23° Capitolo: In bilico

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Rimasi chiusa in quella stanza per giorni, non perchè io fossi rancorosa di quanto successo con August quella sera ma perchè ero presa nel leggere il libro di John e soprattutto perchè la ciurma non voleva che io toccassi qualunque cosa su quella nave, erano passati dal non accettarmi e vedermi come un parassita o come una buona dama di compagnia, ad essere del tutto indifferenti. Si svegliavano, lavoravano, mangiavano, tenevano controllata la nave e passavano il resto del tempo a bere, poi tornavano a dormire. Pensavo che il loro lavoro fosse più semplice, ma potevo affermare che non era così dalle mani callose e rovinate che Jack aveva, gliele guardavo mentre mi portava da mangiare, era l'unico a cui aprivo. Avevamo un codice, tre pugni alla porta ed avrei capito che dall'altra parte si trovava lui. Gli guardavo le mani soprattutto per evitare gli occhi che mi scrutavano ogni volta.
Una volta però mentre aspettavo che arrivasse Jack a portarmi qualcosa da mettere sotto i denti, sentendo i pugni alla porta andai ad aprire, ma non lo trovai come al solito con il suo sorrisetto imbarazzato e un piatto in mano o un panino secco, lo trovai con il braccio alzato appoggiato allo stipite della porta, aveva il fiatone e lo sguardo basso.

"Lucy devi salire subito di sopra, abbiamo bisogno di te" disse alzando lo sguardo. In quel momento notai il viso rovinato, aveva un taglio al labbro dal quale usciva del sangue che andava ad impastagli tutte le labbra che sembravano tinte di rosso, un altro si presentava sul sopracciglio e un livido scuro gli colorava lo zigomo. Si teneva le costole come se facesse fatica a riprendere fiato.

"Jack che ti è successo?" dissi allarmata mettendogli una mano sul viso accarezzandogli delicatamente il livido, a quel tocco lui si scostò.

"I pirati, sono stanchi di tenere Frank in prigione, dicono che o deve essere di nuovo parte della ciurma oppure dovrá andare in pasto ai pesci" disse lui "sai com'è il suo caratterino, non in molti lo vogliono ancora su questa barca" disse lui poi alzando un lato della bocca in un sorriso ma riabbassandolo subito con un espressione accigliata sul viso, probabilmente per il livido.

"E come mai sei conciato in questo modo." dissi io.

" l'hanno preso e stanno montando la trave da cui farlo saltare, ho cercato di fermarli, anche August ha cercato di farlo. Walter non vuole, dice che abbiamo fin troppi pochi uomini dopo quelli che hanno abbandonato ma nessuno lo ascolta." Quelli che hanno abbandonato. Era in parte colpa mia. Non solo per loro ma anche per Frank, avevo deciso io di metterlo in prigione, forse sono davvero una stupida ragazzina che non sa quello che fa come mi ritrae August.

"Okay salgo, ma tu aspettami qui in camera, non voglio vederti altri lividi viola sul volto" dissi io, sorridendogli gentilmente nel tentativo di convincerlo. Non volevo che si facesse di nuovo male, non potevo permetterlo, era l'unico lì dentro con la quale potevo parlare liberamente. Era quello forse un atto egoistico? Lo stavo facendo veramente per lui o solo perché non volevo rimanere sola? Era la prima risposta quella giusta, mi decisi. Anche se fossimo stati a kilometri di distanza mi sarebbe bastato sapere che fosse tutto ok e che nulla gli avesse fatto male. Stava diventando importante per me con il passare dei giorni, ma non mi ero scordata ciò che avevo imparato fino a quel momento, non potevo fidarmi di nessuno, tutti avrebbero potuto mentirmi, quindi sarebbe stato meglio fare un passo indietro.

"Puoi anche scordartelo" mi rispose lui prendendomi per il braccio e trascinandomi con tutta fretta su per le scale alla luce del sole. Andava molto più velocemente di me essendo che faceva passi da gigante riuscendo a fare due gradini alla volta, era difficile stargli dietro. Appena fummo fuori illuminati dalla luce del sole mi sembrò di stare in un altro mondo, in quei giorni passati chiusi in camera avevo visto solo la luce della mia candela e quella proveniente dalla piccola finestrella circolare sul muro ma non sentivo il calore del sole sulla mia pelle da molto tempo. Ultimamente sentivo anche freddo in quella stanza, un freddo che le candele non potevano far sparire, così avevo deciso di cambiarmi con altri abiti sempre trovati nell'armadio, tra questi una giacca.

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