4.Desenrascanco

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Odio.
Quanto odiavo le persone, lo sapeva solo Dio.
Dopo le mille insistenze di Allison avevo deciso di vestirmi in modo leggermente diverso dal solito, optando per un abitino viola con le maniche retate e degli stivaletti neri.
L'assenza del mio amato cappuccio mi faceva sentire esposta e vulnerabile, ma tentavo per quanto potevo di  creare con i capelli sciolti un sipario che mi coprisse il volto il più possibile.
Così mi ero ritrovata catapultata in mezzo ad un mucchio di gente che non conoscevo e ogni minuto che passava, non faceva altro che accrescere il mio disprezzo nei loro confronti.
"Coraggio, fai conoscenza, socializza almeno un po'." mi incitò Allison, indicando con un cenno del capo un ragazzo a qualche metro di distanza.
Alto biondo e con un atteggiamento spavaldo che mi metteva i nervi. Aveva l'aria del classico campione di football del college.

"È carino..." mi rimproverò Fiammetta, vedendo la mia espressione disgustata.
"Ma fammi il favore." risposi facendo una smorfia.
"Torna nel gruppo e divertiti." aggiunsi più amichevolmente.

Dovevo smettere di trattarla male con facevo con tutti, in particolar modo se cercava di aiutarmi. Non era facile però cambiare un'abitudine divenuta ormai tanto automatica.
Rimasi quindi in disparte per un po', seduta su un divanetto di quella grande casa, appartenente a non sapevo bene chi.
Odiavo i raduni del college.
Tutti così sorridenti e pacifici. Sembravano dimenticare per una sera quanto si fossero odiati per anni. Insomma, un quadretto di pura finzione che mi dava il voltastomaco.

"Scusa." una voce alle mie spalle mi distrasse dai miei pensieri.

Tra il mio sguardo e il pavimento, si frappose la figura minuta di una ragazza lentigginosa e dall'aria allegra.
Due occhietti scuri e lucenti erano nascosti da un paio di occhiali dalla montatura squadrata, posati su un nasino alla francese.

"Piacere, Beth." si presentò scostandosi dal viso un ricciolo biondo scuro.

La squadrai da capo a piedi. Nel suo vestitino color acquamarina e gli orecchini piccoli e luccicanti, sembrava tanto una bambina.
Notando la mia espressione distaccata, intervenne.

"Ti ho vista da Gibson, oggi." aggiunse.
"Io no." risposi semplicemente.
Beth sembrò rimanerci male, ma non si perse d'animo.
"Beh, certo...con quel cappuccio che indossi vedrai a malapena la metà di ciò che hai intorno! Comunque secondo me non dovresti indossarlo, hai un viso tanto carino!" esclamò con fin troppo entusiasmo.

Storsi le labbra in una smorfia. Non amavo particolarmente i complimenti.
Non avevo mai creduto di essere una brutta ragazza, ma nemmeno poi tanto bella, però ciò che mi turbava era la gentilezza da cui nasceva il complimento. Gentilezza che non ero più in grado di ricambiare.
Un'idea improvvisa guizzò nella mia mente.

"Grazie, ci penserò." risposi con il mio finto sorriso migliore.

Beth parve a prima vista stupita dal mio gesto, ma si riprese in fretta, ricambiando.

"Quindi lavori da Gibson." cambiai argomento.
"Sì, da un annetto ormai." rispose.
"E immagino che una ragazza socievole come te abbia già fatto amicizia con tutti in quel locale." proseguii.
"Tutti tutti no. Travis non mi degna di un saluto, purtroppo..." disse in tono triste, tirando un sospiro.

Immaginai che ciò che intendeva con degnare di uno sguardo non si riferisse ad una questione amichevole, ma finsi di non cogliere il messaggio.

"Perciò se ti dicessi che sto cercando un certo Mark Talem, sapresti dirmi chi è?" domandai allora.
"Mark? Ma certo! È un tuo conoscente?"

Bingo...

"Mmh, no. È l'amico di un amico. Ho saputo che lavora anche lui da Gibson e vorrei conoscerlo." spiegai.
"Tu tra quanto cominci?" chiese Beth.
"Due giorni." risposi.
"Fantastico. Io, lui e qualche altro collega ci troviamo di solito in un ristorante vicino per cenare assieme prima del lavoro. Se vuoi passo a prenderti e ceni con noi, in modo che io possa presentarti Mark come si deve." propose.

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