15. Torpe

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Mi abbassai di colpo, aggrappandomi ad un barlume di lucidità sbucato da chissà dove.
Appoggiai il capo sulle sue gambe, rivolgendo lo sguardo ovunque tranne che sul suo viso e distesi le gambe sullo spazio libero del divano.
Chiusi gli occhi e sospirai silenziosamente, ma nel farlo i miei polmoni si riempirono del suo profumo invadente.
Contrassi la mascella in un gesto di esasperazione. Non riuscivo a dominarmi, mentre lui senza fare alcuno sforzo riusciva a spazzare via la mia parte razionale e farmi letteralmente cadere ai suoi piedi.

"Allora..." spezzai il silenzio tentando di controllare il tremito della voce.
"Sarah" mi interruppe.
"Perché ti allontani così?" chiese poi.

Mi voltai a guardarlo.
Annegai in due pozzi scuri che mi guardavano da sotto ai suoi capelli indisciplinati.

Merda.

Imprecai mentalmente.
Non potevo distogliere gli occhi e più lo guardavo, più il mio autocontrollo evaporava per il calore che mi aveva invasa da capo a piedi.
Pinzai il labbro inferiore tra i denti.

"Perché è meglio così. L'hai detto tu che siamo amici, no?" scelsi di essere sincera. Lui parve rifletterci un attimo.
"Hai ragione." concluse.

Sfilò le gambe da sotto il mio capo e si sdraiò accanto a me.
Non riuscivo a vederlo bene in volto anche con la testa inclinata, ma il suo petto premeva contro la mia schiena e sentivo il suo respiro soffiarmi sul collo.
Mi imposi di stare immobile, dato che alzarmi di scatto e sottrarmi al suo tocco non era fattibile in quel momento.

"Questa è l'ultima." disse e mi parve di udire una nota malinconica nella sua voce, ma non ne ero sicura.

Prima che potessi, però, registrare e comprendere le sue parole, la sua bocca si posò sul mio collo.
Qualcosa nel mio cervello spense l'interruttore che lo faceva funzionare.
La sua barba mi solleticava piacevolmente la pelle e le sue labbra ne inumidivano ogni centimetro.
Mi lasciai sfuggire un tremito e chiusi gli occhi.

"Non devi, poi te ne penti..." gemetti in un ultimo tentativo di oppormi, ma lui mi ignorò.

Mi lasciai quindi andare alle sue braccia che quasi mi avvolgevano e alla sua mano che lasciò il fianco, che stava delicatamente tenendo, per accarezzarmi la coscia e stringere il suo interno.
Continuai a tenere gli occhi chiusi per concentrarmi su ogni sensazione che stavo provando.
Quel ragazzo era capace di farmi perdere la testa. Ogni suo tocco, ogni suo respiro, ogni sua singola mossa sembrava stata creata per mandare a puttane il mio autocontrollo. Eppure, oltre allo stato di eccitazione generale, sentivo qualcosa di diverso questa volta. C'era qualcosa di dolce in un angolo del mio cuore, che si beava nel tepore che quel momento gli stava regalando. Inizialmente mi allarmai per questo, ma ancora una volta scelsi di non pensare e rilassare i nervi.
Scalciò le Nike, ma non potei imitarlo perché portavo gli anfibi, quel giorno.
Fui costretta ad alzarmi e slacciarli con le mani tremanti e una buona dose di imbarazzo addosso per aver rovinato il momento.
Il mio stato di rigidità si rivelò però momentaneo, quando voltandomi notai che era rimasto in boxer.
Non riuscii a trattenermi e lo squadrai per intero come fosse una visione celestiale. Non era il classico uomo statuario che si incontra nei libri...uno come Travis, per dire. Non rientrava nei soliti canoni di perfezione, ma era comunque bellissimo e il fascino che trasudava, mi attraeva come fossi una piccola calamita in balia di una spropositata forza magnetica.
Resistetti all'impulso di saltargli addosso, ma mi avvicinai e gli passai due dita sulle labbra, seguendo un percorso immaginario che scendeva lungo il collo, il petto e l'addome. Mi soffermai a seguire l'orlo dell'elastico dei suoi boxer, indugiando appena, per poi staccare la mano di colpo.
Gli presi il volto tra le mani e lo baciai con moderata foga.
Gli accarezzai il collo, le spalle e la schiena. La sua pelle scottava di un calore che mi avvolse quando allacciò le sue braccia attorno a me per stringermi a lui.
Lo aiutai a spogliarmi, cercando di non staccare le labbra dalle sue e quando anche l'ultimo lembo di tessuto cadde sul pavimento, lo strinsi a me, infilando la mano tra i suoi capelli, premendo dietro alla nuca per spingergli delicatamente il volto sul mio petto.
Di colpo mi spostò e si distese di nuovo sul divano, indicandomi di fare lo stesso. Diversamente da poco prima, la sensazione del suo petto attaccato alla schiena era paradisiaca.
Lo sentii divincolarsi per sfilarsi i boxer, dopodiché mi afferrò una gamba, portandola dietro alle sue.
Attesi col respiro mozzato, il cuore martellante e i pensieri in tumulto.
Si insinuò tra le mie cosce, costringendomi a mordermi il labbro per trattenere un gemito.
Con un braccio piegato si sorreggeva, mentre l'altro mi stringeva a lui, tenendo la mano a coppa sul mio seno sinistro.
Il suo respiro affannoso mi soffiava caldo la zona compresa tra orecchio e collo.
Serrai le palpebre, inclinando la testa all'indietro.

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