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"Colin, non fare il cretino, non lasciarmi" minaccio stringendo forte le sue braccia
"Ti tengo" ride a crepapelle camminando in diagonale per far camminare lo skate
Questa mattina, dopo esserci svegliati nello stesso letto, Colin ha avuto la brillante idea di andare a fare colazione e poi fare lezioni di skateboard, e diciamo che non stava andando proprio bene
"Questo coso non cammina" sbuffo nervosa muovendo il busto
"Devi spingerlo tu" mi ricorda esasperato ma ridendo come un pazzo, ero già caduta sette volte e lui non mi aveva presa neanche una volta, e non aveva fatto altro che ridere
"Se metto un piede giù cado di sicuro" ringhio
"Ti tengo io, tu mantieni l'equilibrio nel centro, piegati appena sulle ginocchia e datti una spinta" spiega per l'ennesima volta senza però convincermi
"No, no, no, così cado sicuro" grido quando fa per mollarmi
Torna a ridere e io perdo l'equilibrio, mi sbilancio all'indietro mentre lo skate fa per andate avanti, Colin mi afferra al volo impedendomi di cadere e io mi aggrappo a lui
"Ti ho presa" sussurra con voce maledettamente sexy
Lo guardo ingoiando pesantemente per poi stampargli un bacio cogliendolo di sorpresa.
"Mi arrendo" esclamo poi
"Non sei neanche riuscita a salirci" ride divertito
"L'importante è provarci" scrollo le spalle
Recuperiamo lo skateboard per poi salire in macchina e andare verso il locale di sua madre che a quest'ora doveva essere pieno di gente, e infatti fu così, la fila arrivava fino in fondo alla strada e dentro era tutto pieno
"Invece di andartene senza neanche avvisarmi, potresti darmi una mano figlio ingrato che non sei altro" scimmiotta Colin un secondo primo di entrare dal retro
"Cosa?" mi acciglio confusa
Entriamo in cucina e subito vedo i pasticceri intenti a cucinare e Felicity supervisionare il tutto dando una mano ai suoi dipendenti
"Hey mamma" fa cenno Colin e subito la donna cambia espressione
"Invece di andartene senza neanche avvisarmi, potresti darmi una mano figlio ingrato che non sei altro" sbotta facendo ridere sia me che suo figlio
"Scusa donna, la prossima volta ti manderò un messaggio" annuisce
"Sappiamo già che non lo farai" alza gli occhi al cielo incrociando le braccia al petto "Ciao Kaylee, tesoro come stai?" sorride dolcemente
"Benone, a te invece non posso dire lo stesso" ridacchio indicandogli ilc asino che c'era in quella cucina e i camerieri che correvano avanti e indietro
"Oh niente di che, nel weekend è sempre peggio" scrolla le spalle "Ti va un bel dolce?" sorride poi e io annuisco di corsa con un largo sorriso "Te lo porto subito, mettetevi pure comodi nel mio studio, starete più tranquilli"
Colin mi mostra lo studio di sua madre e noto subito i trofei esposti nelle vetrine delle gare di dolci alla quale ha partecipato negli anni, medaglie e attestati con sopra il suo nome.
"Tua madre è la migliore" mormoro divertita
"Credimi, quando ha più di cinquanta consegne per il giorno dopo e metà staff in ferie non è per niente la migliore" controbatte retorico
"La sua pasticceria è la più famosa, è normale che sia sommersa di ordini, se fossi sua figlia peserei più di cento chili sicuro"  rido osservando la foto si famiglia attaccata al muro, ma in una parte del quadro era bianca, la foto era stata strappata e posso intuire che si trattasse del padre di Colin. Il resto di quella fotografia era proprio bella, Felicity era più giovane, più sorridente, con un gran sorriso verso la fotocamera e un piccolo Colin di pochi anni fra le braccia con un sorriso che non gli ho mai visto sul viso.
"Eravate così felici..." mormoro senza pensarci, mi volto subito verso Colin che se ne stava seduto sul divano e lo guardo mortificata "Scusa, non volevo dire che ora-"
"Tranquilla chocolate, non devi scusarti" sorride tranquillamente "Dopotutto hai ragione" ammette in un sussurro portandosi una mano fra i capelli "era tutto più bello quando c'era mio padre, la mia famiglia era unita" annuisce
"Deve mancarti molto" gli sorrido comprensiva e lui si alza venendo al mio fianco davanti a quella cornice sul muro
"Se ti dico la verità, mi prenderai per un debole?" domanda senza guardarmi
"Amare non ti rende debole, lui era tuo padre, e tu gli volevi un mondo di bene" gli prendo la mano e lui mi bacia la fronte appoggiando il mento sulla mia testa e fissando nostalgico quella foto spezzata
"L'ho odiato così tanto quando ci ha abbandonati, non riuscivo a crederci" ammette e io lo lascio parlare senza interromperlo com'è giusto che sia "Ho sempre incolpato mia madre per questo, mi ha sempre detto che non facevano altro che litigare, che ormai non si amavano più, ma tu non l'hai vista l'espressione sul viso di mio padre quando mi ha salutato prima della sua partenza, era a pezzi, ma sorrideva per rendermi felice" mormora
"Forse all'epoca eri troppo piccolo, forse c'è altro sotto ma per proteggerti non ti hanno detto nulla, o forse la verità fa così male che non vuoi accettarla" ipotizzo
"Non lo so cocholate" scrolla le spalle rassegnandosi

Con amore, Johnny.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora