5.Schadenfreude

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Nota autrice: in questo capitolo saranno presenti scene che potrebbero urtare la sensibilità di chi legge.
Per chi vuole proseguire la lettura lo faccia a suo rischio e pericolo.

Saggiai la morbidezza delle sue labbra. Avevano ancora il sapore della birra che stava sorseggiando fino a poco prima.
La testa faceva fatica a connettere e lo stomaco era come se in qualche modo fosse stato stretto in una morsa d'acciaio.
D'improvviso tornai alla realtà e mi staccai da lui in preda alla più totale confusione.

Ma che cazzo stai facendo?

Mi domandai da sola, ma non seppi trovare risposta.
Guardai con un leggero timore in direzione di Matt e mi sorpresi nel vedergli stampato in volto un sorrisetto che non riuscivo ad interpretare.

"Posso sapere almeno come ti chiami, ora?" domandò.
"Sarah." risposi con un fil di voce.

Ho baciato un ragazzo che nemmeno sa il mio nome...

Più provavo a comprendere cosa mi fosse preso, più non ci riuscivo.

"Beh, Sarah..." interruppe lui i miei pensieri.
"Quando ho detto boh non intendevo stuprami." disse.
Avvampai e rimasi interdetta per qualche istante.

Cos'ha detto?

Sentii di colpo accendersi una scintilla di rabbia in me.

"È solo un bacio. Che c'è? Non ne hai mai ricevuto uno?" mi misi quindi sulla difensiva. Non dovevo assolutamente mostrarmi debole.
"Ovvio che sì, ma credo che tu abbia comunque qualche problema ormonale." rispose.
Presi un respiro.

Stai calma...

Continuavo a ripetermi.

"Non l'ho fatto apposta, scusa." provai a giustificarmi. Suonava strana come giustificazione, ma effettivamente quel bacio era stato un atto istintivo, incontrollato.

Non ci potevo credere. Stavo veramente calpestando il mio orgoglio per un ragazzo qualsiasi?
Sì, è esattamente ciò che stavo facendo. Non ne capivo il motivo, ma non volevo discutere con lui, né comprendevo perché lo stessi ancora ad ascoltare o perché le sue parole mi stessero scalfendo in quel modo.

"È una delle scuse più patetiche che abbia mai sentito." disse ancora con quel sorrisetto.

Fu in quel momento che percepii la rabbia salire incontrastabile.
Matt sembrò rendersene conto e addirittura parve compiacersene, come se fosse un obiettivo raggiunto.

"Sai una cosa?" esordii in risposta.
"Vaffanculo." dissi senza permettergli di rispondere, dopodiché mi voltai e mi allontanai a passo svelto.

Stronzo.

Sì, è esattamente ciò che era.
Okay, avevo sbagliato, ma non c'era assolutamente bisogno che si comportasse così.
Mi rodeva in particolare il fatto che inizialmente fosse stato così diverso che quasi mi ero addolcita nei suoi confronti.
Più ci riflettevo e più mi ricordavo perché avevo smesso di avere relazioni serie.
Non potevo fidarmi. Non dovevo farlo, altrimenti ci sarei stata solo male e non avevo né tempo né voglia per affrontare il dolore.
Non di nuovo.
La pioggia scrosciava rabbiosa, inzuppandomi i vestiti.
Il mio cappuccio mi riparava per quanto possibile, ma ero vestita in maniera troppo leggera e probabilmente mi sarei beccata una splendida influenza.
Non avevo comunque intenzione di tornare a casa.
Percorrendo una stradina isolata, mi ritrovai a pensare che era davvero frustrante essere una ragazza, talvolta.
Per esempio in quel momento sentivo una rabbia dentro che volevo solo sfogare, desiderio che il mio essere troppo gracile non mi permetteva di esaudire.
Avrei voluto distruggere qualcosa, prendere a pugni qualcuno, ma il massimo che potessi fare era svitare il tappo dal barattolo della marmellata.
Mi ritrovai a chiedermi il perché di tutta quella rabbia e non fu difficile trovare la risposta.

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