Ti va di essere il mio ragazzo?" Gli propongo di getto, ok devo essere impazzita.
Colin mi guarda serio, poi però, scoppia a ridere, portandosi una mano sullo stomaco.
"Guarda che scherzavo" allude incredulo, alzandosi per venire verso di me, sul palco 
"Io sono seria" annuisco serissima "in cambio accetto di farti da tutor"  esclamo  
"Kaylee, ti senti bene?" Poggia una mano sulla mia fronte "strano, non hai la febbre"
"Sto benissimo" scosto la sua mano, nervosa "non ti chiedo tanto, solo di essere il mio ragazzo per poco tempo, in cambio ti aiuto a passare gli esami" sorrido persuasiva.
"Fammi capire" mi indica "tu vorresti che io giocassi con te alla coppietta felice?" Domanda confuso
"Beh, in effetti detto così suonava veramente male" sbuffo scocciata
"Detta in qualsiasi modo suona male" mi corregge
"Lascia perdere, devo essere impazzita" borbotto stizzita, tornando poi a pulire il resto del palco "Si, devo proprio essere impazzita" mormoro tra me e me, scuotendo il capo incredula per ciò che ho appena detto al ragazzo al mio fianco.
"Sembri stare meglio" mormora pensieroso, e io lo guardo confuso, non credo neanche che parli con me a dire il vero.
"Come?"
Mi guarda per un secondo, poi scrolla le spalle con disinvoltura e torna ad aiutarmi.
"Niente" 




POV COLIN

"Secondo me, prenderai solo l'ennesimo due di picche" commenta divertito Julian, verso il mio migliore amico
"Ti dico di no, Lily accetterà di uscire con me, ne sono sicuro" sta dicendo Austin mentre cammina al mio fianco, solo che l'idiota cammina al contrario come al solito. 
"Hai un pessimo modo di approcciarti, amico. Non puoi credere che quella ragazza accetti di uscire con te dopo che hai mandato qualcun altro a chiederle un'appuntamento" Julian effettivamente non ha tutti i torti, Austin è un coglione
"Smettila. Colin dai, almeno tu sostienimi" mi guarda demoralizzato
"La penso come Julian, mandare Kaylee è stata una mossa stupida" ammetto ridendo.
Qualcuno, o meglio dire qualcuno che ormai sto imparando a conoscere bene, cammina a testa bassa e con passo veloce, così non vede Austin, e i due si scontrano nel corridoio.  
"Scusa" mormora, e la sua voce è strana, così tanto che mi acciglio cercando di indagare sul suo viso, ma lei scappa via prima che possa rendermene conto. Austin non la riconosce, e si sistema la giacca sbuffando nervoso, poi torna a camminare, guardando davanti a lui questa volta.
"È suonata la campanella, filiamo in classe prima di beccarci una-" sta dicendo Austin, ma lo ignoro e li supero a passo svelto
"Vi raggiungo dopo" mormoro frettolosamente, per poi sistemare lo zaino in spalla e correre verso Kaylee.
La vedo entrare nel piccolo teatro della scuola e mi affretto a correre verso la porta, ma prima che potessi aprirla, mi blocco con la mano sulla maniglia sentendo piangere dall'interno.
Mi ritrovo a sgranare appena gli occhi e a non riuscire a muovere un muscolo, sono come immobilizzato. Sento Kaylee piangere come non ho mai sentito nessuno fare.
Cosa diavolo le hanno fatto per farla stare così?
La sua voce rotta mi destabilizza, e sento un fastidio allo stomaco. Odio le persone che piangono.
Riesco a sentire il suo dolore, è così forte che mi sento soffocare per qualche secondo.
Ma dopotutto, chi sono io per entrare nel suo dolore? L'ho vissuto anche io, questo vuoto e queste lacrime, anni fa, quando fui abbandonato da mio padre, e ricordo che in quel momento, volevo solo piangere da solo in un'angolo senza essere visto o sentito da nessuno.
Lascio andare la maniglia, mi appoggio con la schiena contro il battente chiuso, lasciandole il suo momento.
Dopo un po', un gruppo di ragazze passa per il corridoio e mi guarda curioso, rallentando appena il passo, forse richiamate dal rumore all'interno del teatro.
Tossisco appena e le guardo male, così gelido che si irrigidiscono di colpo.
"Che diavolo avete da guardare?" ringhio poco amichevole, e loro sembrarono intimorite, così tornano sui loro passi confabulando tra di loro indignate.
Resto fuori la porta dell'aula di teatro, sarebbe potuto entrare qualcuno, così meglio restare di guardia.
Quando poi vedo un professore camminare infondo al corridoio, la mia mente viene percorsa da un'idea geniale. 
Mi guardo intorno, vedo il vaso dalle sfumature di blu appoggiato ad uno dei pilastri ai lati della porta. Sferro un calcio contro l'oggetto, che cade a terra rompendosi in mille pezzi, con un rumore secco. 
Il professore guarda nella mia direzione, aumenta il passo e io apro la porta velocemente, catapultandomi dentro. 
Lo so che mi ha visto, ed è proprio quello che volevo.
Finire in punizione insieme a Kaylee. 

Con amore, Johnny.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora