20° Capitolo: Dragones del mar

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Erano passati giorni dalla partenza e questa esperienza non si stava rivelando come mi immaginavo. Jack aveva smesso di parlarmi, io stessa non volevo in realtà, avevo bisogno di tempo per me stessa in quel momento e avere accanto lui che tutte le volte mi diceva dove continuavo a sbagliare e non si fidava di me, mi faceva sentire estremamente irritata. August non mi ha più parlato dopo l'ultima volta, si limitava a guardarmi da lontano. Gli altri avevano paura di me oppure si limitavano a cacciarmi sguardi maliziosi, ero praticamente da sola tutto il tempo se non fosse stato per Walter, dopo qualche giorno dalla lotta vedendomi sempre per conto mio venne a parlarmi, mi portò nello studio di mio padre e passammo ore in silenzio, lui a guardare le mappe, io seduta a leggere un libro che avevo trovato sullo scaffale. Parlava di un mostro marino che aveva attaccato alcuni marinai in delle acque sconosciute.

Dopo quel giorno gli altri passarono tutti così, fino a quando finito il libro che stavo leggendo guardai Walter lavorare. Ero seduta sulla sedia con i piedi appoggiati sulla scrivania mentre lui si trovava dall'altro lato con uno sguardo accigliato, lo faceva sempre mentre guardava le mappe. Avevo deciso di voler sapere di più su mio padre e parlare con qualcuno per togliermi dalla testa l'immagine di mia madre che piangeva da giorni, forse l'avevo ferita troppo, forse si stava vergognando di sua figlia. Alla fine sono partita con dei pirati e un ragazzo che non vedevo da anni per trovare quello che pensavo essere mio padre, e se non lo fosse stato veramente? E se non mi avesse accettato? Alla fine però le capacità non mi mancavano ma avevo bisogno di sapere di più.

"Walter" lo richiamai mentre lui stava fissando le carte. Fece finta di non sentirmi, così ci riprovai.

"Che vuoi bambina?" disse lui irritato, non era stata una buona idea forse.

"Mi stavo chiedendo" dissi poi facendo una pausa, chiudendo il libro e abbassando lo sguardo imbarazzata "non è che potresti raccontarmi di più su mio padre?" continuai abbassando le gambe dal tavolo e appoggiandomi con i gomiti sulla superficie speranzosa di una risposta, lui a quella frase alzò gli occhi guardandomi stranito.

"Cosa vuoi sapere?" disse poi facendo spallucce. "Non lo so, com'era, cosa gli piaceva fare, cosa odiava. Alla fine tu facevi parte della sua ciurma...eri suo amico" dissi io.

"Frena ragazzina, siamo pirati, i pirati non anno amici" disse lui "però devo ammettere che con tuo padre avevo un rapporto particolare, abbiamo passato molti anni insieme e io sono molto grato a lui" continuò, non chiesi il perché, non volevo entrare nei particolari.

"Sai tu me lo ricordi molto, hai gli stessi occhi, molti suoi lineamenti, hai le stesse sue capacità, hai la sua stessa grinta e la sua stessa voglia di avventura che lo cacciava continuamente nei guai" disse poi sorridendomi o forse sorridendo al pensare a quei ricordi.

"Lui amava il mare e tutto ciò che ne era legato, amava leggere, passione che vedo avete in comune" disse indicando il libro che stringevo tra le mani "e amava duellare, era imbattibile quando aveva una spada in mano. Però era tremendamente testardo, odiava chiunque non gli desse ragione, odiava andare a terra anche solo per i rifornimenti e odiava la sabbia" disse poi abbassando lo sguardo.

"La sabbia?" dissi io ridendo. "Si una volta ha detto di odiarla perché si infilava in troppi posti" disse lui ridendo dopo di me.

Mi faceva piacere sapere che almeno per poco gli somigliavo, mi rendeva felice e mi spingeva a continuare quello che stavo facendo. Mi alzai e andai a vedere se sugli scaffali ci fossero altri libri interessanti. Ne vidi uno che si chiamava "tempesta" lo presi e tornai a sedermi. Ma appena lo aprii e lo sfogliai vidi che era pieno di appunti scritti su ogni pagina, accanto alle parole, che facevano come da cornice. Erano appunti di ogni genere, da pensieri su certe frasi a rimandi a parti precedenti oppure parole evidenziate con punti di domanda affianco. Sentii lo sguardo di qualcuno bruciarmi addosso, alzai lo sguardo e vidi Walter di fronte a me che mi guardava con uno sguardo indecifrabile. Tornai a guardare il libro e sfiorai con la punta delle dita quegli appunti, con leggerezza, avevo quasi paura che potessero rovinarsi o peggio ancora sparire sotto il mio tatto.

"Queste cose l-le ha scritte mio padre?" dissi continuando a sfiorare il libro.

