Alessandro's POV:
Si mise in posizione d'attacco. Potevo scorgere i muscoli che di tanto in tanto guizzavano sotto al tessuto nero della tuta.
Mi domandai quale idea le fosse venuta in mente, data la sicurezza con cui aveva scelto le proprie armi, soprattutto visto e considerato che non poteva sapere di quale simulazione la aspettasse. Che avesse invece intuito qualcosa?"Fermala! Non ci riuscirà mai!" urlò Gaja.
"Non ha la nostra preparazione ed è da sola." incalzò Matthew.
"Badassery." risposi accennando un sorriso.Ero curioso di vederla in azione.
L'opportunità che avevo tra le mani era troppo grande perché me la lasciassi scappare. Poter vedere il frutto dell'addestramento dell'Organizzazione era una manna dal cielo per me in quanto Preparatore, così come per tutta la Resistenza. Osservare le tecniche che Sarah adottava, i suoi punti di forza e di debolezza, ci avrebbe consentito di adattarci e studiare piani d'azione più mirati ed efficaci, aumentando quindi le probabilità di vittoria.
Era pur sempre vero che nel corso del tempo l'Organizzazione avrebbe modificato le sue tattiche, ma comunque questa era già un punto di partenza, un primo gradino per la scalata verso la loro sconfitta che, ero fiducioso, sarebbe avvenuta.
Vidi Sarah prendere un respiro e concentrarsi, restando ferma per qualche secondo.
Aprì gli occhi di colpo, ma invece di scattare in avanti, come avevo previsto, rimase immobile.Sarah's POV:
Come avevo immaginato, mi ritrovai circondata da 4 uomini. Erano incappucciati e avvolti da un mantello nero come la pece. Se ne stavano immobili, anche se sapevo che ognuno di essi stava impugnando almeno un coltello. Perché? Beh, naturalmente li avevo riconosciuti subito: erano sicari dell'Organizzazione, più precisamente si trattava di sicari di tipo-N. Lavoravano solamente la notte, agivano di soppiatto, nel silenzio, per cui niente armi da fuoco. Era evidente che la simulazione era stata costruita esclusivamente sull'immagine e che la Resistenza non aveva idea di tutto ciò che stava dietro a quei nemici muniti di mantello. Ne era una prova la scelta degli avversari per la simulazione: Josh non avrebbe mai mandato loro per questo genere di attacco.
Meglio per me
Avrei potuto estrarre la pistola e finirla in un attimo, ma che gusto ci sarebbe stato?
Per questo quando uno dei sicari si lanciò verso di me, tirai fuori il pugnale dalla cinta e glielo piantai nel braccio con cui impugnava il suo. Lo lasciò cadere ed io lo raccolsi prontamente, dopo avergli sferrato un calcio nello stomaco per farlo allontanare. Lo scagliai quindi verso l'uomo alle mie spalle, centrandolo in pieno petto e facendolo dissolvere in una nuvola di pixel scarlatti.
I muscoli mi dolevano, non più abituati a sforzi di questo genere, ma i miei arti parevano scattare automaticamente all'avvicinarsi del pericolo, come mossi da volontà propria.
Rimembrai gli allenamenti, le lezioni, il sudore e l'adrenalina che anche in quel momento mi scorreva nelle vene.
I ricordi furono affiancati dal dolore e dalla rabbia, ma non mi lasciassi sovrastare da essa. Vi attinsi come fosse una fonte d'energia preziosissima e mi scagliai contro il terzo incappucciato, che però mi afferrò al volo e mi spinse contro una parete. Mi puntò il pugnale al collo ed io provai a spostarlo premendo le mani contro le sue, ma non avevo minimamente la forza necessaria e non ci riuscii.
Avevo una sola possibilità per sfuggire a quella situazione, ma avrei dovuto fare in fretta o il mio piano sarebbe fallito.
Girai il capo e tirai un morso al polso che mi teneva ferma la mano destra. L'uomo mollò la presa e si tenne stretto con l'altra mano la zona dolorante. Ne approfittai per sfilarmi di dosso la corda e legarla con un nodo stretto attorno al collo del sicario, che nel mentre si divincolava disperato.
Gli altri due mi saltarono addosso. Dovevo rimanere concentrata sul primo, così li spinsi via d'istinto, senza una tecnica particolare: ad uno tirai una testata dritta sul setto nasale. All'altro piantai uno dei due coltelli da lancio in una gamba.
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Besa
FantasyFuggire dal proprio passato non sempre può migliorare Il proprio futuro. Sarah scappa dalla sua città dopo l'omicidio di sua sorella Julia da parte dell'organizzazione che le obbligava a lavorare per lei. La stessa organizzazione che, però, riesce...