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Fisso disorientata, e ancora leggermente stordita a causa dei farmarci, il cielo grigio ricoperto di nuvole della sera. Mi sistemo meglio sul letto e faccio una leggera smorfia quando vedo l'ago nel dorso della mia mano e l'altro al braccio destro.
"Hey tesoro" mio padre entra nella mia stanza d'ospedale con aria stanca
"Hey" abbozzo un sorriso mettendomi a sedere
"Come ti senti?"

Come sto? Avrei voluto rispondere che non sto affatto bene. Che ho paura, che mi scoppia la testa, che ho il respiro corto a causa dell'ansia e che mi sento di morire. Avrei voluto tanto rispondere che no, non sto bene e probabilmente non lo starò mai, e non ho neanche il tempo per sentirmi meglio, perchè mi sento sempre più male. Vorrei dire che sono stanca, vorrei tanto non svegliarmi mai più, che senso ha continuare a questo punto?

"Sto bene" annuisco forzando un sorriso
"Mi fa piacere sentirtelo dire" il dottor Parker entra nella mia stanza accompagnato da Min che mi fa un sorriso dolce
"Dottor Parker" sorrido "Quanto tempo, come mai è qui? New York era tanto noiosa?" Domando ironica
"Sono venuto per un convegno di medici e appena ho saputo che una delle mie pazienti preferite di Atlanta era qui ho pensato di visitarla prima di tornare nella grande mela" scrolla le spalle con un sorrido divertito
Afferra la mia cartella clinica e da un'occhiata mentre Min gli indicava dei punti spiegandogli la mia situazione nei dettagli

"Allora" finalmente dopo un po' prende posto al mio fianco e Min si siede sul divano con mio padre
"Sia diretto dottore, sa che odio i giri di parole" annuisco facendogli capire che era tutto ok
"Sinceramente parlando, come ti senti in questo momento?" Domanda
"I dolori...." sospiro stancamente "i dolori al petto sono atroci, quando prendo i medicinali mi sento meglio, ma non dura molto" ammetto
"Hai perso molto sangue stamattina a scuola, menomale che hanno chiamato presto l'ambulanza altrimenti saresti potuta andare in shiock" mi spiega
"Chi ha chiamato l'ambulanza?" Domando curiosa
"Gabriel" mi informa mio padre
"Ascoltami Kaylee" mi guarda serio il dottore lasciando stare la mia cartella clinica "Sarò sincero, i dolori al petto sono appena iniziati e non sono mai un buon segno, andranno a peggiorare nei prossimi giorni" mi spiega "Sai cosa significa, vero piccola?" Domanda con cautela
Certo che lo so. Significa che non mi resta tanto tempo, significa che probabilmente davanti non ho neanche un mese, neanche 30 fottuti giorni. Lo so, lo so da anni ormai, so bene cosa mi aspetta, ma questo non significa che non faccia male comunque.
"Papà..." lo richiamo notando le lacrime sul suo viso
Mi guarda con un lieve sorriso amaro e gli faccio l'occhiolino con un sorriso allegro, almeno ci provo  "Andrà tutto bene"
"Certo piccola" si alza e mi lascia un bacio sulla fronte prendendomi poi per mano e restando al mio fianco "Andrà bene" annuisce cercando di convincere se stesso
"Ho già spiegato tutto al tuo infermiere" aggiunge il dottor Parker "Aumentiamo appena la cura e dovrai portare il respiratore" mi informa
"No, no il respiratore no, per favore...." scuoto la testa mordendomi il labbro per non scoppiare a piangere
"Sei identica a mia figlia, due teste dure. Dovrai usarlo solo per la notte e quando sei a casa" mi spiega dolcemente "devi farlo Kaylee, è per il tuo bene"
Annuisco appena e abbasso lo sguardo distendendomi sul letto con lo sguardo verso la finestra e dando le spalle a tutti e tre
"Ora riposa, domattina potrai tornare a casa" afferma prima di uscire
Inutile dire che ero esausta e che mi addormentai subito dopo, il tempo di sentire appena mio padre chiamare Rachel per rassicurarla e far rassicurare tutti gli altri.

Fu una lunga nottata, papà fu costretto a chiamare le infermiere di turno più volte a causa dei miei continui dolori, alla fine gli antidolorifici fecero effetto. La mattina seguente tornammo a casa e non fui poi tanto sorpresa di trovare Gabriel e Rachel fuori la porta di casa con un peluche enorme con un palloncino legato alla zampa e la colazione pronta in una scatola azzurra ricoperta di brillantini.
Restarono loro con me a farmi compagnia mentre mio padre andava a lavoro, gli avevo detto di stare tranquillo e che mi sentivo meglio, tanto meglio che il giorno dopo decisi di tornare a scuola. Odio starmene rinchiusa in casa, e io adoro andare a scuola, mi è sempre piaciuto da matti l'ambiente scolastico.
Gabriel passa a prendermi e per fortuna il pick-up non si ferma sul ciglio della strada quella mattina. Arriviamo a scuola in perfetto orario
"O mio Dio, come stai?" Melissa corre ad abbracciarmi e io le sorrido
"Sto bene" annuisco
L'intera giornata passa così, me che rassicuro tutti gli altri dicendo di stare bene e che quell'incidente era accaduto a causa di stress accumulato.
"So io cosa ci vuole" fa schioccare le dita Ryan saltando dalla sedia della mensa
"Non agitarti" ridacchia Julian
"Andiamo tutti al karaoke dopo la scuola" propone
"Ci sto" annuisce subito Austin alzando la mano
"Passo" scuote la testa Colin e fa per alzarsi e andare via
"Non ti azzardare" Ryan gli punta un dito contro "la mia non era una richiesta, ma un'ordine, andremo tutti al karaoke dopo scuola" ci avvisa
Mi sorprende di come tutti abbiano acconsentito alla fine, persino Colin, che da questa mattina non mi aveva staccato gli occhi di dosso.
So che voleva delle spiegazioni, Gabriel dopo l'incidente gli ha detto che stavo bene e che era solo stress, ma glielo leggeva in faccia che voleva saperlo da me, ormai lo consocevo bene.

Con amore, Johnny.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora