Appena i miei occhi si furono abituati alla luce, tirai un sospiro per scaricare la tensione e nell'esatto momento in cui i miei polmoni iniziarono a bruciare, rammentai la raccomandazione di Allison prima di partire.
Allungai una mano verso una tasca a rete su un lato dello zaino e vi estrassi quella che apparentemente era una scatoletta di mentine, ma che in verità conteneva delle speciali pillole che mi avrebbero concesso di respirare in quell'ambiente.
Eibar aveva un'aria estremamente pulita, con un tasso di inquinamento quasi nullo e ciò ai miei polmoni nati e cresciuti in un mondo in lotta contro un crescente disastro ambientale, ironicamente rendeva l'aria irrespirabile. Per questo motivo ero stata rifornita di tali pillole da prendere ogni dodici ore. Oltre quel tempo limite di copertura, l'aria sarebbe tornata per me fatalmente pulita in maniera esponenziale nel giro di pochi minuti.
Ingerita la pastiglia, dopo qualche secondo, ripresi a respirare e mi soffermai a godermi un intenso, ma dolce, profumo di fiori.
In lontananza scorsi qualcosa luccicare sotto ai raggi del sole e anche se non riuscivo bene a vedere, capii si trattasse del Palazzo di Perla, nonché la mia meta.
Poco distanti da esso si scorgevano le sagome di alcuni palazzi e siccome non avevo alcuna intenzione di mettermi in bella mostra sfilando per le strade di Eibar, scelsi la via del bosco, come d'altronde mi aveva consigliato Allison.
Non appena misi piede nella vegatazione, fui accolta da un gradevole profumo fresco e dolce, che pareva scaturire dalle piante stesse.
Mi avvicinai ad alcune di esse in preda alla curiosità e non mi curai di aver timore di toccarle o annusarle. Fiammetta aveva detto che il bosco non era pericoloso e durante il viaggio in macchina aveva speso qualche parola in merito alla sensazionale flora di Eibar.
Aveva raccontato di come le piante fossero in nessun caso velenose, pungenti o comunque in qualche modo pericolose e che anzi...molte di esse col tempo avessero cambiato forma per offrire riparo ad insetti e animali, oltre che fungere spesso da nutrimento per essi e per le persone. Questo era possibile grazie alle resine ricche di sostanze nutritve che si formavano spontaneamente su alcune piante e liquidi ugualmente ricchi, che sgorgavano da altre. In tal modo, quando gli insetti ne prendevano le gocce per portarle alle loro tane e con le zampe, poi, toccavano il terreno, alcune particelle di quella sostanza vi permeavano dentro, permettendo la riproduzione di quel particolare fiore o pianta.
Ero curiosa di sapere come quelle sostanze potessero essere una così importante fonte nutritiva per le persone e perciò mi avvicinai ad un albero che catturò la mia attenzione per il suo colore bianco candido e i suoi rami, le cui punte si arrotolavano su loro stesse creando delle spirali legnose. La corteccia pareva luccicare sotto i raggi del sole e il motivo era una resina ambrata che la adornava come una coperta di diamanti.
Allungai una mano e ne staccai una, portandomela alla bocca, un po' titubante. Rimasi, però, sorpresa dal suo gusto dolce...pareva quasi una caramella.
Ne presi qualcuna e la riposi nella scatoletta delle pillole, dopodiché recuperai la cassa che avevo posato sul terreno e tornai al mio cammino.
Venni così assorbita dall'ambiente circostante con la sua elegante e fiabesca diversità, che ci volle qualche minuto buono prima che mi rendessi conto di essere ormai prossima al Palazzo di Perla e quando finalmente me lo ritrovai in bella vista alla fine del bosco, non fui in grado di trattenere un'esclamazione sorpresa.La prima cosa che saltava all'occhio era il luccichío di tre cupole, di cui una centrale più imponente e terminante in una punta adornata da una scultura che da così lontano non riuscivo a distinguere. Quelle forme così tondeggianti entravano in netto contrasto con il tripudio di guglie e archi rampanti al di sotto di esse, dando però vita ad un incredibile equilibrio geometrico di morbidezza tagliente, accentuato ulteriormente da numerose volte a sesto acuto e ampie finestre.
Dopo circa una decina di minuti, giunsi innanzi all'enorme portone e vi posai davanti la cassa, sfinita.
Presi un respiro e, non sapendo che fare, provai a bussare sul legno scuro, mentre continuavo ad osservare rapita i giochi di luce che la superficie perlacea creava coi raggi del sole. Ora capivo il perché del nome Palazzo di perla.
Poco dopo, una voce femmilie dal tono incerto mi domandò chi fossi.

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Besa
FantasyFuggire dal proprio passato non sempre può migliorare Il proprio futuro. Sarah scappa dalla sua città dopo l'omicidio di sua sorella Julia da parte dell'organizzazione che le obbligava a lavorare per lei. La stessa organizzazione che, però, riesce...