"Si" disse Walter che non aveva smesso di guardarmi, "era il suo preferito"

"Come lo sai?" dissi io, mi salirono le lacrime agli occhi ma le rispinsi indietro, non potevo rovinare quell'oggetto prezioso che si trovava tra le mani, e non volevo passare per la piagnucolona come aveva detto Frank.

"Deduzione" disse lui alzando le spalle "Ogni volta che entravo in questo studio lo vedevo intento a scrivere qualcosa, lo leggeva e rileggeva" continuò poi.

Lo chiusi e cercai di distrarmi in qualche maniera, lo avrei letto da sola in camera quel libro, sentivo che andava fatto in un momento di intimità, in un momento in cui anche se mi veniva da piangere potevo farlo tranquillamente. Perciò mi alzai e guardai il lavoro che Walter aveva fatto sulla mappa, aveva segnato tuti dei posti in cui saremmo dovuti passare, molti dei quali erano già stati segnati precedentemente numerose volte. Il mio sguardo però si fermò su un'isola lontana da dove pensavo potessimo trovarci in quel momento.

"Perché questa non è segnata" dissi io indicandola.

"è impossibile che Jhon si trovi lì, quell'isola..." disse poi lasciando la frase a metà, lo guardai come per pregarlo a continuare "diciamo che girano molte storie e leggende su quell'isola, poche sono le persone che ci sono arrivate e sono riuscite a tornarci anche indietro. Non ho intenzione di portare la mia ciurma lì a rischiare e trovo, e spero, che tuo padre non si trovi lì" continuò poi.

"Io penso che dovremmo passarci" dissi io. 

"Non se ne parla bambina. Hai sentito quello che ho detto o sei sorda? Su quell'isola ci sono cose che neanche immagini, ci sono mostri che neanche immagini. Non voglio rischiare e in più se John si fosse trovato lì anni fa credo che adesso non rimanga più niente. Nessuno sopravvive in quel posto. E in più..." si fermò ancora.

"e in più cosa?" dissi io irritata. "Le terre intorno a quell'isola sono piene di pirati" continuò lui.

"Perché voi cosa siete?" disse e mi scappò un ghigno. Lo vidi avvicinarsi pericolosamente e puntarmi un dito contro "Non c'è niente di divertente ragazzina, non tutti i pirati sono amici sai, anzi se solo i Dragones de mar ci vedessero probabilmente ci salterebbero addosso, quello è il loro territorio, solo loro possono rubare lì. La concorrenza è alta e John aveva parecchi nemici da quelle parti."

"Continuo a pensare che dovremmo andare, il mare è grande, potremmo sempre deviare e non passare dove ci sono loro" dissi io alzando di poco la voce.

"Senti, il capitano qui sono io e io decido dove andare e dove non" disse sbattendo un pugno sulla scrivania e facendo saltare tutte le cose che si trovavano sopra, una penna cadde e rotolò fino ai miei piedi, mi venne spontaneo indietreggiare. Ma poi mi ripresi.

"Ricorda chi ti ci ha messo sul trono" dissi e stavolta ero io a puntagli un dito proprio al centro del petto. Lui rimase bloccato. Così io presi la penna che si trovava ai miei piedi e mi accovacciai sulla scrivania per circondare anche quell'isola. Sentii la sua mano prendermi il polso. "Non provarci" disse scandendo parola per parola, gli occhi sembravano fuoco. Lo guardai altrettanto malamente, mi stava facendo male, sentivo la pelle del polso contorcersi sotto la sua presa. "Lasciami subito" ringhiai conto di lui che stranamente dopo un attimo di sospensione lo fece. "Tu sarai anche il capitano, ma io ho deciso di partire e io sono la figlia di John perciò se tu e la tua stupida ciurma non siete in grado di affrontare le vostre paure insensate e di fronteggiare altri pirati, va bene, non andremo lì. Nell'unico posto in cui lui probabilmente si trova visto che a quanto pare li avete testati tutti" dissi io guardandolo negli occhi e segnando con un gesto della mano la cartina come per sottolineare l'evidenza.

"La ciurma non accetterà mai di andare incontro a tutto questo" disse lui abbassando lo sguardo. "Alla ciurma ci penso io, ci parlo io con loro" dissi poi andandomene con il libro in mano, ma prima mi trattenni sull'uscio della porta e mi volai indietro a guardarlo di spalle. "Sai probabilmente l'amore per i libri non è l'unica cosa che ho preso da lui" dissi.

"Ti riferisci all'essere anche terribilmente testarda e convincente?" disse lui facendo un segno sulla mappa nella parte su cui stavamo discutendo". Facendo un sorriso soddisfatto me ne andai verso la mia tana stringendomi il libro al petto.


- spazio autrice -

Cosa succederà? Riusciranno a riappacificarsi Jack e Lucy? Riuscirà Lucy a trovare di più su Jhon? Quale sarebbe la cosa giusta da fare? 

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