Strinsi i denti, quando il liquido trasparente del disinfettante si posò sulla mia pelle martoriata.
Sebbene i tagli non fossero poi così profondi, mi provocavano comunque un bruciore insopportabile.
Non potei mostrare a nessuno il danno che quel bastardo aveva apportato al mio avambraccio sinistro. Il messaggio che vi era stato letteralmente inciso sopra era troppo evidente e di certo non potevo andarlo a sbandierare in giro.
Ecco perché mi ero limitata a medicarmi e rimanere in silenzio. Fortunatamente potevo nascondere la garza candida con cui avvolgevo l'arto grazie alle mie amate felpe.Grazie ancora, inverno.
Mi ritrovai a pensare, anche se avrei preferito che quel ringraziamento non fosse stato necessario.
Già più volte in passato avevo ricevuto quelle che Josh e i suoi seguaci definivano giuste punizioni, perciò ormai sapevo come nasconderne i segni.
Una volta terminata la medicazione uscii dal bagno, raccolsi le mie cose dal pavimento della camera e mi affrettai a salutare Allison, ma quest'ultima mi bloccò, afferrandomi un braccio e giustamente con il 50% delle possibilità di non beccare quello bendato, era riuscita comunque a prendere proprio quello.
Mi si mozzò per un attimo il respiro, ma mi imposi di rimanere immobile nella sua stretta."Dove stai andando?" domandò con un sopracciglio inarcato, squadrandomi da capo a piedi.
Effettivamente il mio abbigliamento quel giorno era piuttosto insolito, considerando il mio consueto modo di vestire. Indossavo una gonna a quadri verde scuro, un maglioncino nero con le stampe bianche di due serpenti arrotolati alle maniche e i miei inseparabili anfibi neri. Non avevo abbandonato il mio stile, ma comunque ero riuscita ad apportare delle modifiche evidenti che dessero un po' più di luce, per così dire, al mio aspetto, in modo che Gibson non avesse da brontolare.
Ancora una volta ero stata costretta a calpestare il mio orgoglio ed ero sicura che quella non sarebbe stata l'ultima."Ho un lavoro da Gibson, ricordi?" le rinfrescai la memoria.
"Sì, lo so. Intendo: dove stai andando così presto?" spiegò lei.
"A cena con Beth. Mi fa conoscere il gruppo del personale." risposi.
"Tu che esci di tua spontanea volontà, in un gruppo per giunta. Qui c'è qualcosa che mi nascondi." disse guardandomi con sospetto.
"Per non far lamentare quel vecchio stronzo di Gibson devo lavorare come si deve e chi meglio di chi già lavora per lui saprà dirmi come fare?" mentii con una naturalezza tale da non destare alcun dubbio nella rossa innanzi a me.
"Ha un senso..." mormorò confusa.
"Ci vediamo dopo." la salutami, ma la sua voce mi costrinse a bloccarmi.
"Non mi hai più detto di Josh..." disse titubante, facendomi irrigidire.Non potevo dirle nulla. Non mi sarei mai perdonata se l'avessero presa. Se le avessero fatto fare la sua fine.
"Non sono affari che ti riguardano." tagliai corto.
Lei non replicò e ciò mi lasciò spiazzata, ma mi ripresi in fretta e approfittai del momento per aprire la porta e uscire dall'appartamento.
"Ti voglio bene, Fiammetta." dissi prima di richiudermela alle spalle.
Era vero. Per quanto provassi a non darlo a vedere, tenevo a quella ragazza.
Una debolezza, o almeno era così che l'addestramento di Josh indicava i legami affettivi. Essi possono condizionare la fedeltà degli esseri umani e di conseguenza anche compromettere le missioni affibbiate da Josh. Ecco perché era la prima regola che insegnavano alle sue giovani reclute.
Pensavo che in fondo il concetto non fosse poi sbagliato, ma proibire ad una persona di intrattenere rapporti affettivi di alcun genere era come privarla delle proprie emozioni, della propria umanità. Era esattamente ciò che voleva il mio ormai di nuovo capo: macchine, gusci vuoti pronti ad eseguire i suoi ordini senza alcun indugio.
Un gioco crudele, ma efficace.
Fortunatamente ero riuscita a scappare prima di rimanere intrappolata nella sua ragnatela. Eppure a causa sua, anche dopo la fuga, mi ero imposta la stessa regola.
Permettere a qualcuno di avvicinarsi troppo a me avrebbe significato creare una minima connessione col mio passato ed esporlo ad un rischio troppo alto da pagare. Meglio di sicuro mantenere le distanze...per la sua incolumità e per la mia coscienza.
Ora però, Josh era tornato a torturare la mia esistenza ed ero sicura che non gli sarebbe bastato quell'unico compito per liberarmi finalmente della sua presenza.
Il mio piano, per così dire, era infatti quello di trovare qualcosa da barattare con la mia libertà.
Sarebbe stato difficile trovare quel qualcosa. Per farlo avrei dovuto indagare sugli affari di Josh e il tutto senza essere scoperta. Ad ogni modo difficile non significava obbligatoriamente impossibile e a questa speranza, seppur minima, ero costretta ad aggrapparmi per non cadere nella tentazione di rinunciare.
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Besa
FantasíaFuggire dal proprio passato non sempre può migliorare Il proprio futuro. Sarah scappa dalla sua città dopo l'omicidio di sua sorella Julia da parte dell'organizzazione che le obbligava a lavorare per lei. La stessa organizzazione che, però, riesce...