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Alzai la mano incerta, con un mezzo sorriso spontaneo, la poggiai sul viso delineato di Colin e glielo accarezzai appena, mentre lui passava le dita fra i miei capelli accarezzandomi la testa con fare rilassato.
"Ho una domanda" abbozza pensieroso e io alzo appena la testa che tenevo poggiata sulle sue gambe per poterlo guardare in viso "qual'è il primo desiderio sulla lista? Nel quaderno non c'è" esclama e io sorrido
"Secondo te?" domando vaga
"Non lo so, da te mi aspetterei qualsiasi cosa. Un peluche gigantesco? Vedere i pinguini in Antartide?" sbotta curioso facendomi scoppiare a ridere
"Sbagliato" scuoto la testa tornando poi a sorridere "L'Italia" mormoro poi sentendo il cuore battere un po' più veloce
"L'Italia?" si acciglia e io annuisco tranquilla
"Voglio vedere l'Italia, è lì che i miei genitori si sono conosciuti ed è lì che voglio andare" spiego
"Non ci sei mai andata?" domanda ancora
"Quando avevo 5 anni, mi ci portarono i miei, ma ero decisamente troppo piccola per ricordare" ridacchio
"Va bene, allora ti ci porterò io" sbotta deciso sospirando con un gran sorriso "Ti caricherò su quell'aereo e ti porterò nei posti più belli d'Italia" promette e io gli sorrido dolcemente
"Non fare promesse che non puoi mantenere Colin, sai anche tu che-" stavo dicendo tranquillamente quando improvvisamente mi bacia bloccando le mie parole
"Ridimmelo quando ti bacerò davanti al Colosseo di Roma" mormorò facendomi ridere
Con Colin tutto nella mia vita sembrava avere un senso, prima mi sembrava di vagare come una mina vagante, ora non mi importava più. Avevo lui, e questo bastava.
"Ciao ragazzi" mio padre era appena tornato da lavoro quando ci aveva trovati sul divano
"Ciao Eric" alza la mano il mio ragazzo
"Me lo hai preso?" mi alzo di scatto facendo sobbalzare Colin
"Sei una rompi scatole" ridacchia passandomi la busta di carta con sopra il logo di due gelati che si abbracciavano
"Ti sei fatta prendere il gelato?" sgrana gli occhi Colin "Hai idea dei dolci che abbiamo comprato per questa sera?" mi ricorda incredulo
"Questo non conta, vicino la stazione di polizia di papà c'è una gelateria buonissima, non potevo non farmi prendere il gelato" dico ovvia
"Ti fa male tutto questo cioccolato, dammi qua" afferrò la vaschetta piena di gelato dalle mie mani e si allontanò da me
"Non ci provare nemmeno, ridammela" gli punto un dito contro seria
"Dopo cena potrai mangiarlo" scuote la testa
"Ma sono solo le 5 del pomeriggio, non posso aspettare tutto questo tempo" mi impongo "Ridammelo" lo rincorro per tutto il salotto girando intorno alla tavola facendo ridere mio padre di gusto
"Colin, sappi che non si arrenderà fino a quando non avrà quel gelato" spiega mio padre per poi andare di sopra
"Staremo a vedere" scrolla le spalle e io approfitto di quel momento di distrazione per saltargli addosso e afferrare la mia vaschetta di gelato.
Colin, per evitare che io cadessi mi afferra velocemente le gambe e sbatte con il busto contro il piccolo tavolino accanto al divano che si sposta di pochi centimetri ma facendo cadere il vaso poggiato su di esso.
"O cazzo" mormora mettendomi giù "Ti prego, non ora che Eric mi adora" impreca e io scoppio a ridere
"Che succede?" urla mio padre dal piano superiore
"Tranquillo, va tutto bene" urlo di rimando tornando poi a ridere
"Va tutto bene un corno, cerca su google come riparare un vaso in ceramica" dice nervoso raccogliendo i pezzi e facendomi ridere ancora di più
"Tranquillo, odiava quel vaso, lo tenevamo lì solo perchè nonna lo lasciò prima di morire, ma era orrendo" scrollo le spalle piegandomi sulle ginocchia raccogliendo i vari pezzi
"Perfetto, ci mancava solo rovinare il regalo della nonna defunta" si maledice facendomi scoppiare a ridere
Vedo Colin fermarsi e fissare il muro e cerco di capire dove sta guardando, poi sorrido notando il mio nome scritto sul muro con un pennarello e una calligrafia infantile.
"L'ho scritto quando ero molto piccola, è la prima cosa che ho imparato a scrivere, il mio nome." gli spiego e lui sorride dolcemente lasciando spazio a una piccola fossetta sulla guancia destra
"Dovevi essere proprio tremenda" mormora soprappensiero
"Lo ero" annuisco per poi alzarmi sentendo subito un grosso giramento di testa
Sgrano gli occhi e sento l'ansia prendere il sopravvento, conosco questa sensazione, e so cosa accade subito dopo questi sintomi. Le gambe mi tremano appena, improvvisamente ho tanto freddo e la nausea sembra uccidermi, le ossa sembrano andare a fuoco, non ho neanche le forze di reggermi sulle gambe.
"Colin..." riesco a mormorare poggiando una mano sul mobile al mio fianco facendo cadere la cornice
"Kaylee" Colin mi guarda di scatto e riesce a prendermi in tempo proprio quando le mie gambe cedono, impedendomi di cadere con la testa sul pavimento
"Non... no-" cerco di dire ma il fiato si ferma in gola soffocandomi
"Kaylee" sgrana gli occhi Colin terrorizzato e con le mani tremanti "che hai piccola" supplica allarmato
"Non.... riesco a r-respirare" dico a fatica portandomi una mano sul cuore e stringendomi il petto che faceva male
Rilascio grossi sospiri cercando di far regolarizzare il respiro, ma non ci riesco, sento gli occhi chiudersi e il fiato mancarmi sempre di più.
"Kaylee" mi scuote appena lui terrorizzato "Eric" lo sento gridare subito dopo con voce straziante "Aiuto" urla ancora accarezzandomi poi il viso con un sorriso dolce e le lacrime agli occhi "amore ti prego resta sveglia" mi supplica
"Colin, che succede" mio padre si precipita al piano di sotto e subito mi è accanto mentre digitava il numero dell'ambulanza
"Kay, amore resisti, per favore, ti supplico amore devi resistere solo un po'" annuisce stringendomi a se

Con amore, Johnny.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora