Il freddo mi pungeva la pelle e mi costringeva a sfregarmi le braccia ogni due per tre.
Attendevo seduta sulla panchina del parco abbandonato.
Attendevo...ma cosa?
La domanda corretta, in realtà, sarebbe dovuta essere: chi?
L'unica risposta possibile: Black.
No, non stavo aspettando quel ragazzo, non era assolutamente vero, stavo solo...okay, va bene, era lui che aspettavo.
Non sapevo perché, ma volevo incontrarlo di nuovo. Probabilmente era colpa della curiosità di capire chi fosse e nulla di più o comunque questa era la scusa che raccontai a me stessa.
Non riuscivo a spiegarmi il motivo, ma ero nervosa.
Osservai la punta dei miei anfibi per un po', poi un rumore mi costrinse a voltarmi.«Mistery.» la sua voce richiamò la mia attenzione.
Incontrai un paio di occhi nocciola che spiccavano su una carnagione chiara dietro ad un paio di occhiali.
Osservai ammaliata un magnifico ciuffo castano celare parte del suo volto.
Gli stava divinamente...
Solo in quell'istante mi resi conto di un dettaglio a dir poco fondamentale: io lo stavo guardando, il che voleva dire che non portavo il cappuccio!
Il panico si fece spazio sul mio volto, mentre un sorriso increspava le sue labbra piene.«Ciao.» disse e immediatamente la sua voce provocò un sussulto che tentai di celare.
«C-ciao, Black.» non sapevo perché l'avessi salutato, né tantomeno la ragione per cui stessi balbettando. In quel momento atribuii la colpa al disagio di avere il volto scoperto.Lui puntò i suoi occhi nei miei. Il suo sguardo era di una dolcezza sconfinata, ma la cosa che più mi sorprese, fu che improvvisamente non riuscivo più a buttare giù una frase di senso compiuto.
Rimasi zitta, senza respirare. Non riuscivo più nemmeno a formulare un qualsiasi pensiero. Ero solo cosciente del fatto che mi stavo perdendo nei suoi occhi; nulla aveva più senso tranne il loro modo di attrarmi e ammantarmi fino a farmi perdere consapevolezza di me.
Black abbassò gli occhi. Sembrava imbarazzato senza apparente motivo.
Sorrisi involontariamente di un sorriso timido, sperando che lui non se ne rendesse conto, mentre percepivo il rossore arrampicarsi incandescente sulle mie guance.
Perché quella reazione?
Non sapevo nemmeno questo.
Mi sentivo più leggera e questo in parte mi turbava anche. Non provavo una sensazione simile da tempi immemori.«Sei venuta, quindi.» spezzò il silenzio imbarazzato che era calato tra noi.
«Io vengo sempre qui, come ti ho già detto, per cui sarei io a doverlo dire.»Lui non rispose. Non era arrossito, ma sembrava preso alla sprovvista e subito mi pentii di quelle parole.
Questo mi lasciò ulteriormente interdetta. Io non mi pentivo mai!
Già, sarà stato probabilmente quel fare timido e un po' impacciato, non ne ero sicura, ma ero ben consapevole del fatto che mi stava letteralmente facendo intenerire.
No, no, no. Qualcosa non andava. Io non potevo intenerirmi, non era possibile.
Mi sedetti su una panchina per riprendermi.
Lui si accomodò alla mia sinistra, proprio come il giorno prima, ed io lo squadrai con sospetto, come se avessi dovuto guardarmi da un qualche incantesimo che mi stava lanciando.
Black ricambiò con uno sguardo interrogativo.
Resistetti alla tentazione di guardarlo negli occhi per non sprofondarvici dentro, ma mi accorsi di aver iniziato a fissargli le labbra.
Mi ritrovai a provare un forte impulso fisico, come se avessi bisogno di toccarlo, anche solo sfiorarlo. Necessitavo un contatto, più specificamente con le sue labbra.Ma ti riprendi? Non hai più 14 anni, tieni a bada gli ormoni.
Mi sgridai, vergognandomi di me stessa.
Distolsi lo sguardo e presi un respiro, ripetendomi mentalmente di stare calma.«Che stavi leggendo ieri?»
Che domanda stupida...
In quel momento, però, andava bene qualsiasi cosa pur di pensare ad altro.
Lui rimase interdetto per qualche secondo, probabilmente cercava di capire cosa c'entrasse la mia domanda.
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Besa
ФэнтезиFuggire dal proprio passato non sempre può migliorare Il proprio futuro. Sarah scappa dalla sua città dopo l'omicidio di sua sorella Julia da parte dell'organizzazione che le obbligava a lavorare per lei. La stessa organizzazione che, però, riesce...